Notizie dal Festival


Il mondo di Yves Netzhammer

Un programma speciale a cura di Massimiliano Maltoni e Jacqueline Wolf

Yves Netzhammer, nato nel 1970 a Sciaffusa, ha studiato Visual Design al “Zurich College of Art and Design”. Sin dal 1997 lavora sulla produzione di video, installazioni, animazioni 3D, disegni ed altri oggetti utilizzando il mezzo digitale in maniera evocativa, personale e poetica. L’Opera dell’artista svizzero è infatti il risultato di una ricombinazione di elementi apparentemente in contraddizione tra loro: melodia e cacofonia, vita e morte ci conducono alla scoperta del lato oscuro della nostra esistenza. Attraverso la purezza formale della linea, il corpo acquista un suo linguaggio precipuo. Protagonista delle sue animazioni 3D è infatti quasi sempre un manichino assessuato, una figura che pare figlia di un asettico mondo metafisico, un simulacro umanoide attraverso il quale l’artista cerca di indagare il rapporto e le connessioni che intercorrono tra il mondo umano, il mondo degli oggetti e quello animale e vegetale. Lo scenario dipinto varia da scale microscopiche a dimensioni gigantesche, nell’intento di coinvolgere in profondita` i nostri sensi per creare un personale percorso di movimento. L’artista, nei suoi ambienti, architetta uno spazio in cui dialogano il video, la scultura e il suono attraverso le installazioni di Bernd Schurer. All’interno di questi microcosmi eclettici e poliedrici, percezione e narrazione vengono scomposte e moltiplicate attraverso la proiezione delle creazioni multimediali in labirinti di specchi.
Il personaggio-manichino non riesce quindi a trovare una sua dimensione diegetica, trascinato in accostamenti casuali che fanno progredire l’intreccio in maniera antinarrativa. Gli oggetti e gli sfondi all’interno delle creazioni multimediali vengono ridotti alla loro componente astratta e segnica e si prestano cosi` a diventare degli strumenti che ogni spettatore puo` utilizzare per avviare una personale ricostruzione immaginativa. Netzhammer vuole quindi che le sue opere siano un’esperienza fisica totale, un universo materiale a sé stante che vuole stimolare un nuovo approccio verso il mondo al di fuori esso. L’analisi ha come oggetto i fenomeni naturali non sulla base di un concetto di visione puramente teorico, bensi` intraprendendo uno studio dell’immagine nella sua complessita` di fenomeno reale e concreto posto a contatto con i nostri sensi.
Il paradosso tentato e riuscito dell’artista è quello di creare, attraverso un linguaggio visivo a-temporale e a-spaziale, dei paesaggi mentali che si avvicinano in modo ancora piu` efficace al nostro mondo.
Nell’ambito delle sue mostre personali ha esposto: all’Helmhaus di Zurigo (2003), alla Kunsthalle di Brema (2005), sempre a Zurigo nel Museum Rietberg (2006), al Karlskirche di Kassel (programma di supporto della Documenta 12 del 2007), a San Francisco, SFMOMA (2008), alla biennale di Liverpool (2010), al Kunstmuseum di Berna (2011) al Minsheng Art Museum di Shangai (2012) e nella Galleria K11 sempre a Shangai in Cina (2013). In Italia ha inoltre rappresentato la Svizzera alla Biennale di Venezia (2007) e partecipato a mostre collettive quali: Palazzo Strozzi, “Strozzina”, Firenze, (2008) e “Click or clash” alla Galleria Bianconi a Milano (2012).

Si ringrazia il Consolato di Svizzera a Venezia

PERIPHERIES OF BODIES
2012, 17’10”
Questa animazione digitale fa parte di una trilogia chiamata “Triptychon” iniziata nel 2011 con ”Dialogical Abrasion” e terminata nel 2013 con “Formal conscience”. In quest’opera, presentata per la prima volta nella Galleria Bianconi a Milano nel 2012, l’artista tenta di analizzare le possibili interazioni tra l’uomo ed il suo ambiente. I personaggi-manichino vengono rappresentati come esseri umani che si muovono attraverso stanze in cui differenti livelli di realta` si mischiano e si riorganizzano. Momenti poetici di contemplazione sono combinati con incubi e scenari di solitudine, in cui ogni tentativo di comunicare/incontrarsi con altri individui è reso impossible.
L’intento dell’artista è anche quello di catapultare lo spettatore simultaneamente in spazi e mondi pittorici in cui la logica interna associativa di questi ultimi si scontra con gli schemi della narrazione convenzionale. Il video è collegato all’installazione di sagome di oggetti, visti come icone del nostro vivere, forme conosciute che rappresentano la vita dell’individuo e la vita in comunita`.

ADDRESSES OF IMPOSSIBLE PLACES
(Adressen unmöglicher Orte)
2009, 22’12”
Installazione sonora/Sound installation: Bernd Schurer
Presentato per la prima volta alla Kusnthalle di Winterthur, si tratta anche in questo caso di un video animato che fa da cuore all’intera Opera, con le sculture e le installazioni che sviluppano aspetti del video e li ricontestualizzano. Esse infatti diventano uno strumento capace di impegnarsi in un dialogo diretto con gli esseri umani, oppure si trasformano in rappresentazioni materiali di desideri umani, paure e desideri. L’oggetto artistico dunque esce dall’opera per creare un ambiente surreale, in cui uno spazio quotidiano deformato sconcerta lo spettatore.
Cosi` come i corpi dei personaggi del video vengono continuamente deturpati e smontati come pupazzi, anche il mobilio della stanza subisce una forza che compromette il suo stato iniziale. Netzhammer si confronta ancora una volta con i temi fondamentali della nostra esistenza umana, mettendo l’accento sui lati cruenti e talvolta anche perversi e costrittivi che influenzano il nostro rapporto con il mondo circostante.A Special Program by Massimiliano Maltoni e Jacqueline Wolf

Yves Netzhammer was born in 1970 in Schaffhausen and studied Visual Design at the “Zurich College of Art and Design”. Since 1997 he has been working on the production of videos, installations, 3D animations, drawings and other objects by using the digital medium in an evocative, personal and poetic way. The work of the Swiss artist is in fact the result of a recombination of apparently contradictory elements , such as melody and cacophony, life and death, which lead us to the dark side of existence. Through the formal purity of the line, the body acquires its own primary language.
The protagonist of its 3D animation is in fact almost always an a-sexual manikin, a figure which seems to have been generated by a metaphysical and aseptic world, a humanoid simulacrum through which the artist tries to investigate the existing relationship and the connections between the human dimension, the world of objects and the animal and plant environment. The painted scenario ranges from microscopic scales to gigantic sizes and aims at deeply engaging our senses, to the point of creating a personal perception of movement. Within his environment, the artist designs a space in which video, sculpture and sound installations created by Bernd Schurer seem to be talking to each other. Within these eclectic and versatile microcosms, perception and narrative are broken down and multiplied by the projection of multimedia creations in a maze of mirrors.
Therefore, the character/manikin is unable to find its proper dimension, dragged in random combinations which confer an anti-narrative progression to the plot. The objects and backgrounds within the multimedia creations are reduced to their abstract and semiotic features, thus becoming the tool that any viewer can use to start his own imaginative reconstruction. Nietzhammer wants his works to be a total physical experience, a separate material universe through which it is possible to approach the outside world.
The analysis relates to natural phenomena not on the basis of a purely theoretical and conceptual vision, but rather undertaking a study of the image in its complexity as being a concrete phenomenon in contact with our senses. The artist successufully managed to create, through a timeless and spaceless visual language, mental landscapes which effectively approach our world.
He has exhibited his works at the Helmhaus of Zurich (2003), at the Kunsthalle in Bremen (2005), at the Rietberg Museum in Zurich (2006), at the Karlskirche in Kassel (support program of Documenta 12 in 2007), in San Francisco at the SFMOMA (2008), at the Liverpool Biennial (2010), at the Kunstmuseum in Bern (2011), at the Minsheng Art Museum in Shanghai (2012) and in the Gallery K11 in Shanghai, China (2013). In Italy he has represented Switzerland at the Venice Biennale (2007) and has participated in group exhibitions, such as the one in the Palazzo Strozzi , “Strozzina “, Florence, (2008) or “Click or Clash” at the Galleria Bianconi in Milan (2012).

Special thanks to the Swiss Consulate in Venice

PERIPHERIES OF BODIES
2012, 17’10”
This digital animation is part of a trilogy called “Triptychon “, which began in 2011 with “Dialogical Abrasion” and ended in 2013 with “Formal Conscience”. In this work, presented for the first time in the Galleria Bianconi in Milan in 2012, the artist attempts to analyze the possible interactions between man and his environment. The characters/ manikins are shown to us as human beings moving through rooms in which different levels of reality are mixed and reorganized. Poetic moments of contemplation are combined with scenarios of nightmares and loneliness, in which any attempt to communicate / meet with other individuals is made impossible. The artist’s intention is to simultaneously catapult the viewer in spaces and pictorial worlds, where the internal logic of association clashes with the patterns of conventional narrative. The video is linked to the installation of silhouettes of objects seen as icons of our existance, known shapes representing the life of the individual and that of the community.

ADDRESSES OF IMPOSSIBLE PLACES
(Adressen unmöglicher Orte)
2009, 22’12”
Presented for the first time at Kunsthalle in Winterthur, this work is an animated video which is the core of the whole Opera. However, the sculptures and the installations manage to develop certain aspects of the video itself and re-contextualize them. As a matter of fact, they develop the capacity to engage a direct dialogue with people, or else they transform themselves giving shape to human fears and desires. The art object, therefore, ‘comes out’ from the work to create a surreal environment in which a deformed daily-space baffles the viewer. Just like the bodies of the characters are continually defaced and disassembled, as if they were puppets, also the furniture in the room undergoes a force that undermines its initial state. Once again Netzhammer deals with the basic themes of human existence, focusing on the cruel – at times perverse – aspects which affect the relationship with the world around us.

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