Notizie dal Festival


Le prime due giornate di festival

Le prime due giornate di festival

Il Collettivo Zero, fresco fenomeno di youtube, molti programmi speciali sul variegato panorama dello stato del “corto”, il mondo di Igort, il video concorso Pasinetti, il 3D.

Nei primi corti del concorso internazionale i corpi che non dimenticano la violenza del mondo, storie generazionali e sperimentali, senza dimenticare l’animazione…

Ieri, giornata inaugurale del festival, lo sguardo si è concentrato principalmente sulle nuove frontiere dell’audiovisivo con la presentazione del lavoro delCollettivo Zero, fresco fenomeno di youtube con i loro spot-parodie #coglioneno. Questi tre giovani videomakers autori di video virali che da mesi impazzano sui social network stanno godendo di una popolarità che definiscono inaspettata, perché il loro messaggio è andato ben oltre gli “esperti del settore”, arrivando a coinvolgere il grande pubblico che si riconosce in queste opere che hanno centrato problematiche generazionali. Il collettivo nasce dalla collaborazione traNiccolò Falsetti e Stefano De Marco ai quali si aggiunge poi Alessandro Grespan. Nell’ambito del loro programma speciale hanno presentato anche un progetto dedicato al programma Erasmus e ai giovani che hanno avuto modo di parteciparvi, sottolineando quanto questa esperienza all’estero li abbia cambiati.ERASMUS 24_7, questo il titolo della serie di documentari, nasce come risposta alla minaccia del taglio dei fondi Erasmus da parte dell’Unione Europea. I tre tengono a precisare che questo progetto merita altrettanta attenzione e visibilità della campagna che li ha resi famosi.

Quest’ultima, composta dai tre video di #coglioneno ai quali si può aggiunge anche Lo Staggista, presentato anch’esso al festival, punta il dito contro il lavoro non retribuito dei creativi, problema attuale oggigiorno più che mai. I tre hanno sottolineato come l’insofferenza verso i giovani lavoratori creativi sia un difetto più italiano che estero, data la mancanza di cultura del lavoro. All’estero la professione del creativo è valutata come una reale professione e di conseguenza nessun imprenditore pretenderebbe mai “lavoro gratuito” ai fini della sola esperienza.

Gli ZERO non sono contrari al lavoro non retribuito per acquisire esperienza però, “perchè chiedere ancora esperienza a chi ha già un portfolio completo?!” Ed è proprio questo il messaggio dei loro corti: il creativo è una professione come tutte le altre, è quindi un mestiere che va imparato, per il quale serve follia e disponibilità a rischiare. Vale la pena farlo per un progetto proprio, infatti il sogno degli ZERO è diventare autori e produttori indipendenti di progetti che affrontano temi vicini alla generazione attuale. Di certo poter assumere qualcuno potrebbe già essere considerato un ottimo traguardo!

Ma in questi due giorni sono stati presentati anche molti corti del Concorso Internazionale , dai quali è emerso il fil rouge della violenza sull’individuo,spesso donna o comunque appartenente alla categoria dei “deboli”, vittima di violenze sia fisiche sia psicologiche, molto spesso per opera di un gruppo. In questo modo i giovani registi sembrano voler sottolineare la fragilità del singolo, sia esso vittima o carnefice. In quest’ultimo caso, in particolare, risalta la volontà di mascherare le debolezze e l’incapacità di elaborare rabbia e frustrazione in maniera costruttiva, nascondendosi nell’omogeneizzazione di un gruppo allargato, per perpetrare senza conseguenze morali una violenza insensata. Un tema riflesso da molte opere presentate in questi primi due giorni come Endever After dell’indiana Kunal Mandan, storia di Suzanne che trova un presunto principe Azzurro online e decide di incontrarlo di persona ribellandosi alla matrigna, ma sarà presto costretta a rivedere la sua immagine fiabesca della vita. O ancora il corto italiano di Federico Alotto, I see monsters, storia del piccolo Giulio che, mandato dai genitori a prendere il vino in cantina, crede di vedere una creatura spaventosa, ma non sa che il vero mostro siede a tavola accanto a lui. Memento Mori della boliviana Daniela Wayllace è invece una ricercata opera d’animazione che analizza l’universo di morte di una ragazzina vittima di violenza sessuale con immagini estremamente evocative. T’adhib dello spagnolo Raquel Bedìa è una provocatoria riflessione incentrata sull’indagine di un corrispondente di guerra circa l’uso della tortura nel conflitto iracheno. E ancora God is the Greatest (USA/ Germania) di Kai Gero Lenke, ambientato nel cuore della guerra civile siriana, in cui il dolore di una madre ferita gravemente dai cecchini e del figlio che è con lei non sembra smuovere la compassione e l’aiuto di un gruppo di ribelli. Amidst Dark diretto dall’indiana Sohini Singh, un’opera sulla possibilità di perdonare e concedere una seconda possibilità, affrontando e sconfiggendo i propri demoni. Los demonios dello spagnolo Miguel Azurmendi, incentrato sul tedio quotidiano che caratterizza la “gioventù bruciata” contemporanea e riecheggiante fatti di cronaca non troppo lontani nel tempo.

Le altre opere in Concorso presentate sono state l’argentino El año pasado en Mardeplà divertito omaggio a L’année dernière à Marienbad di Alain Resnais, il tedesco Nicht den Boden Berhren di Mia Spengler, uno spaccato su problemi e disagi dell’adolescenza nella Germania degli anni ’90. Dalla Finlandia il regista Antero Sälpäkivi ha portato il glaciale Rendezvous con un inaspettato finale horror, mentre Sweet Sea Breeze di Stefan Siebert (Germania) è la storia di un’inusuale amicizia fra un anziano lupo di mare e un adolescente. Presentate anche due opere d’animazione provenienti dalla grande scuola danese di The Animation Workshop: Out of the ordinary di Tommy Kinnerup (Danimarca), sulla vita di un grigio impiegato che scopre la libertà con un aiuto inaspettato e The Reward di Mikkel Mainz Elkjaer grande inno all’amicizia nella forma di una divertente avventura. Senza Velodell’italiano Collettivo Flowing, è invece un documentario sul matrimonio di una coppia omosessuale, tema che lo accomuna con un altro documentario, il norvegese En homo i Marrakech, di Board Foesker, sulla situazione degli omosessuali in MaroccoDue corti dalle connotazioni fortemente sperimentalisono invece l’israeliano Deactivate di Adi Segal, opera esistenzialista che sfocia nella video arte e, dal GiapponeTokyo chikemuri daisatsujin di Setsuya Kukinuma, storia d’amore destinata a prevaricare i confini di spazio e tempo. Shame and Glasses, dell’italiano Alessandro Riconda, è invece un tenero racconto d’infanzia in cui la vergogna e il timore della derisione vengono ridimensionati fino al loro superamento, mentre Border Patrol del tedesco Peter Baumannv è un racconto di inimicizie nazionali e rivalità territoriali proposto in chiave ironica.

Tra i molti programmi speciali presentanti in questi primi due giorni di festival si è spaziato dal passato al futuro, dall’Italia all’estero, per un panorama molto variegato dello stato del “corto”. Fedele alla sua mission di promuovere e valorizzare sempre il lavoro dei giovani è stato presentato Short in Perspectivededicato a tre lavori realizzati dai vincitori e da coloro che si sono distinti nelle passate edizioni dello Short, in particolare On the Bridge della tunisina Imen Ben Mlouka, è un’opera realizzata appositamente per il festival.

Uno degli appuntamenti più seguiti è stato lo speciale Il mondo di Igort, programma dedicato al celebre fumettista italiano autore tra l’altro della locandina del festival, tratta da una riedizione della sua Sinfonia a Bombay, storia di una danzatrice dalla bellezza leggendaria rapita e segregata da un mercante di spezie. ll pubblico ha avuto l’occasione di confrontarsi direttamente con l’artista in una lunga sessione nella quale ha rivelato i segreti delle sue opere. In particolare si è soffermato su cosa lo abbia spinto a una riedizione di un’opera realizzata trent’anni fa, per la quale ha ridisegnato appositamente molte tavole e sull’originale figura della protagonista femminile. L’incontro si è rivelato un’occasione unica per gli spettatori per intraprendere un viaggio attraverso l’immaginario di Igort.

Spazio anche a programmi speciali dedicati all’Italia rivolti sia al passato sia allo sperimentalismo contemporaneo. Lo studioso di cinema Fabio Francione ha infatti presentato Studiare da regista. I saggi accademici di Luigi Di Gianni, Emidio Greco, Liliana Cavani, programma che presenta i “primi passi” di questi tre grandi registi italiani, con i loro saggi di laurea provenienti dal Centro Sperimentale di  Cinematografia di Roma. Le opere proiettate sono state il kafkiano L’arrestodi Di Gianni, Incontro di notte e il premiatissimo La battaglia della Cavani e Uno, due e tre di Greco, particolare variazione sul tema del menage a trois. Il programma speciale Lo sguardo sospeso curato dall’artista Elisabetta di Sopra, è stata invece una ricognizione di alcune delle opere dei più interessanti videoartisti del panorama italiano contemporaneo, tra i quali Sabina Mazzuoli, Davis Venturelli, Michele Innocente. I lavori si concentravano principalmente sul tema dell’individuo e del suo rapporto con se stesso, con gli altri e con la società in cui vive e lavora.

La seconda giornata dello Short si è aperta con Venezia nei mestieri di ieri, di oggi e di domani, dedicato ad alcuni video tratti dall’archivio del VideoConcorso Pasinetti, che ha sempre proposto, nelle sue undici edizioni, tematiche inerenti al territorio veneziano. I tre video presentati interpretano il lavoro veneziano da tre angolazioni differenti: quello tradizionale, con lo squerarolo di Io non odio il lunedì, rivisitato attraverso nuove metodologie, quello delle manifatture tessili con La casa dei velluti e quello dei nuovi lavori, sia in continuità con il passato che nuove sperimentazioni con Nascostamente. Sul palco dell’Auditorium anche due delle tre registe dei corti: Valentina Conforto e Tatiana Furlan.

Per l’imprescindibile sguardo al passato ci sono stati due programmi speciali molti interessanti, si tratta di Oltre lo schermo: il 3D, a cura di Carlo Montanaro e Antonello Satta, una ricognizione della storia della stereoscopia dagli albori del cinema fino agli anni ottanta, attraverso opere come L’oracle d’Delphe di George Méliés, lo storico L’arrivee d’un trein en gare a La Ciotat dei fratelli Lumière e l’unica opera cinematografia dell’artista Marcel Duchamp, Anemic Cinema. Per l’occasione gli spettatori sono stati minuti di esclusivi occhialetti anaglifi griffati “Short”.

Un altro programma dedicato al passato è quello a cura di Flavio Gregori sui capolavori d’animazione di Charles Bowers. Bowers, inizialmente grafico e vignettista, è approdato ai corti di animazione con opere che si caratterizzano per i numerosi elementi surrealisti. Gli effetti speciali, l’inaspettato, l’introduzione di animali fantastici anche fuori contesto sono i punti di forza dei lavori presentati: Grill room express, Awol, Say Ah-h e There it is.

Ancora animazione nel primo dei tre appuntamenti con il workshop Anymation curato da Davide Giurlando, il quale ha presentato opere di registi di animazione di fama internazionale accanto a lavori sperimentali, in una ricognizione dell’animazione tradizionale negli ultimi trent’anni. Domani sarà la volta della stop motion.

 ——————————————————————-

Direttore artistico & Organizzazione generale
Maria Roberta Novielli
Dorsoduro 3484/D – 30123 Venezia
Telefono:  041 234 6244 ; Email: cafoscarishort@unive.it

Ufficio Stampa
Studio Morabito
Telefono: 0657300825; Email: info@mimmomorabito.it 
con la collaborazione di: Marina Magrini e Eugenio De Angelis
e il Gruppo Ufficio Stampa CA’ FOSCARI SHORT FILM FESTIVAL 4
Telefono: 041 234 6244 ; Email: cafoscarishort@unive.it

Servizio Comunicazione e Relazioni con il Pubblico Ca’ Foscari
Dorsoduro 3246 – 30123 Venezia
Telefono: 041 234 8113;
Email: comunica@unive.it

 

eugenio

About eugenio

  •