Ca’ Foscari Honorary Fellow: Roger Corman


Roger_OscarL’Università Ca’ Foscari riconosce il titolo di Ca’ Foscari Honorary Fellow a personalità esterne che si siano distinte nelle arti, nelle scienze, nella società o abbiano svolto azioni a beneficio dell’Ateneo contribuendo al suo prestigio.

In occasione dell’ottava occasione del Ca’ Foscari Short Film Festival, viene conferito il prestigioso riconoscimento al cineasta e produttore Roger Corman, tra i protagonisti della storia del cinema mondiale.

Roger Corman nasce a Detroit nel 1926. Laureato in ingegneria a Stanford, muove i primi passi nel cinema come fattorino alla Twentieth Century-Fox, poi come apprezzato story analyst, infine come sceneggiatore (FBI Operazione Las Vegas, 1954).

A metà degli anni Cinquanta comincia a dedicarsi alla produzione cinematografica, con titoli come Monster from the Ocean Floor (1954) di Wyott Ordung e The Fast and the Furious (1955) di John Ireland, e stringe un proficuo sodalizio professionale con la American Releasing Company di James H. Nicholson e Samuel Z. Arkoff (che presto prenderà il nome di American International Pictures), destinato a durare più di tre lustri.

Decisosi ad affiancare alla sua attività di produttore quella di regista, esordisce dietro la mdp con il western Cinque colpi di pistola (1955), cui seguiranno, nei soli anni Cinquanta, altri ventidue film. Sono lavori a basso budget, girati in poco tempo e con attori poco noti; ma alcuni di essi si affrancano con impressionante disinvoltura dal loro disagevole contesto produttivo. Nell’accostarsi a questi film Corman si attiene quasi sempre a una comune linea di condotta: superficialmente tratta temi di sicuro richiamo per il pubblico; a un livello più profondo carica questi temi di sorprendenti implicazioni politiche, psicologiche e sociali.

Dopo alcuni lavori di buona fattura dirige il suo primo, piccolo capolavoro: è Il mercenario della morte (1956), una malinconica storia d’amore con fascinose punte tragiche. Grande è il suo interesse per la fantascienza, cui contribuisce, negli anni Cinquanta, con almeno due titoli importanti: Il vampiro del pianeta rosso (1957), fanta-horror dal ritmo indiavolato, e Adolescente delle caverne (1957), lucida riflessione sul dogmatismo e la xenofobia. Importanti sono anche i suoi drammi sulla condizione giovanile: Adolescente bambola (1957), notevole per il suo vibrante senso dell’atmosfera, e La ragazza del gruppo (1957), rigoroso studio di personaggi.

Il suo interesse per il Metodo di Stanislavskij lo spinge a iscriversi a un corso di recitazione: qui conosce un giovane Jack Nicholson, a cui offre il ruolo di protagonista in The Cry Baby Killer (1958), da lui prodotto e diretto da Joe Addis. Nicholson fa parte di una lunga serie di attori, registi o sceneggiatori famosi usciti dalla leggendaria Corman factory, vero e proprio cantiere creativo destinato a influenzare in modo determinante la New Hollywood.

Chiudono il decennio due tra i suoi lavori migliori: La legge del mitra (1958), mirabile per la sua nitida sintassi filmica, e La vita di un gangster (1959), film di grande e affascinante limpidezza, con una qualità figurativa che rimanda a John Ford. È più o meno in questi anni che la critica francese inizia a occuparsi della sua opera, dando inizio a un fertile percorso critico che porterà la Cinémathèque Française, nel 1964, a dedicargli un’importante retrospettiva.

Dal suo interesse per il rapporto tra orrore e comicità nascono le sue due più famose commedie nere: Un secchio di sangue (1959), satira graffiante sul mondo beat, e il divertente ma sopravvalutato La piccola bottega degli orrori (1960).

Nel frattempo Corman entra in analisi, legge assiduamente Freud. L’horror per lui non è più soltanto terrore, è anche un vivace terreno per l’esplorazione dell’inconscio, dell’eros, dei timori più nascosti. È con questo spirito che, sempre per la AIP di Nicholson-Arkoff, dirige il suo primo film tratto da Poe, I vivi e i morti (1960): film teso, serrato, inaugura la collaborazione di Corman con Vincent Price. Seguono altri sei film, destinati a legare indissolubilmente la sua opera a quella di Poe. I più riusciti sono Sepolto vivo (1962), film rigoroso e geometrico, La maschera della morte rossa (1964), in cui un grande senso del pathos si accompagna a un accurato lavoro scenografico, e La tomba di Ligeia (1964), pieno di grazia e di freschezza. Più discontinui, ma ugualmente interessanti, sono Il pozzo e il pendolo (1961), I racconti del terrore (1962) e I maghi del terrore (1963). Dello stesso periodo sono L’odio esplode a Dallas (1962), straordinario atto d’accusa alle politiche segregazioniste, presentato nella sezione informativa della Mostra del cinema di Venezia, e L’uomo dagli occhi a raggi X (1963), sorprendente per il suo senso della funzionalità e della concisione.

Corman comincia anche a misurarsi con le major: prima con Cinque per la gloria (1964), delicato e avvincente, poi con Il massacro del giorno di San Valentino (1967), film di gangster freddo e un po’ manierato, e ancora con Il barone rosso (1971).

Ribelle per vocazione, Corman vuole dire la sua sulla Controcultura e la contestazione giovanile: ne nasce un trittico formato da Il serpente di fuoco (1967), affascinante interpretazione visiva di un trip lisergico, e da due road-movie un po’ confusi, I selvaggi (1966) e Gas… (1970).

L’ultimo capolavoro del Corman regista è Il clan dei Barker (1970), grandiosa tragedia moderna  pieno di acute notazioni sociali e psicoanalitiche.

Con il nuovo decennio Corman fonda la New World Pictures e decide di dedicarsi esclusivamente alla produzione, dando inizio a un lungo silenzio creativo. Oltre a produrre e distribuire film di genere (tra cui il record di incassi Anno 2000 – La corsa della morte, 1975) la New World Pictures ha un ruolo fondamentale nella distribuzione di film d’autore, facendo conoscere negli Stati Uniti opere di Fellini, Truffaut, Bergman o Kurosawa, molte delle quali vincono l’Oscar.

Corman continua a scoprire e lanciare nuovi talenti: dopo aver prodotto Beast from Haunted Cave (1959) di Monte Hellman, Terrore alla 13 ora (1963) di Francis Ford Coppola, Bersagli (1968) di Peter Bogdanovich e America 1929 – Sterminateli senza pietà (1972) di Martin Scorsese, tocca ora a Jonathan Demme (Femmine in gabbia, 1974), Joe Dante (Hollywood Boulevard, 1976), Ron Howard (Attenti a quella pazza Rolls Royce, 1977), e James Cameron, cui viene offerto un posto nel reparto effetti speciali in I magnifici sette nello spazio (1980). Ma non mancano anche attori (da Robert De Niro a Talia Shire), sceneggiatori (da Robert Wright Campbell a Robert Towne) o futuri produttori di successo (Menahem Golan).

Nel 1983 fonda la New Horizons, casa di produzione tuttora esistente, e due anni dopo la società di distribuzione Concorde Pictures. All’inizio degli anni Novanta torna alla regia con Frankenstein oltre le frontiere del tempo (1990), opera irrisolta, discontinua, ma non priva di momenti efficaci.

I riconoscimenti e i premi si moltiplicano, dalla stella sulla Hollywood Walk of Fame (1991) al Career Achievement Award della Los Angeles Film Critics Association (1996). Nel 2009 l’Academy gli assegna un Oscar onorario, in un’esclusiva cerimonia in cui sono presenti molti dei suoi “allievi”. Sempre nel 2009 produce e co-dirige la web serie Splatter di Joe Dante, per Netflix.

Roger Corman continua tuttora a produrre film. Tra i più recenti si segnala Death Race 2050 (2017) di G.J. Echternkamp.

Giulio Laroni

Una versione più estesa di questa biografia è presente in: Giulio Laroni, Il cinema secondo Corman, Biblion, Milano 2016

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