Notizie dal Festival


  • 8 Ottobre 2020

WINNERS: MARIE ELISA SCHEIDT “LO SHORT È UN LABORATORIO NEL QUALE SI PUÒ ESSERE CORAGGIOSI”

In occasione della decima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, il primo giorno è stata ospite speciale la vincitrice del Concorso Internazionale della prima edizione del 2011: Marie Elisa Scheidt. Nata a Dresda nel 1987, dopo aver studiato presso la University of Television and Film di Monaco e la School of Image Arts di Toronto è stata alunna del Talent Campus della Berlinale. La documentarista tedesca è stata premiata a numerosi film festival nel mondo: le sue opere documentarie e di fiction si distinguono per essere in grado di esplorare le relazioni umane, con un’attenzione particolare al ruolo dell’individuo all’interno della società contemporanea.

Ospite a Venezia, la regista è tornata a calcare il palco dell’Auditorium a distanza di nove anni dalla sua vittoria. Visibilmente emozionata, Marie rivela di essere “senza parole, onorata, fortunata”. Con un elogio allo Short, Scheidt ha ribadito il ruolo fondamentale che questo ha avuto nella sua carriera. Guardandosi indietro nel tempo, infatti, confida agli spettatori che il premio che ha vinto è stato l’inizio di un lungo percorso: “Per giovani talenti emergenti, il Festival può essere una fonte di motivazione. Lo Short è come un laboratorio in cui si può essere coraggiosi e confrontarsi con diversi livelli di realtà”. Ricordando il cortometraggio I love you, I love you notcon il quale ha trionfato nella prima edizione, rivela di stare lavorando ad un progetto intitolato “CO” in cui verranno ripresi alcuni elementi di quell’opera.

Tre sono stati i cortometraggi proiettati tra quelli da lei prodotti in questi dieci anni, tutti documentari: Trough the lens of InkedKenny(2012), Holy F%&#(2013) e Sobota(2013). Il tema del distacco, filo conduttore della decima edizione del festival, è caratteristico anche di queste tre opere. Infatti, Trough the lens of InkedKenny è la storia di un fotografo che non riesce più ad adattarsi alla comunità omossessuale. L’uomo, però, riesce a creare un legame particolare con i soggetti ripresi, uomini muscolosi che incarnano un certo ideale di bellezza e con i quali scambia opinioni e punti di vista. “Attraverso le lenti”, quindi, può indicare non solo la lente dell’obiettivo della sua macchina fotografica, ma può anche essere una metafora per ciò che vede il protagonista attraverso i suoi occhi. In Holy F%&# ricorre invece la frase “i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”: i personaggi trovano un modo per esprimere loro stessi al di là della propria lingua producendo suoni indefiniti, ma funzionali ad aumentare la propria capacità comunicativa confinata invece dalle parole. Infine Sobota, incentrato su un uomo senza morale, noto delinquente del quartiere a luci rosse di Vienna negli anni ’60. I suoi comportamenti provocatori sono stati più volte occasione per i media per creare l’immagine del “cattivo ragazzo”. L’opera invece indaga le componenti più profonde e segrete della nostra umanità, esplicitate da frasi come “quando ritrovi te stesso capisci quanto sei pericoloso”.

Da studentessa di cinema, a vincitrice dello Short fino a diventare affermata documentarista in Germania: Marie Elisa Scheidt è stata la primadi molti “vincenti” ospitati dal festival, il quale continua nella sua opera di promozione di giovani talenti provenienti da tutto il mondo.

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