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  • 19 Marzo 2016

I tre giurati – Giannalberto Bendazzi, Girish Kasaravalli e Takashi Shimizu – incontrano il pubblico dello Short

I tre giurati – Giannalberto Bendazzi, Girish Kasaravalli e Takashi Shimizu – incontrano il pubblico dello Short e raccontano il loro corpo a corpo con il cinema

Ieri alla sesta edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival si è svolto l’atteso Programma speciale della Giuria: un’opportunità per approfondire la conoscenza dei tre membri della giuria internazionale di questa edizione: Giannalberto Bendazzi, Girish Kasaravalli e Takashi Shimizu. A ogni giurato è stato chiesto di scegliere un cortometraggio, vederlo insieme al pubblico e poi commentarlo.

Il primo a salire sul palco è stato Giannalberto Bendazzi, massima autorità nello studio del cinema d’animazione. Il corto da lui scelto è stato Schody – Stairs (1969) di Stefan Schabenbeck; intervistato da Davide Giurlando ha spiegato il perché di questa scelta: “è la mia biografia fatta indipendentemente da me, io mi ci rifletto dentro perché è la storia di una persona che ha cercato la sua strada, purtroppo sempre in salita, sempre da solo”. Il corto, infatti, vede una figura umana stilizzata scalare senza sosta un’infinità di gradini fino ad arrivare, stremato, a quello più alto e accasciarcisi, fondendosi e diventandone il punto più alto. Il secondo corto proiettato è stato il booktrailer realizzato per l’ultima opera di Bendazzi, l’enciclopedica storia dell’animazione Animation: A World History, edita proprio nel 2015. L’autore stesso ha definito la sua ultima opera “un atto d’amore”, amore per le cose di cui parla, amore per le persone di cui parla. Ha aggiunto anche che il suo lavoro ha una valenza intima, da considerarsi come se avesse aperto la porta di casa sua ai lettori. Durante l’intervista si è inoltre parlato della sua carriera, del suo metodo di periodizzazione e della sua concezione dell’animazione come linguaggio versatile.

Secondo a salire sul palco è stato Girish Kasaravalli, pluripremiato regista indiano, considerato uno dei padri del Parallel Cinema. Il corto da lui scelto per la proiezione è Avsesh – The Remnants, diretto da Kasaravalli stesso con il quale si diplomò al Film and Television Institute of India e che gli valse la medaglia d’oro come miglior film di laurea del paese. Intervistato da Cecilia Cossio, il regista ha sottolineato che non esiste un vero e proprio “cinema indiano” omogeneo, in quanto l’India è formata da una serie di diverse realtà coesistenti e parallele, soprattutto a livello culturale e linguistico. Questo renderebbe  problematica l’immedesimazione da parte di quella parte di pubblico che non condivide la tradizione e la lingua, ma il regista ha affermato di affidarsi al “lato umano” del suo pubblico, alla capacità di comprendere problemi e situazioni che sono  universali nel panorama indiano.

L’ultimo a salire sul palco è stato il padre del J-Horror Takashi Shimizu, famoso internazionalmente per i suoi film di culto quali Ju-on o la sua versione americana, The Grudge. Il regista ha presentato sullo schermo del festival due filmati: il primo è stato il cortometraggio richiesto personalmente dal creatore del videogioco NightCry e il secondo è stato il trailer dello stesso videogioco in vendita in Giappone proprio da ieri. Nell’intervista condotta da Eugenio De Angelis, con la collaborazione dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma, Shimizu ha raccontato al pubblico della sua avversione fino ai 14 anni per i film horror e di come, grazie alla spinta dei suoi amici, abbia iniziato ad appassionarsi al genere. Il regista durante l’incontro ha svelato alcune curiosità sulla sua carriera: in particolare ha raccontato di come sia passato, contrariamente a come succede di solito, dall’uso di una videocamera VHS (più facile da reperire e meno onerosa) a una analogica, ritrovata in casa dal nonno.  Prima di concludere il programma speciale, Shimizu ci ha lasciato con il trailer del suo ultimo lavoro The Man from the 9 Dimensions, film pensato esclusivamente per il formato 3D Dome e proiettabile solo nel cinema Miraikan di Tokyo dal 25 Aprile 2016, in cui si discosta dal genere che l’ha reso celebre, per affrontare una nuova sfida, quella del cinema scientifico.

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