Notizie dal Festival


  • 6 Maggio 2022

In dialogo con Barry J.C. Purves

Tra animazione e teatro: alla scoperta delle opere dell’autore inglese

Ospite della seconda giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival, Barry J.C. Purves, artista eclettico nominato anche all’Oscar per l’animazione, si racconta sul palco dell’Auditorium Santa Margherita. Purves utilizza vari linguaggi, e oltre all’animazione di marionette si divide tra regia cinematografica, scena teatrale e scrittura. Lavora principalmente per l’Altrincham Garrick Playhouse di Manchester, e, tra gli altri lavori, è stato il creatore delle animazioni per il film Mars Attacks! di Tim Burton. Tra tutti, il suo ultimo cortometraggio No Ordinary Joe, presentato anche al festival, è un progetto ispirato a Joe Carstairs, donna di inizio ‘900 che ha sradicato le convenzioni del femminile, dichiarandosi omosessuale e di genere non binario, diventando imprenditrice nel settore automobilistico e pilota. Ma la cosa più originale che ha attratto particolarmente il regista, era la sua amicizia con un pupazzo, che la donna portava sempre con sé come un amico, un braccio destro o il suo alter ego maschile. È proprio questa stretta correlazione tra animazione e teatro nella vita e nell’arte dell’autore che è stato il focus dell’intervento che lo ha riportato a Venezia dopo essere stato uno dei giurati del Concorso Internazionale nel 2018.

L’incontro all’Auditorium si è svolto in un dialogo libero e stimolante dove l’entusiasmo di Purves è esploso nel racconto di diversi aneddoti e soluzioni registiche trovate nei suoi lavori d’animazione e teatrali, stimolato dalle domande di Davide Giurlando, esperto di animazione e docente al Master di Fine Arts in Filmmaking di Ca’ Foscari. In particolare, Purves ha sottolineato come l’illusione di realtà sia invece creata da un perfetto artificio, ovvero da meccanica: solo possedendo piena padronanza della tecnica si può infatti fare arte. Arte vista come artigianalità, come mestiere, capacità di costruzione e profonda conoscenza dei meccanismi che la sottendono e governano le reazione di chi la guarda. Tecnica che Purves utilizza come strumento per convogliare le emozioni del pubblico, facendoli ridere o piangere, per manipolarne la percezione, giocando con la loro immaginazione. Tutti noi siamo attratti dalle illusioni: sono i trucchi che creano movimento interiore, curiosità, desiderio; l’arte, quindi, per essere tale, richiede padronanza di una tecnica che muove dinamiche interiori. A partire da questi assunti, l’artificio diventa la forma più pregna di verità che possa essere usata per il racconto, nelle sue varie declinazioni. La finzione dichiarata diventa magia, poesia che trasporta vita, riproducendo un gioco di opposti che nella loro frizione creano l’opera d’arte. Da qui l’utilizzo della marionetta nelle sue storie: questi personaggi-fantocci portano con loro un carico di verità e di vita estremamente intense, rompendo i filtri emotivi usati dagli spettatori come schermi. Ancora, secondo l’artista, la creazione fa quindi anch’esso parte dell’opera d’arte in sé, che non si riduce solo ad oggetto concreto, risultato finale, ma acquista valore più ampio: arte che si dilata nel tempo inglobandone il processo creativo, prendendo forma nella mente dell’artista passando poi per le sue mani. Immaginazione e materia, gli ingredienti di base della sua arte.

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