Notizie dal Festival


Tutto sulla seconda giornata di Short

ZBIGNIEW RYBCZYŃSKI, SYLVANO BUSSOTTI E TANTI ALTRI:  COME LA MUSICA HA DISEGNATO IL CINEMA

LE TANTE ANIME DEI FILM IN CONCORSO: ANIMAZIONE, VIDEOARTE, THRILLER, ODIO RAZZIALE, DONNE VITTIME DI VIOLOLENZE DOMESTICHE, VARIE PROBLEMATICHE SOCIALI. DETENUTI ATTORI PER NAPOLEONE È PAZZO, VIAGGIO NELLA MEMORIA STORICA E PERSONALE IN E’ TROPPO VICINO PER METTERE A FUOCO

LA RETROSPETTIVA SUL COMICO AMERICANO CHARLES BOWERS E IL  FOCUS SUL CINEMA DELLA REGISTA MAROCCHINA YASMINE KASSARI

 

La seconda giornata di festival si è  aperta con il  workshop a cura degli studiosi di musica sperimentale Roberto Calabretto e Giovanni De Mezzo, intitolato La musica disegna il cinema e dedicato alle presenze musicali nel video d’autore e ad una serie di sperimentazioni riconducibili alla videoarte e al cinema di animazione e sperimentale. A far parte di questo lavoro documentato sono stati sia pionieri del video musicale come John e James Whitney con la loro “permutazione degli elementi” e lo scozzese Norman McLaren con le sue note accompagnate da gesti, sia artisti contemporanei come Bady Minck e Zbigniew Rybczyński. Non sono mancati però neppure coloro che hanno fatto la storia della video arte nel nostro Paese, con approfondimenti su figure come Mario Chiari, Michele Sambin e Sylvano Bussotti. I due curatori si sono focalizzati principalmente su quanto la musica abbia una valenza figurativa nei corti proiettati, sull’importanza della gestualità a livello di performance e sugli elementi che hanno portato alla crisi del sistema tradizionale.

Tali linguaggi innovativi, che di fatto caratterizzano non solo la videoarte, ma anche il cinema di animazione e sperimentale, si possono riassumere nel fenomeno della mutazione che diventa esperienza compositiva, nella ricerca di rumori, dimensione della performance e body art, ma soprattutto nell’immagine elettronica, che coniuga suoni con immagini. Anche la ricerca sinestesica ha svolto un ruolo fondamentale nel passaggio da tecniche tradizionali a quelle digitali, attribuendo alle arti visive la capacità di raccogliere i parametri musicali in modo da attuare un’equazione tra linguaggio sonoro e immagine e servendosi di strumenti innovativi. Cinema e cartoni animati si rifanno così a tutta una serie di tecniche e indagini sviluppatesi negli anni ’50 e ‘60 con la musica sperimentale, ma che con il tempo si sono evolute fino a diventare quei grandi mezzi comunicativi e di impatto su politica, società e singolo individuo che oggi conosciamo.

Il Concorso internazionale della seconda giornata del Festival si apre con il corto di animazione Vaesen, lavoro conclusivo di laurea di Adrian Dexter presso la prestigiosa scuola danese The Animation Workshop. Un principe intraprende un viaggio per salvare il padre da una morte sicura, spinto dall’atroce paura di perderlo. Come in ogni saga epica che si rispetti, la sua personale ricerca dovrà misurarsi con la desolazione di pianure senza vita, di foreste spettrali, di piogge incessanti. La musica dà voce alle inquietudini del protagonista, alla sua angoscia; così come sugli sfondi, che si richiamano alla pittura di paesaggio del Romanticismo tedesco e russo, si proietta amplificata la sua paura.

Il secondo corto, intitolato Vie de reve en promotion, scritto e realizzato da tre studenti belgi dello IAD, racconta la quotidianità di Sugar Candy, una escort: il tutto è realizzato sfruttando un’originale commistione tra scene animate e scene con attori in carne ed ossa , che da l’idea di un’evasione onirica dalla monotonia della quotidianità. Sing Under è invece un cortometraggio prodotto dalla regista coreana Jung Hee Biann Seodalla scuola francese di Le Fresnoy. Un’opera sperimentale, ai limiti della video-arte, dove il protagonista è il corpo di una donna intrappolato in uno stato enigmatico.  Il video inizia con una figura femminile, seduta su uno sgabello, di schiena e senza vestiti. Il cortometraggio non contiene dialoghi, ma è caratterizzato dal susseguirsi di semplici ed essenziali immagini. La scena quasi paradossale presenta dei riferimenti all’attualità e al tema dell’inquinamento, con simbolismi che mettono in parallelo una sessualità violata con lo “stupro” della Terra da parte del genere umano.

Ojos que no duermen (Spleepless Eyes) del regista Leonardo Santana Zubieta è una produzione della scuola spagnola ECAM e racconta la vicenda di una psichiatra che, durante una seduta con una paziente, comprende che nel sogno che le racconta quest’ultima è presente un messaggio nascosto indirizzato a lei. Attraverso un incubo angoscioso, durante il quale sogna un giovane uomo che piange e la rincorre, la donna comprende che il suo dovere è quello di ritornare dal figlio da cui era stata separata.

L’odio razziale scaturito dall’influenza del “branco”, è quanto emerge invece dai flashback che il regista tedesco Hendrik Maximilian Schmitt – proveniente dalla School for Art and Design Kassel – usa per raccontarci la storia di Maick, protagonista di Ferngesteuert (Controlled). Sarà una psicologa a dare al ragazzo la forza di viaggiare a ritroso nei suoi ricordi per capire perché ha ferito gravemente un giovane di origine turca. Maick dentro di se troverà la forza di affrontare le sue paure guardandole dritte negli occhi.

A chiudere la prima parte del programma dedicato al Concorso Internazionale di oggi è un corto italiano, Napoleone è pazzo, di Dario Di Viesto e Federico Spiazzi, già presenti alla prima edizione dello Short con Il proiezionista.  Il lavoro narra la storia dell’ex attore Antonio Sarracino, detenuto nel carcere di Milano, a cui viene offerta la possibilità di rappresentare il ruolo di Napoleone in uno spettacolo teatrale che celebra un’antica villa che fu manicomio. Il cattivo rapporto tra Antonio e il resto della compagnia farà precipitare la situazione fino al tragico epilogo finale. Racconta Dario Di Viesto: “Abbiamo voluto raccontare come il passato abbia un peso enorme sulle vite di ciascuno di noi. Non sempre è possibile rimarginare tutte le ferite. E, come per le persone, anche i luoghi si portano dentro ciò che li hanno attraversati. In occasione del primo Ca’ Foscari Short Film Festival, in cui avevamo presentato un primo esperimento documentaristico, ci siamo trovati molto bene a Venezia. Ora che stiamo per  diplomarci , abbiamo pensato di tornare in questo festival che ci ha battezzato. E’ come un cerchio che si chiude, un modo anche per misurare se siamo in qualche modo maturati. Dobbiamo anche ringraziare Ernesto Mahieux per la sua disponibilità: per due giovani come noi è stato un onore confrontarci con uno dei più grandi attori in Italia”.

Il programma della giornata è proseguito con lo speciale, realizzato grazie alla collaborazione di Sipra (Società Italiana Pubblicità per Azioni), su Cannes Lions, festival dedicato alla creatività commerciale, diventato ormai un punto di incontro e di scambio per il mondo dell’ advertisment. La selezione ha riguardato gli spot più inventivi, divertenti, incisivi, provocatori e irriverenti passati sugli schermi del festival come quelli ormai divenuti classici della Nike o quelli davvero originali della rete televisiva HBO. A curare la presentazione del programma speciale è stato Davide Giurlando che è riuscito a nobilitare una sezione dell’arte cinematografica tutt’ora poco considerata per i suoi meriti artistici.

E’ stata poi la volta di altri sei cortometraggi del Concorso internazionale, cominciando dal lavoro di Tan Si Entalentuoso regista di To dream away nel quale un impiegato annoiato dalla monotonia del proprio ufficio, aprendo semplicemente una porta, si ritrova di fronte all’oceano, che lo tenterà e gli offrirà un sollievo metafisico. Un lavoro ricercato nelle scelte stilistiche, un ottimo uso del montaggio sonoro e un finale ambiguo che lascia lo spettatore nel dubbio sul quando (e se) il protagonista tornerà alla routine di tutti i giorni da quel sogno meraviglioso. In E’ troppo vicino per mettere a fuoco, la giovane regista Caterina Shanta ripercorre invece la sua vita attraverso le fotografie d’infanzia scattate dai suoi due padri, entrambi militari, ma di eserciti diversi, intrecciandosi così con alcuni eventi che hanno segnato la storia recente. Attraverso questo percorso, a tratti molto doloroso, Caterina riesce forse a vedere gli eventi della sua vita con la distanza giusta per metterli a fuoco: solo così può trovare il coraggio per accettare il dolore e per riconoscere intorno a sé i veri affetti. Con Shay Gott ci si è trasferiti poi in Israele nelle pieghe di una vicenda tragica e dolorosa. Amuma (Blurred) racconta di Ora e del figlio Daniel affetto da disturbi mentali e di come la malattia possa divenire una prigione non solo per chi la vive, ma anche per chi si prende cura dei propri cari malati. La via di fuga, a volte, può rivelarsi una scelta drammatica.

Nel belga Rae, la regista Emmanuelle Nicot narra la storia dell’omonima protagonista, una delle tante donne nel mondo vittime di violenza domestica.  Grazie ad una segnalazione dei vicini giunta dopo anni di agghiacciante indifferenza, finalmente Rae entra in una casa di accoglienza per donne maltrattate. Ma agli occhi della donna, quel mondo appare minaccioso, quasi punitivo. Rae non si risolve a spegnere il cellulare, unico contatto rimastole con l’uomo che per anni l’aveva annullata nel corpo e nell’anima, condannandola ad una non-vita che era ormai diventata l’unica possibile. Bawdi dell’indiana Vivek Soni è ambientato in un villaggio tormentato dalla siccità, dove una fabbrica di bibite fresche consuma tutta l’acqua disponibile; le donne sono quindi costrette a camminare per miglia per raggiungere un pozzo a cui attingere l’acqua, il che spinge la gente a preferire che le proprie figlie sposino uomini di altri villaggi. E’ in questo frangente che Vishna sarà costretto a scegliere tra coronare l’amore che prova per la bella Tulsi o essere coerente con la propria coscienza morale. Il film fonde la problematica della crisi ecologica e sociale (un problema reale e tangibile nell’India di oggi) a quella personale. Mitten am Rand (The Ground is Lava) di Laura Lackmann Popescu è il cortometraggio conclusivo della seconda giornata del Concorso Internazionale e mette in scena la storia dolceamara di due amiche adolescenti dalle personalità opposte, Charlotte e Lola, le cui vite sembrano momentaneamente essere sfuggite loro di mano. Quando si presenteranno situazioni più grandi di loro, le due ragazze dovranno provare soprattutto a loro stesse di essere cresciute abbastanza per affrontarle.

Nell’ambito della riscoperta del cinema delle origini lo Short ha proposto, dopo il viaggio nella Parigi degli anni ’20, una retrospettiva sul comico americano Charles Bowers, presentato da Flavio Gregori. Nonostante le sue opere potessero essere paragonate a quelle di mostri sacri come Charlie Chaplin e Buster Keaton, il suo nome è stato a lungo dimenticato. I suoi film, considerati tra i più stupefacenti del suo tempo, sono stati riscoperti solo di recente e i quindici lavori sopravvissuti sono stati oggetto di approfondito studio e di restauro. Il Ca’ Foscari Short Film Festival ha proposto tre tra le sue opere più riuscite, per permettere al proprio pubblico di scoprire e conoscere una grande comico. L’attenzione da parte del curatore Flavio Gregori verso Bowers è stata catturata dall’eccentricità del comico, che mescola nei suoi corti il cinema figurativo e l’animazione di gusto surrealista; i suoi corti infatti, racconta Gregori: «sono stati molto ammirati dal movimento surrealista, in particolare It’s a bird è stato apprezzato da Breton». I lavori scelti per lo Short contengono tutti gli elementi che caratterizzano la sua comicità, un’ora di puro divertimento tra fantasia e invenzioni folli ispirate dalle vignette del fumettista Rupert Golbert. Gregori spiega che Charles Bowers “è stato per lungo tempo dimenticato, perché non lavorando per una grossa compagnia di produttori, i suoi corti non hanno mai avuto un’ampia diffusione”.  Fortunatamente il ritrovamento in tempi recenti di alcuni suoi lavori, ha reso possibile la riscoperta di questo importante artista. Infine Flavio Gregori ha esaltato l’importanza di una manifestazione come il Ca’ Foscari Short Film Festival, per la sua capacità di valorizzazione il cortometraggio,  una forma cinematografica che ha sempre vissuto all’ombra del lungometraggio.

La seconda giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival si è conclusa con un focus sul cinema della regista marocchina Yasmine Kassari, molto apprezzata per L’enfant endormi (Miglior film europeo alla Mostra del Cinema di Venezia) e il documentario Quand les hommes pleurent. La regista, impegnata in Australia con le riprese del suo ultimo lavoro, ha tenuto a salutare il pubblico dell’Auditorium con un video-messaggio molto sentito. Oltre ad una selezione di scene tratte dai due lungometraggi sopra citati, sono stati proiettati tre corti della giovane regista: Chien errants e Linda et Nadia rientrano tra i suoi primi lavori, ma mostrano una forte carica emotiva. La gemma della serata è stata però la proiezione, in anteprima internazionale, del corto Matin de femmes, ambientato a Casablanca. All’inizio si distinguono solo poche immagini, ma quando il sole si leva nel cielo, come per sorpresa si avvicinano a passo veloce dozzine di piedi che indossano sandali sportivi e subito dopo i volti, volti di donne. Sono centinaia, migliaia, provengono da ogni angolo… . In tutta la sua opera la Kassari ha continuato a descrivere la realtà marocchina, a cui mostra un grande attaccamento con uno sguardo affettuoso ma anche critico, dando la possibilità al pubblico di entrare in contatto con una realtà poco conosciuta.

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