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  • 7 Maggio 2022

Un viaggio nell’universo letterario di Shin’ya Tsukamoto “L’Italia è la mia seconda patria”

Martedì 3 maggio, nella giornata di pre-apertura della dodicesima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, è stato proiettato A Snake of June grazie alla collaborazione di RaroVideo Channel e Nikkatsu Corporation. La pellicola è firmata da Shin’ya Tsukamoto – regista di film di culto come Tetsuo (1989), Tokyo Fist (1995) e Vital (2004) – che torna allo Short nell’ inedita veste di scrittore, a un anno di distanza dall’omaggio che gli era stato reso nell’undicesima edizione. La pellicola del 2002 è stata infatti oggetto di un adattamento letterario a opera dell’autore stesso. Nella giornata di venerdì, il programma speciale dedicato a Tsukamoto ha celebrato proprio l’uscita italiana del romanzo Un serpente di giugno, edito da Marsilio; un evento per il quale l’autore si è detto particolarmente emozionato, in quanto considera l’Italia una “seconda patria”. È stato il traduttore del libro, Francesco Vitucci, a intervistarlo dal palco dell’Auditorium – con il regista in collegamento da Tokyo – per parlare dei suoi molteplici interessi artistici e della sua attività letteraria.

Il progetto di adattamento è nato con l’idea di portare nuove suggestioni all’opera cinematografica ma, per farlo, ha dovuto affrontare numerose sfide. La vicenda del romanzo infatti racconta, dilatando quella della pellicola pur mantenendone i tratti feroci, un complesso conflitto tra pulsioni e sessualità, che vede le vicende di tre personaggi intrecciarsi in una storia di erotismo accompagnata da profondi disturbi della psiche. Tsukamoto ha evidenziato in particolare l’entusiasmo che ha provato nell’approfondire il personaggio maschile, Shigehiko, marito della protagonista Rinko, del quale nel film emergevano solo pochi aspetti. Nel romanzo, elementi come il primo incontro tra i coniugi e la costruzione del loro rapporto hanno permesso di restituire un’immagine più completa e complessa del personaggio. Il ruolo della pioggia, invece, fondamentale nell’ambientazione cupa del film, evidenziata anche dalla saturazione blu della fotografia, è rimasto centrale: i riferimenti visivi del film hanno preso forma sulla carta grazie all’attenzione riservata alle reazioni dei personaggi e alle descrizioni accurate delle loro sensazioni. Ma la sfida più grande per l’autore è stata sicuramente quella della rappresentazione della psicologia femminile: Tsukamoto confessa che la sua preoccupazione maggiore concerneva proprio l’impossibilità di comprendere a pieno Rinko e i suoi aspetti più intimi. La donna è infatti la protagonista del duplice progetto A Snake of June e accentra su di se una serie di caratteristiche che lavorano per contrasto, come conferma il rapporto con la pioggia: se il marito non ne sopporta l’odore, lei al contrario ne trae forza vitale.

Per concludere, il regista ha chiarito le scelte estetiche riguardanti le copertine delle due versioni del libro, di cui si è interessato personalmente in veste di illustratore. La versione giapponese è di colore marrone e rappresenta un fiore che richiama la figura femminile, mentre nell’edizione italiana, parzialmente tinta di viola, voleva richiamare la pioggia. Ma gli appuntamenti con il regista giapponese non si sono conclusi con questo incontro, perché il 18 maggio, alla Casa del Cinema di Venezia, in una speciale proiezione organizzata dallo Short, verrà presentata in anteprima europea la versione restaurata del suo fanta-horror del 1991, Hiruko the Goblin.

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