Dopo il successo riscosso alla quarta edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, Anymation torna per proporre agli spettatori del Festival un nuovo workshop, ancora una volta interamente dedicato all’animazione internazionale.
Il programma sarà curato, come per la prima edizione, da Davide Giurlando e sarà svolto nelle giornate del 18, 19 e 20 marzo . Per ogni giornata sarà sviluppata un’ora di workshop, e ogni ora sarà dedicata all’illustrazione di un tipo particolare di animazione: disegni tradizionali, stop motion e tecniche digitali.
Quest’anno il programma sarà dedicato al tema delle intersezioni tra realtà e animazione, e alla costruzione dei mondi animati. Di opere realizzate con la “tecnica mista”, in parte con attori in carne ed ossa e in parte con animazioni, come per esempio la Mary Poppins di Julie Andrews, è piena la storia del cinema; tuttavia, ci sono anche lavori che si spingono ben oltre nell’infrangere i confini tra live action e mondi disegnati. In alcuni corti animati con protagonista Betty Boop, il celebre cantante jazz Cab Calloway non solo dava voce e note ad alcuni personaggi, ma anche i movimenti del corpo, su cui le animazioni erano “ricalcate” mediante la tecnica del rotoscopio; mentre maestri dell’animazione a passo uno, come Jan Shvankmajer e Norman McLaren, utilizzavano la pixilation per trasformare i propri attori in autentiche “marionette viventi”. Le opere che rendono labile il confine fra universo reale e mondi architettati sono spesso le più conturbanti, originali e memorabili: ma il limite può essere superato anche in lavori dove l’autore si diverte a riplasmare la realtà che circonda un personaggio, che può anche divenire consapevole della propria sostanza fittizia. In alcuni dei suoi capolavori Chuck Jones, il creatore di Bugs Bunny e Daffy Duck, si diverte a tormentare i propri eroi, cambiando il loro aspetto fisico a colpi di pennello e suscitandone le – giustificate – proteste.
La moderna grafica tridimensionale sta portando la fusione tra arte e mondo reale a un nuovo livello, come nei lavori “psicorealisti” di Chris Landreth, dove i traumi psicologici vengono trasformati in deformità fisiche. E d’altra parte, non sono forse tutti o quasi i moderni blockbuster hollywoodiani, nei quali l’uso della computer grafica è ormai massiccio, opere ibride dove la realtà e il fantastico si mescolano senza soluzione di continuità?