Tra i momenti più attesi della settima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival figura senza dubbio la masterclass di Takahashi Hiroshi, uno dei maestri del terrore nipponico. Takahashi è infatti lo sceneggiatore della storica trilogia di The Ring (Ringu), nonché collaboratore dell’Università Waseda.
Il pubblico avrà l’imperdibile occasione di assistere a una vera e propria lectio magistralis di due ore sui meccanismi della paura, per poi vederla applicata sullo schermo con la proiezione del suo ultimo lavoro in qualità di regista, il mediometraggio Kyu shihaisha no Kyaroru (2011). Ispirato alla canzone lovecraftiana “Carol of the Old Ones”, è un mistery meta-cinematografico che si fa parodia delle realtà delle scuole di cinema, cogliendo l’essenza della creazione cinematografica.
Takahashi Hiroshi è nato nel 1959 a Chiba e ha conseguito nel 1985 la Laurea in letteratura russa presso l’Università Waseda, una delle più prestigiose del paese. Da sempre appassionato cinefilo, durante gli studi entra a far parte del gruppo di cinema dell’Università, realizzando nel 1984 il cortometraggio in 8mm La notte ha mille occhi. Nel 1990 debutta come sceneggiatore in una serie televisiva diretta dall’importante regista Morisaki Azuma, dopo la quale inizia a scrivere script anche per il cinema, come quella di Don’t Look Up (1996) che segna l’inizio del sodalizio con il regista Nakata Hideo. Per quello che può essere considerato uno dei fondatori dello J-Horror, Takahashi scrive l’intera trilogia di The Ring (1998-2000), l’horror più iconico del periodo. Nel 2004, Takahashi debutta nel lungometraggio, scrivendo e dirigendo personalmente Sodom the Killer, a cui segue The Sylvian Experiments nel 2010, entrambi appartenenti al genere horror.
Per gli appassionati di tutto il mondo, la saga di The Ring è un cult movie che ha rivoluzionato la cinematografia dell’orrore del nuovo millennio. Seppure legata alla tradizione degli spiriti inquieti giapponesi è stata capace di varcare i confini del Paese e divenire un successo mondiale, con tanto di remake hollywoodiani. Combinando elementi tradizionali con la moderna ossessione tecnologica, Ringu ha dato una nuova rappresentazione del rapporto tra spiriti ed esseri viventi e delle intersezioni che si creano tra il mondo sensibile e quello ultraterreno. In un società dipendente dall’elettronica la scelta di legare la maledizione a una videocassetta ha creato un vero e proprio topos moderno, diventando rappresentativo di una nuova dimensione dell’incubo che, dopo l’uscita del film, è entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Chi non conosce l’immagine di Sadako, la ragazza dai lunghi capelli neri con indosso una veste bianca, che fuoriesce dal televisore, così tante volte imitata, citata, parodiata?
Per la realizzazione di questo programma speciale si ringraziano l’Università Waseda di Tokyo e la Venice International University (VIU).