I tre giurati del Concorso Internazionale presentano un corto da loro diretto, prodotto o interpretato
ANAMARIA MARINCA
BOOTSTRAPPED – “ Il Paradosso del nonno”
di Tony Grissoni, in Essex Road presso la Galleria TINTYPE
Interno, notte. Una galleria vuota. Una donna siede a un tavolo. C’è una piccola lampada. Lei è immobile. Il parossistico loop di Tony Grisoni Bootstapped, interpretato da Anamaria Marinca, trasforma lo spazio di una galleria in un set filmico, facendo sì che le convenzioni cinematografiche si “mordano la coda”.
Il Paradosso del “tramite” (bootstrap, il mezzo) si riferisce a scenari in cui i singoli elementi e le informazioni vengono fatti fluire dal futuro al passato, che a sua volta li rimanda allo stesso istante temporale (sia esso l’originale o una copia). Ciò crea una circolarità di causa-effetto o un loop causale riduttivo, in virtù del quale elementi e informazioni non hanno più un’origine definibile. Il paradosso genera quesiti ontologici circa il dove, il quando e da chi siano stati creati questi elementi e le informazioni che ne sono derivate.
Tony Grisoni è uno sceneggiatore premiato dal BAFTA; le sue opere includono In This World, Fear & Loathing in Las Vegas, Red Riding e Southcliffe.
DOMINIQUE GREEN
Durante il Ca’ Foscari Short Film Festival verrà proiettato un estratto dell’ultima opera di Francesco Rosi, La tregua (1997), tratta dall’omonimo romanzo del 1963 di Primo Levi. La storia è quella del viaggio di ritorno compiuto da Primo Levi, dal campo di concentramento di Auschwitz a Torino, città natale dello scrittore. Un viaggio lungo e non privo di insidie, in compagnia di altri deportati italiani, delle loro storie e della presa di coscienza di essere nuovamente uomini liberi. Un viaggio durato dal gennaio all’ottobre del 1945, dove il protagonista si vede costretto ad attraversare molti Stati e ad affrontare le conseguenze della guerra. E’ anche un viaggio di speranza e sconforto, perché la guerra è sì finita, ma la stessa vivrà dentro il cuore dei sopravvissuti, un fardello impossibile da cancellare, ma che necessita di essere raccontato e conosciuto da chi non c’era, perché mai si debba ripetere.
Ricordare Francesco Rosi è un atto dovuto e necessario. Un uomo, un regista che ha portato sul grande schermo la verità del suo Paese e di certe zone ombrose che tanti altri avrebbero preferito rimanessero tali.
ISABELLE MAYOR
AMIRA
Isabelle Mayor, France/Switzerland, 2014, 18’
Amira, una diciassettenne che fa apprendistato in una macelleria, è attratta dal compagno di classe Benji. Per comprendere quali siano i suoi sentimenti, gli chiede di sacrificare insieme un agnello secondo un rituale musulmano.
È la regista stessa a parlarci del suo film: «Amira è una ragazza di origine magrebina che fa un apprendistato in una macelleria, un luogo insolito e spesso sgradevole nell’immaginario comune, quindi è inserita in un contesto molto stigmatizzato. Ma nonostante questi apparenti cliché sociali è invece una ragazza molto intelligente e vivace che si pone domande universali. L’idea era quella di far sì che tutti potessimo riconoscerci in lei. Chiunque una volta nella vita si è chiesto: “non dovremmo essere tutti capaci di uccidere un animale per mangiarlo?”. In ogni caso non avevo intenzione di fare un film impegnato o militante, ma attraverso la semplicità di quella che può essere una storia d’amore, che mette a nudo la fragilità di un’adolescente, suggerire delle tematiche più astratte.»