La carriera di Dominique Green è arricchita da una vasta esperienza sviluppata tra Londra e Parigi in entrambe le industrie cinematografica e fotografica, oltre che dalle sue attività nei settori dell’educazione e della filantropia.
E’ attualmente Delegata del Festival di Berlino e gestisce quindi tutte le fasi correlate al festival e alla preselezione dei film nel Regno Unito e in Irlanda. E’ inoltre consulente e rappresentante della Mona Bismarck American Center for Art & Culture di Parigi, tutor presso la National Film & Television School di Londra e produttore esecutivo di “Genie in the House”.
Dominique Green è nata in Inghilterra. Dopo gli studi in Belle arti muove i primi passi nell’industria filmica: dagli esordi in ambito produttivo, presto si occupa di ogni fase logistica, della pubblicistica e persino delle proiezioni. Negli anni ’80 diventa capo della distribuzione per la Virgin Films e la Island Pictures, quindi direttrice della Osiris Film. Per un periodo abbandona il mondo filmico e riveste l’incarico di Managing Director per la filantropica Comic Relief. Il ritorno alla cinematografia la vede al centro di grandi progetti, e in particolare nei primi anni ’90 lavora al fianco di Bernando Bertolucci per il film Il piccolo Buddha, ambientato tra Nepal, Bhutan e Seattle.
Nel 1992 si trasferisce a Parigi, dove per dodici anni lavora come vice-direttore per la ACE, diventando poi Capo della Coproduzione per TF1 e StudioCanal, canale per cui firma ben 31 titoli in cinque anni. Allo stesso tempo insegna in Spagna e in Francia e fonda una propria compagnia, la Greenlight Productions, con cui lavora come Associate Producer per La tregua, diretto da Francesco Rosi e prodotto da Leo Pescarolo.
Di ritorno a Londra, dove tuttora vive, a distanza di quattordici anni, assume il posto di Managing Director della Magnum Photos: è un momento piuttosto difficile per l’industria fotografica, investita dalla rivoluzione digitale, con ogni implicazione creativa ed economica che ne conseguiva. Analoghi movimenti tellurici avvenivano in ambito musicale, cinematografico e televisivo. In merito alla rivoluzione digitale, Green spiega che tali mutamenti sembravano insormontabili al periodo, ma che tuttavia crearono nuove opportunità; ritiene quindi che sia importante accogliere positivamente le novità. Cita l’esempio delle serie televisive, un tempo considerate in subordine rispetto alle opere cinematografiche e ora invece apprezzate tra i prodotti più creativi nell’industria dell’intrattenimento. Tale risultato è stato in parte possibile perché sono state “liberate” dai palinsesti televisivi, grazie all’avvento di computer e tablet.
Uno dei fattori che colpisce di più di Dominique Green è l’entusiasmo che infonde nel suo lavoro. Parlando della sua infanzia, racconta: “Tutto era possibile a quei tempi; con una base di studio era possibile scegliere qualsiasi percorso si desiderasse – da regista, attore, dottore, avvocato, astronauta –; non era difficile, non c’erano le difficoltà che si incontrano oggi”. Racconta inoltre di come fosse affascinata dall’idea di poter raccontare una buona storia, in grado di commuovere ed emozionare lo spettatore. Questo infatti è uno dei criteri su cui basa la sua attuale attività di delegata nel corso della preselezione di film inglesi e irlandesi per la Berlinale.
La qualità di un film, l’espressione, l’abilità del regista nel raccontare una storia: sono anche questi i criteri fondamentali su cui fonderà le sue scelte al Ca’ Foscari Short Film Festival. Una cosa che la emoziona in questa nuova avventura è il confronto con gli altri membri della giuria per la scelta del vincitore, che sarà dunque frutto di esperienze diverse.