Barry J.C. Purves, è un animatore, scenografo e regista sia cinematografico che teatrale di fama internazionale, con una carriera di più di 45 anni di lavoro alle sue spalle. Nato a Suffolk ma attualmente residente ad Altrincham, si trasferisce nel 1973 a Manchester per studiare Drama e Studi classici presso l’omonima Università, fondendo così il suo amore per la civiltà greca e per il teatro. Debutta nel mondo dello spettacolo inizialmente come attore, ma, sentendosi più incline al lavoro nel backstage, diventa direttore di scena.
Muove i primi passi nel mondo dell’animazione in stop-motion presso l’importante studio televisivo di Cosgrove Hall, dove lavora come animatore prima e come regista poi per diversi anni. Fin dal suo primo incarico nella serie Chorlton and the Wheelies mette in luce il suo talento: la sua spiccata sensibilità lo porta a trattare i pupazzi con dolcezza e attenzione, oltre che con estrema precisione e diligenza. Apprende fin da subito a lavorare secondo il ritmo di un set televisivo: rapidità ed efficienza sono fondamentali, ma non più di un buon lavoro di squadra. Sempre per Cosgrove Hall, lavora come animatore e assistente alla regia per The Pied Piper Of Hamelin nel 1980 e per The Wind in the Willows dal 1981 al 1986.
Nel 1986, dopo aver costruito attorno a sé un grande bagaglio di esperienza, decide di lasciare temporaneamente gli studios televisivi per lavorare come freelance e dedicarsi a lavori in proprio, realizzando alcuni dei suoi pluripremiati cortometraggi e progetti cinematografici. Nel 1989 esordisce con Next!- The Infinite Variety Show, breve opera-omaggio a Shakespeare in cui vediamo una giovane marionetta di Shakespeare che mette in scena, in un’audizione di pochi minuti, tutte le sue pièce teatrali, in un susseguirsi di cambi di costume e di trasformismo.
Forte del successo di questo suo primo cortometraggio, ne gira altri, sempre con la tecnica a passo uno: nel 1992 esce Screen Play, storia di un amore tragico raccontato secondo l’estetica del teatro nō e kabuki, seguito nell’anno successivo da Rigoletto, rivisitazione del famoso dramma di Verdi, e nel 1995 da Achilles, ispirato dagli eroi dell’Iliade Achille e Patroclo e dal loro rapporto amoroso, esplorando la loro relazione soprattutto dal punto di vista carnale.
Nel 1998 si dedica ad un cortometraggio su Gilbert e Sullivan, iconico duo dell’operetta inglese, a cui dà il titolo di Gilbert & Sullivan – The Very Models, mentre nel 2001 lavora ad un progetto fresco e leggero, su un formichiere che sogna di diventare un batterista, chiamato Hamilton Mattress. Torna alla regia nel 2010 con Plume, il suo film più intimo; metafora dell’elaborazione di un lutto, Plume è la storia di un uomo alato a cui vengono strappate le ali da esseri demoniaci, e che, per continuare a vivere senza ali, impara a nuotare. L’ottavo cortometraggio, Tchaikovsky – An Elegy, è una malinconica disamina della vita del celeberrimo compositore russo attraverso i suoi stessi occhi, un’elegia visiva inquadrata all’interno di una cornice, che riassume in pochi minuti i tratti principali della sua carriera.
Nonostante il successo dei cortometraggi in proprio, la sua bravura non lo tiene lontano delle scene televisive troppo a lungo: viene nuovamente richiesto da Cosgrove Hall nel 2005, dove torna a lavorare per le fortunate serie Postman Pat, Fifi and the Flowertots e Bob the Builder, e firma la regia per tutti e 52 gli episodi di Rupert Bear. Nel 2012 si dedica ad altri 52 episodi della seria da lui diretta Toby’s Travelling Circus, una produzione Mackinnon & Saunders per Komixx e Channel 5, ma ancora più longeva è la collaborazione avviata dal 2015 al 2017, per ben 100 episodi, per la serie Twirlywools. Dalla durata media di dieci minuti ad episodio, queste animazioni per bambini piene di dolcezza sono capaci di trasmettere ai più piccoli tanti meravigliosi insegnamenti, anche grazie alla concretezza del frame by frame che avvicina i personaggi di queste serie ai giovani spettatori.
Oltre ad essere regista, animatore e scenografo, Barry Purves è autore di due manuali cinematografici: il primo, Stop Motion – Passion, Process, Performance (2007, Focal Press), e Basics Animation – Stop Motion (2010, Ava Publishing), e si occupa inoltre di insegnare questa tecnica presso università di tutto il mondo, in cui tiene masterclass e seminari.
L’impegno teatrale di Barry Purves
Nonostante si dedichi principalmente all’animazione, Barry non ha mai abbandonato la sua passione per il teatro. Ad oggi lavora per numerose produzioni teatrali, soprattutto per la Altrincham Garrick Playhouse, dove si occupa sia della regia degli spettacoli che talvolta della direzione di scena. Le sue opere teatrali sono caratterizzate da una estrema cura nei dettagli e da design che fondono tradizione e innovazione, compiendo scelte di stile creative e fuori dagli schemi. Presta inoltre la più̀ totale attenzione allo script, perché́ sia ben formulato ed efficace.
Il suo primo lavoro da regista e direttore di scena è stato per The Bald Prima Donna, a cui se ne sono susseguiti molti altri, tra cui, immancabilmente, rivisitazioni shakespeariane di The Turn of the Screw e verdiane de Il trovatore e Rigoletto, passando da The Importance of Being Earnest al Jekyll and Hyde fino al recentissimo Frankenstein (2022). Ha lavorato molto anche in qualità di direttore di scena; il suo lavoro più recente è The Little Mermaid (2021), spettacolo dai costumi esplosivi e dall’atmosfera frizzante, ma ha curato le scenografie anche di altre produzioni importanti come Aladdin, Romeo and Juliet e The Secret Garden.
In totale, Barry ha lavorato a circa quaranta produzioni in vent’anni, cifra sintomatica della passione e dell’impegno che dedica a questa forma d’arte, di cui non riesce a fare a meno, perché piena espressione del sé.
NO ORDINARY JOE (2021)
Il suo ultimo cortometraggio, No Ordinary Joe, è un progetto molto originale ispirato ancora una volta alla vita di un personaggio fuori dal comune: per il suo nono film, Barry ha scelto di celebrare le imprese di una donna assolutamente stravagante per il suo tempo, Marion Barbara Carstairs, o, più semplicemente, Joe Carstairs. Nata all’inizio del Novecento, Joe era tutt’altro che la tipica donna perbene del tempo: è stata tra le prime a dichiararsi apertamente omosessuale e di genere non binario; ha intrapreso una carriera da imprenditrice nel settore automobilistico; è diventata pilota di barche a motore, vincendo numerose competizioni e facendosi conoscere per la velocità con cui sfrecciava nell’acqua. Tuttavia, ciò che di lei ha più attratto Barry è stata la sua amicizia con un pupazzo, da lei soprannominato Lord Tod Wadley, una bambola di cuoio che teneva con sè dagli anni Venti e che l’accompagnava ovunque, in veste di suo braccio destro e di alter-ego.
Alternando stop-motion e live action, Barry decide per questo film di mantenere il suo tipico impianto teatrale, ambientando la vicenda su un palcoscenico chiaramente “vestito” da camera da letto di Joe, interpretata dalla famosa attrice scozzese Lindsay Duncan. Joe, seduta sulla sua toeletta, si abbandona in una profonda riflessione sulla propria vita, rimembrando dolcemente il passato e le vicende che furono, restando sempre affiancata dalla voce sincera del fedele compagno di pezza Toddie.
Con i personaggi di Joe e Toddie, Barry compie contemporaneamente due operazioni opposte: dirige un’attrice in carne ed ossa ed anima un pupazzo senza vita, facendo incontrare due personalità tanto diverse quanto complementari, ed instaurando tra loro un dialogo spontaneo ed intimo in cui anche lo spettatore si sente timidamente complice.