Antonietta De Lillo

Antonietta De Lillo

Membro della giuria 2024

Gli esordi della sua carriera affondano le radici nel mondo del fotogiornalismo. Dopo essersi diplomata al DAMS dell’Università di Bologna, realizza infatti molti servizi per quotidiani e settimanali per poi diventare assistente operatrice in diverse produzioni cinematografiche.

Nel 1985 dirige, insieme a Giorgio Magliulo, il suo primo lungometraggio, Una casa in bilico, che si aggiudica il Nastro d’Argento come migliore opera prima, quindi nel 1990 realizza la sua seconda opera, Matilda, sempre in collaborazione con Giorgio Magliulo.

Nel corso degli anni ’90 dirige diversi documentari e video ritratti tra i quali Angelo Novi fotografo di scena, La notte americana del dr. Lucio Fulci, Ogni sedia ha il suo rumore, Promessi Sposi, selezionati e premiati in diversi festival internazionali.

Nel 1995 dirige Racconti di Vittoria con il quale ottiene il Premio del Sindacato Critici Cinematografici alla 52° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Nel 2004 è il turno de Il resto di niente, evento speciale alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui tre candidature ai David di Donatello, il Premio Flaiano come migliore sceneggiatura e cinque candidature ai Nastri d’Argento.

Nel 2007 fonda Marechiarofilm, la sua società di produzione e distribuzione con cui consolida il suo percorso avviato in precedenza con Angio Film e Megaris. Proprio grazie a questo progetto, nel 2011 firma come ideatrice e curatrice il primo film partecipato in Italia, Il pranzo di Natale, presentato al 6° Festival Internazionale del Film di Roma. Nel 2013 è il turno di La pazza della porta accanto, presentato al 31° Torino Film Festival e dedicato alla storia della poetessa Alda Merini.

Nel 2015 presenta al 33° Torino Film Festival il secondo film partecipato, Oggi insieme domani anche, grazie al quale le viene assegnato il Nastro d’Argento speciale 2016 per il suo percorso nel cinema del reale.

Nel 2017 è nuovamente a Venezia nella selezione ufficiale alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con il mediometraggio Il signor Rotpeter, grazie al quale la regista viene premiata con un riconoscimento speciale ai Nastri d’Argento 2018.

Nel 2021 De Lillo allestisce la mostra fotografica Ritratti di cinema composta da immagini realizzate durante il festival di Venezia del 1981 e 1982. Nel novembre dello stesso anno, viene allestita un’altra mostra fotografica da titolo 19:34 Fotografie di Antonietta De Lillo, con scatti che testimoniano il periodo che segue il terremoto in Irpinia del 1980.

Nel 2023 è impegnata nella realizzazione del suo film autoritratto L’occhio della gallina che sarà distribuito nel 2024. Attualmente è in corso di lavorazione il terzo film partecipato, L’uomo e la bestia, la cui uscita è prevista per il 2025.

 

IL SIGNOR ROTPETER

Il signor Rotpeter è basato sul racconto del 1917 di Franz Kafka dal titolo Una relazione su un’Accademia. La narrazione si muove si muove lungo due linee temporali: da un lato seguiamo la lezione universitaria che il signor Rotpeter, creatura a metà tra una scimmia e un essere umano, sta tenendo all’università, mentre dall’altro incontriamo il suo presente, una quotidianità che induce lo spettatore a riflettere su molte delle istanze con cui l’essere umano si interfaccia ogni giorno, spesso senza rendersene conto. A fare da sfondo alla vicenda del protagonista è la città di Napoli che con la sua presenza più o meno pervasiva contribuisce ad avvicinare lo spettatore a questa creatura apparentemente lontanissima, ma di fatto molto più vicina di quanto si possa credere. Attraverso i suoi occhi siamo posti nelle condizioni di interrogarci continuamente sulle scelte che facciamo e su grandi temi propri dell’umanità, come la libertà e la possibilità di uscire dalla gabbia in cui talvolta è rinchiuso il reale della nostra contemporaneità.

Quello di De Lillo è un cinema che invita lo spettatore a decostruire gli stereotipi, guidato dai personaggi e dalle loro molteplici visioni. Seguendo, infatti, le tappe di questa metamorfosi immersiva, è come se per la prima volta conoscessimo la nostra società, grazie all’immedesimazione empatica con lo sguardo del signor Rotpeter e alle dinamiche delle sue relazioni col mondo che lo circonda.

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