Vincitore di numerosissimi riconoscimenti e nominato agli Oscar nel 1993 e ai premi BAFTA nel 1996, Barry Purves è uno dei più acclamati animatori inglesi. Artista eclettico, maestro dell’animazione a “passo uno”, è anche regista e scenografo per diverse produzioni teatrali, molte delle quali realizzate per la Altrincham Garrick Playhouse. È inoltre autore dei volumi Stop Motion – Passion, Process, Performance (2008, Focal Press) e Basics Animation – Stop Motion (2010, Ava Publishing), appassionate introduzioni alla tecnica della stop-motion.
Inizia la sua carriera contribuendo all’animazione di serie televisive prodotte dalla Cosgrove Hall Productions Ltd., incluse The Pied Piper of Hamelin (1980) e The Wind in the Willows (1984), ma realizza il suo primo cortometraggio come autore completo nel 1989. Il film, Next: The Infinite Variety Show (1989), prodotto dalla Aardman Animation Ltd, è una celebrazione delle illimitate possibilità del teatro e vede uno spaesato William Shakespeare mettere in scena tutte le sue opere davanti a uno svogliato impresario, fisicamente simile a Peter Hall, fondatore della Royal Shakespeare Company. A Next segue nel 1992 Screen Play, per la Bare Boards Productions: il racconto di una tragica storia d’amore raccontata con i toni del teatro Nō e Kabuki, esteticamente ispirata alle ceramiche decorate in stile “Willow pattern”, “cineserie” assai popolari nell’Inghilterra del 19° secolo.
Nel 1993 Purves incontra l’opera italiana: Rigoletto, parte del ciclo di cortometraggi per la televisione “Opera Vox”, è un barocco adattamento del lavoro verdiano, in cui Purves abbandona momentaneamente la staticità del teatro per sostituirla con una camera assai mobile, che “vola” tra i balconi del palazzo del dissoluto Duca di Mantova. Con Achilles (1995) avviene invece il ritorno all’impianto teatrale: la storia dell’amore tra Achille e Patroclo raccontata come una tragedia greca erotica, sullo sfondo della guerra di Troia e narrata dall’attore Derek Jacobi. Il lavoro successivo, Gilbert & Sullivan – The Very Models (1998), è un lieve e ironico omaggio all’operetta inglese che l’autore dedica ai propri genitori: la storia del conflittuale rapporto tra il compositore Arthur Sullivan e il librettista William Schwenck Gilbert, qui assai simili alle loro raffigurazioni caricaturali nei giornali dell’epoca vittoriana. Gli anni successivi vedono Purves impegnato come collaboratore per la realizzazione di Mars Attacks! (1996) di Tim Burton e King Kong (2003) di Peter Jackson. Il suo film “a solo” successivo, Hamilton Mattress (2001), speciale natalizio per BBC1, è un’opera lieve: la storia di un formichiere con la passione della musica e il sogno di diventare batterista.
L’ultimo decennio vede Purves impegnato nella realizzazione di workshop d’animazione per alcuni dei maggiori studi cinematografici, tra cui Pixar e Dreamworks, oltre che giurato per numerosi festival nazionali e internazionali, tra cui l’Ottawa International Animation festival nel 2012, e presidente della giuria al Stuttgart Animation festival nel 2013. Gran parte dei suoi lavori più recenti, tra cui le lunghe serie come Rupert Bear (2007), Toby’s Travelling Circus (2012) e Twirlywoos (2015-2017), sono prodotti ironici e gentili, indirizzati a un pubblico infantile. Tuttavia, è con Plume (2011) e Tchaikovsky – An Elegy (2011) che Purves crea alcune delle sue opere più mature. In particolare, con il secondo film – una produzione Studio M.I.R. per la televisione russa –, crea una storia con un unico protagonista: il celebre compositore de Il lago dei cigni che su un palcoscenico rivaluta la sua vita, mentre sogni e memorie si alternano sullo sfondo.
Plume, una produzione Dark Prince per ARTE, è forse il lavoro di Purves più astratto: il racconto, privo di dialoghi, di una creatura alata, sorta di angelo a cui un gruppo di esseri demoniaci strappa le ali, rendendolo storpio ma anche proiettandolo in una nuova dimensione esistenziale. Un lavoro drammatico e sofferto, in cui l’autore ha condensato dubbi, angosce e lutti personali; mai come in quest’opera si rivela l’amore di Purves per le marionette, creature visibilmente e volutamente artificiali, eppure in grado, grazie alla magia della finzione, di rendersi interpreti di pulsioni e desideri segreti e nascosti.