Notizie dal Festival


  • 10 Ottobre 2020

L’INCONTRO CON LE TRE GIURATE DEL CONCORSO

In occasione dell’ultima giornata della decima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, si è svolto il Programma Speciale della Giuria che ha visto come protagonista una giuria tutta al femminile, composta dall’attrice polacca Maria Mamona, dalla regista siriana Sulafa Hijazi e dall’attrice italo giapponese Jun Ichikawa. Per l’occasione sono stati proiettati in maniera “diffusa” alcune opere che hanno visto ciascuna di loro come interprete o autrice.

Il programma si è aperto con il video messaggio dell’attrice Jun Ichikawa, direttamente dal set cinematografico del nuovo lungometraggio Addio al nubilato diretto da Francesco Apolloni, che uscirà prossimamente. Dopo aver ringraziato la direttrice del festival Roberta Novielli per essere stata invitata nelle vesti di membro ufficiale della giuria, Ichikawa ha affermato che è stato arduo scegliere i vincitori del concorso, sottolineando la bellezza di ogni lavoro e la bravura dei giovani registi partecipanti. Inoltre, ha ringraziato le colleghe giurate Maria Mamona e Sulafa Hijazi per aver condiviso con lei questo compito, augurando a tutto lo staff un buon lavoro e auspicando un possibile ritorno per la prossima edizione del 2021.

La prima ad essere intervenuta dal vivo è stata Maria Mamona, attrice polacca che nel corso della sua lunga carriera in teatro, nel cinema e nella televisione, ha dimostrato la sua versatilità lavorando con rinomati registi polacchi e internazionali. Come da lei stessa dichiarato, l’esperienza accumulata negli anni le ha permesso di individuare la vera psicologia di ogni personaggio che ha interpretato, cercando di capirne anche la parte più nascosta, spesso più oscura. La brillante interpretazione in Blindness (Zaćma) è la prova evidente dell’interesse da parte dell’attrice nello sperimentare con ruoli spesso controversi e ambigui, ed è proprio questo il suo punto di forza. Mamona ha poi rivelato di aver dovuto compiere una notevole opera di ricerca sia interiore che storica per interpretare al meglio il ruolo in questo film, basato su una storia vera e diretto dal marito Ryszard Bugajski, in cui l’attrice è un colonnello di un dipartimento di sicurezza durante l’epoca staliniana in Polonia. Infine, alla domanda riguardo la ragione per cui ha scelto di portare al Ca’ Foscari Short Film Festival il cortometraggio Elizabeth, l’attrice ha risposto affermando che recitare in un cortometraggio ha rappresentato un’esperienza nuova e allo stesso tempo formativa per lei. Ha difatti spiegato che lavorare in questo progetto con molti giovani è stato un importante momento di scambio: non solo i giovani attori e registi hanno potuto apprendere qualcosa da lei, ma il confronto con le nuove generazioni, la loro energia e il loro entusiasmo sono stati per lei grande fonte di ispirazione.

A seguire, è intervenuta la regista e videoartista siriana Sulafa Hijazi, che ha avviato la sua carriera nel mondo dell’animazione a soli 23 anni al termine degli studi in teatro, belle arti e arti concettuali dapprima nel suo paese natale, e successivamente in Germania. La sua esperienza artistica è da sempre strettamente legata alle vicende della sua terra d’origine, la Siria; in particolare, i corti d’animazione realizzati nelle prime fasi della sua carriera, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, mirano a portare in scena la cultura araba nella sua autenticità artistica, lontano da pregiudizi e luoghi comuni. Come lei stessa ha dichiarato, il 2011 rappresenta uno spartiacque importante, sia a livello storico che a livello strettamente professionale; con il “risveglio” siriano si intensifica il suo coinvolgimento, anche artistico, nell’attivismo sociale. Hijazi inizia dunque a lavorare ad una serie di opere di video-arte a tematica più adulta, legate al sottile confine tra vita e morte. Le due creazioni presentate al Ca’ Foscari Short Film Festival, entrambe realizzate nel 2018, appartengono alla fase più recente della sua carriera artistica e riflettono l’atmosfera della sua esperienza berlinese: Red Shoes rappresenta uno studio visionario sull’autoconsapevolezza umana e lo spazio in cui viviamo, mentre Drops esplora in modo ipnotico il tema della violenza nell’era digitale.

Si è concluso così uno degli appuntamenti più attesi di questa decima edizione che ha permesso al pubblico di entrare in contatto con il mondo artistico e personale delle giurate del Concorso.

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