Winners: Marie Elisa Scheidt


Marie Elisa Scheidt è una regista tedesca, vincitrice della prima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, nel 2011. Nata a Dresda nel 1987, ha studiato presso University of Television and Film di Monaco nonché presso la School of Image Arts di Toronto (Ryerson University); inoltre è stata alunna del Talent Campus e del Talent Camp Odense della Berlinale. Durante gli studi ha preso parte in produzioni cinematografiche in Canada, Belgio, Regno Unito e Stati Uniti. Terminati gli studi ha partecipato a diverse produzioni cinematografiche internazionali a Monaco, San Diego, Praga e Accra.
I suoi innumerevoli lavori si distinguono per essere dei toccanti documentari che si servono della fiction per esplorare le relazioni umane, cercando di individuare quale ruolo gli individui ricoprono nella società contemporanea. Il tema viene tratto nel documentario del 2009 On a trip down memory lane, in cui cinque personalità differenti raccontano momenti cruciali della loro vita. Questo cortometraggio le vale una menzione d’onore al Konstanz Short Film Festival 2009 e “Important Cinematic Work” all’ Alternative Film/Video Festival Belgrade 2010.

Nel 2011, Elisa firma la regia del cortometraggio I love you, I love you not con il quale trionfa alla prima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival. Dello stesso anno sono Girl in Limbo, che le vale il primo premio al “60 seconds stories” e il documentario Fliehkraft.

Il 2012 è l’anno di Through the lens on Inkedkenny, documentario che riscuote numerosi premi come il Grand Prix al Lugano Film Festival 2013, Premio per il miglior documentario al Bamberg Short Film Festival 2013, 1° premio al Queer-Streifen Gay / Lesbian Short Film Festival Regensburg 2013, 2° premio al Konstanz Short Film Festival 2013, Menzione d’onore al Regensburger Kurzfilmwoche 2013.

Holy F%&#  è un cortometraggio sperimentale del 2013 che le vale il premio per Best Experimental Film al Columbus International Film + Video Festival; dello stesso anno è il documentario Sobota che racconta la storia di un uomo senza morale e senza rimorsi, un pappone e delinquente del quartiere a luci rosse di Vienna durante gli anni ’60. Elisa, come sua prerogativa, indaga l’uomo, il carattere umano di Sobota a trent’anni dalla pubblicazione del suo libro di memorie. Questo lavoro le procura i premi come Miglior documentario al Landshut Short Film Festival 2014, il FFF Award per migliori film di un artista emergente al Regensburg Short Film Festival 2014. Sempre nel 2013 firma la regia del cortometraggio Loly H. che vince come miglior documentario all’Intervideo Awards Mainz 2014.

Nel 2014 la Web series Mit leichtem Gepäck / Free to go, realizzata con altri giovani registi, ha impegnato Elisa in diversi paesi del mondo realizzando cortometraggi in Europa Meridionale, Africa Orientale, nel Sud-Est asiatico e negli Stati Uniti.

Del 2017 è Our wildest dreams, un documentario che racconta la storia della vita nomade contemporanea, della sua bellezza e delle sue difficoltà attraverso le vicende dei protagonisti Foots e Torjus. Il documentario è un grande successo e vince il premio per la Miglior Fotografia al Rhode Island International Film Festival 2017, per la Miglior Colonna Sonora al New York City Independent Film Festival 2018, il premio per il Miglior Documentario all’Impact Doc Awards San Diego 2018, il Secondo Premio come Miglior Documentario al Desert Rocks Film and Music Festival di Hesperia nel 2019.
La sua ultima fatica è datata 2018: si tratta del documentario Occupation 1968 che riguarda l’occupazione della Cecoslovacchia nel 1968 da parte dei cinque paesi firmatari del Patto di Varsavia. Il documentario esplora il punto di vista delle persone che hanno preso parte all’invasione.

 

Through the lens of InkedKenny
2012, 18’
InkedKenny è un fotografo con una relazione speciale con i suoi modelli: li guarda oltre la loro facciata, li produce e li contrasta. Modella l’universo della comunità omosessuale dei Bear di Montreal fotografando uomini muscolosi che incarnano un certo ideale di bellezza. Ciò che sembra a prima vista un puro culto del corpo è una fonte di forza in un destino straordinario.

 

SOBOTA
2013, 30’
Sobota è un uomo senza morale, senza rimorso. Negli anni ’60 era noto come il più famoso magnaccia e delinquente spietato nel quartiere a luci rosse di Vienna. Successivamente divenne l’autore di una delle autobiografie austriache più demonizzate e più vendute. I suoi rapporti provocatori sono stati un’occasione d’oro per i media, che lo hanno idealizzato creando l’immagine del “cattivo ragazzo” per eccellenza. Ma da dove deriva il fascino per il lato oscuro della vita? Cosa gli rimane oggi, oltre trent’anni dopo la pubblicazione delle sue memorie? Il film non cerca i presunti motivi di Sobota, ma il carattere umano abissale in ognuno di noi.

 

Holy F%&#
2013, 7’
Il filosofo Ludwig Wittgenstein sosteneva che i limiti della propria lingua sono i limiti del proprio mondo. Ma è possibile che espandendo e ampliando la definizione del linguaggio, il mondo stesso possa diventare più ampio, più profondo, più grande? In Hol F # &% vediamo persone in grado di liberarsi quando si piegano e infrangono le regole del linguaggio, mettendo in primo piano la propria materialità e dimensione inconscia, producendo suoni che danno accesso ai regni della mente che di norma le parole non possono rivelare ed esprimere. Con questo disordine disinibito di convenzioni e l’egemonia del funzionale, ci sfidano a espandere le nostre definizioni del linguaggio e a esprimerci in diverse direzioni.

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