Durante il workshop Anymation, il curatore Davide Giurlando ha condotto il pubblico dell’Auditorium in un viaggio a trecentosessanta gradi nel mondo dell’animazione nella pubblicità. Il mondo pubblicitario, a differenza di quello del cinema che sembra esserne per molti versi più lontano, è totalmente immerso nel caos della modernità. L’animazione ha da sempre una certa vena nevrotica, riflesso dei tormenti e delle ossessioni della società contemporanea, e questo si riflette anche nella pubblicità, basti pensare che la maggior parte dei grandi animatori sono stati anche pubblicitari. Quello che Davide Giurlando ha presentato agli spettatori del workshop è stata una selezione di sequenze esemplificative da quattro cortometraggi riguardanti il mondo pubblicitario e l’effetto che questo ha sulla nostra vita – quasi come una contaminazione – facendo sì che si vadano a contrapporre la vita naturale ad una vera e propria vita artificiale.
Il primo corto, intitolato What on Earth!, è costruito attorno all’idea di un immaginario documentario creato da scienziati marziani sulla Terra e sui suoi abitanti. La sorpresa sta nel fatto che in realtà gli abitanti di Marte considerino come legittimi abitanti del pianeta le automobili, mentre vedono come parassiti gli esseri umani, i quali infestano la terra con colonie e nidi, ovvero le città. Il secondo corto, Rejected, è invece una raccolta di irriverenti spot pubblicitari a opera di Don Hertzfeldt. I disegni sono semplici e stilizzati, mentre le situazioni e i dialoghi sembrano a prima vista assurdi e fuori contesto, fino a quando le vignette create vengono stropicciate, distrutte e inghiottite da un buco nero. Il terzo corto, Wild Life, ha un’atmosfera più malinconica, creata anche dalla scelta di musiche anni trenta, per la storia di un giovane inglese di città che sogna di diventare un cowboy e decide quindi di trasferirsi in Canada, dove però i suoi sogni si infrangeranno. L’ultimo cortometraggio, Logorama, è stato premiato con l’Oscar e si tratta di un allucinato racconto ambientato in un mondo interamente composto da loghi commerciali, in cui l’antagonista è una versione criminale di Ronald McDonald contrapposta a due omini Michelin, nella veste di poliziotti.
È indubbio che ognuno di questi corti, a suo modo, sia una più o meno velata critica alla società moderna e alla sua immotivata frenesia, e l’animazione, con la sua follia e la sua isteria, riesce a rendere al meglio l’alienazione dell’essere umano nel caos della contemporaneità. Da questi lavori animati sembra quindi emergere che la pubblicità non sia né un fine né un oggetto definibile, quanto piuttosto un influsso indecifrabile che prescinde dal suo originale scopo e contribuisce a definire una visione critica del mondo nel quale viviamo.