Notizie dal Festival


I giovani registi si raccontano

I° parte

Intervista al Collettivo Flowing di Senza Velo e all’israeliana Adi Segal di Deactivate

 

All’Auditorium Santa Margherita abbiamo incontrato alcuni dei registi in gara per il Concorso Internazionale. Senza velo del Collettivo Flowing, mostra il matrimonio di Alessandro e Juanito a Oslo, che offre il pretesto per riflettere sia sulla testimonianza di questa giovane coppia sia sullo spazio che occupa il matrimonio nell’immaginario collettivo. In Senza velo, si rende al meglio l’idea del matrimonio nella società italiana attuale, utilizzando immagini d’archivio di varie epoche alternate a interviste per dare un orizzonte più ampio e inserire elementi di verità. I filmini del matrimonio, infatti, rappresentano uno degli elementi più unificanti nelle famiglie italiane, e in questo modo, gli stessi registi hanno avuto l’occasione di pensare ai loro genitori e al significato affettivo che questi ricordi familiari hanno per loro. Ponendo sullo stesso piano il matrimonio tradizionale e il legame tra omosessuali, attraverso un confronto, il Collettivo Flowing è riuscito a mostrare come sia cambiata la percezione del matrimonio rispetto ad alcuni decenni fa. In questo senso, il titolo offre due chiavi di lettura: la perdita del velo serve sì a svelare qualcosa in più, ma rappresenta anche la scelta degli omosessuali di non utilizzarlo come frattura rispetto alla concezione tradizionale del matrimonio.

L’altro corto in concorso nella giornata di ieri è stato Deactivate di Adi Segal. In appena 20 minuti, la regista israeliana spiega come i ritmi urbani costringano l’individuo nella routine e lo spingano alla ricerca e al bisogno di attenzione. Già il titolo offre allo spettatore una sorta di anticipazione di ciò che succederà. Per il titolo, disattivare, Adi Segal ha preso spunto da Facebook e dalla sua diffusione, che ha determinato una sorta di perdita del contatto diretto con le persone e con il mondo reale. Influenzata dal suo interesse per la videoarte, la regista ha voluto realizzare qualcosa di sperimentale giocando sui cromatismi, poiché i colori riescono a enfatizzare le cose e a mostrarle secondo punti di vista diversi. Anche la scelta di non inserire dialoghi è un riferimento ai social network, in cui riusciamo a comunicare attraverso parole chiave. Così, è riuscita a non far percepire lo scorrere del tempo, rappresentando al meglio la nostra società attuale in cui tempo e spazio si sono fusi insieme in un web world, che pian piano ha preso il posto del mondo reale.

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