Catherine Breillat, Małgorzata Zajączkowska e Barry Purves raccontano il loro rapporto con il cinema sul palco dello Short
Nella terza giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival si è svolto l’atteso Programma Speciale della Giuria; un’opportunità per approfondire la conoscenza dei tre membri della giuria internazionale di questa edizione: Catherine Breillat, Małgorzata Zajączkowska, e Barry Purves. Ogni giurato ha scelto uno o più cortometraggi da mostrare al pubblico per poi commentarli e rispondere alle domande dei curiosi.
La prima a salire sul palco è stata Catherine Breillat, scrittrice, regista e artista francese a tutto tondo. Durante la serata sono stati presentati alcuni frammenti tratti dai suoi film più famosi, tra i quali A mia sorella! e Romance, opere dalle quali spiccano i temi della sessualità e dei conflitti di genere che contraddistinguono la sua filmografia, trattati da un punto di vista personale e molto coraggioso. Proprio su questi temi si sofferma l’artista, parlando della presenza di un corpo sensuale in tutti i suoi lavori. La regista dichiara che lo spettatore deve «fare il suo lavoro, se non vede niente, deve immaginare tutto» e, prendendo in considerazione l’opera Sporco come l’angelo, fa notare come il pubblico creda di aver visto nudo il protagonista, quando invece non è mai apparso sullo schermo senza veli. Breillat esprime poi la sua idea di regista: un mago che fa credere al proprio pubblico di aver visto ciò che invece non è mai apparso. Catherine Breillat, però, non provoca con la mera intenzione di scioccare, ma ha come fine principale il suscitare emozioni. Uno dei ricordi che senz’altro ha formato maggiormente la regista è un episodio risalente ai suoi anni di formazione alla scuola di cinema francese, periodo in cui il suo professore le sconsigliò di intraprendere la carriera da regista in quanto donna, perché, a suo avviso, avrebbe avuto come unico risultato la disoccupazione. Breillat dichiara, infine, di sentirsi maggiormente a suo agio nei panni della regista piuttosto che della scrittrice: si vede come una pittrice e scultrice, in grado di plasmare l’attore come argilla. L’aspetto che più la soddisfa dell’essere una regista è la possibilità di rubare alla vita del tempo, anche se si tratta di solo tre minuti.
E’ stato poi il turno di Małgorzata Zajączkowska, attrice e scrittrice polacca, che ha presentato insieme al regista Marcin Bortkiewicz il cortometraggio Portret z pamieci (Drawn from Memory, 2012), presentato al Festival di Cannes. Il film è narrato dal punto di vista di Marek, un giovane regista alle prese con la demenza senile della nonna. L’anziana è convinta di essere stata una grande attrice e il nipote decide di assecondarla mettendo in scena alcune sequenze che hanno fatto la storia del cinema. Intervistata da Flavio Gregori, protettore alle attività e rapporti culturali dell’Università Ca’ Foscari, Zajączkowska ha dichiarato di aver voluto partecipare al progetto non appena gliene ha parlato il regista, con il quale si è instaurato subito un forte senso di empatia. Avendo lavorato anche negli Stati Uniti, alla domanda quale sia la differenza tra il mondo del cinema polacco e quello statunitense, Małgorzata risponde che la differenza sostanziale risiede nella possibilità e volontà di investire in film d’autore: negli Stati Uniti c’è la tendenza a produrre con più facilità film d’impronta commerciale a scapito delle produzioni artistiche. Infine, l’attrice ha rivelato di essere impegnata in diversi progetti attualmente, tra i quali la messa in scena dell’opera Midsummer night’s dream a Varsavia.
L’ultimo a salire sul palco è stato Barry Purves, uno dei più acclamati animatori inglesi, che ha presentato durante la serata il cortometraggio Plume e, a seguire, un episodio della serie animata Twirlywoos. Plume (2011), lavoro astratto e privo di dialoghi, è un’opera in cui Purves ha condensato dubbi, angosce e lutti personali. Intervistato da Davide Giurlando, esperto in cinema d’animazione, il regista ha infatti affermato di aver creato il cortometraggio con un fine catartico, come un’elaborazione del lutto della madre. Oltre a trasparire l’atmosfera buia e tetra, in Plume c’è la volontà di trovare una gioia anche quando la vita assume delle pieghe apparentemente terrificanti nel suo corso, e nel caso del corto, la gioia in questione assume il ruolo del piacere di nuotare, che in fondo è un po’ come volare, ma in un altro spazio. Per quanto concerne Twirlywoos, Purves ha dichiarato di aver scelto un episodio della serie animata per bambini, da mostrare assieme al corto precedentemente analizzato, proprio perché grazie alle sue denotazioni leggere e spensierate crea contrasto tra commedia e tragedia, che a suo avviso è sinonimo della vita stessa. Conclude il suo intervento citando Oscar Wilde per manifestare la sua passione per le maschere: «A man is least himself when he talks in his own person. Give him a mask, and he will tell you the truth.» Purves ritiene, infatti, che le maschere consentano non solo di assumere panni non nostri, ma anche di fungere da lenimento dal peso del nostro essere.