I TRE GIURATI INCONTRANO IL PUBBLICO DELLO SHORT
Roberta Torre, Hayashi Hiroki e Marcin Bortkiewicz raccontano il loro rapporto con il cinema attraverso le loro opere
GLI ULTIMI CORTI IN GARA, IL CONCORSO OLGA BRUNNER LEVI E I FILM SCIENTIFICI DI INIZIO NOVECENTO
QUESTA SERA L’ANNUNCIO DEI VINCITORI E LO SPETTACOLO DI SHADOW ART DI SIMONA E CARLO TRUZZI
Venezia, 24 marzo. Ieri all’ottava edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival si è svolto l’atteso Programma Speciale della Giuria; un’opportunità per approfondire la conoscenza dei tre membri della giuria internazionale di questa edizione: Roberta Torre, Hiroki Hayashi, e Marcin Bortkiewicz. A ogni regista è stato chiesto di scegliere alcuni estratti dei loro lavori per vederli assieme al pubblico e commentarli.
La prima a salire sul palco è stata la regista italiana Roberta Torre che ha presentato estratti scelti del suo ultimo lavoro, Riccardo va all’inferno, un ricercatissimo musical drama con Massimo Ranieri ispirato al Riccardo III di William Shakespeare, che ha appena vinto il David di Donatello per i migliori costumi, curati da Massimo Cantini Parrini. Torre ha dichiarato che in tutti i suoi film il rapporto con la musica è molto importante, sin dal folgorante esordio Tano da morire. La regista considera la musica come forma di drammaturgia e non un semplice accompagnamento; una visione che risalta anche nella collaborazione con Mauro Pagani per la stesura delle canzoni di Riccardo va all’inferno.
A seguire, il regista e produttore giapponese Hiroki Hayashi che ha cominciato la sua carriera come aiuto-regista di Takeshi Kitano e Kiyoshi Kurosawa, ma la cui folgorazione per il cinema è nata dalla visione di Nuovo Cinema Paradiso, affermando che per questo sente un legame particolare con l’Italia. Come in molti dei suoi lungometraggi, il territorio e le comunità locali sono i protagonisti assoluti anche di Soul Journey – To the future of Nanto, proiettato assieme al montaggio di diversi trailer scelti dall’autore. La terra rappresenta il passato e – spiega Hayashi – questo si riflette nel nostro futuro, perciò è importante valorizzarlo. Per questo, il regista cerca sempre di coinvolgere le comunità locali al fine di sensibilizzarle nei confronti dei temi che affronta nei film.
Infine, il polacco Marcin Bortkiewicz, regista cinematografico e teatrale, la cui poetica dedica una particolare attenzione al mondo femminile: per lui, le donne sono soggetti molto più complessi degli uomini, e per questo molto più interessanti. La sua carriera nell’ambito teatrale ha senz’altro influito sul lavoro da regista, «ho deciso di fare l’attore per capire da regista cosa si prova realmente a recitare sul palco» dice Bortkiewicz; ammette inoltre che tutti i suoi lavori teatrali risentono di un retrogusto cinematografico e viceversa. Early Learning, il documentario proiettato durante la serata, vede uno studente di oceanografia insegnare a una foca nata in cattività a vivere nel suo habitat naturale. Per il regista, però, definirlo documentario è riduttivo, in quanto i suoi film non seguono rigidi schemi dettati dai generi e l’opera è tanto documentaria quanto fiction.
Questa sera, invece, durante la cerimonia di chiusura la giuria annuncerà il vincitore del Concorso internazionale e degli altri premi previsti. Prima, però, sono stati proiettati gli ultimi cortometraggi in gara a cominciare dall’animazione Sea della regista bielorussa Marharita Tsikhanovich, dove la scelta del bianco e nero e l’uso della musica tradizionale rafforzano ulteriormente il senso di malinconia del protagonista, un uomo solo nel mare della vita. Mama, dei registi uzbechi Abduazim Ilkhomjonov e Botir Abdurakhmonov, è una storia che ritrae le conseguenze degli orrori della seconda guerra mondiale, dove una donna farà da madre per i quattro bambini orfani a lei affidati. A seguire è stato proiettato il corto Çıkmaz del regista turco Yasin Dalgiç, nel quale la narrazione s’incentra sulle vicende di un vecchio prigioniero affrancato che ritrova casualmente il cadavere di una ragazza nel parcheggio dove lavora. E’ stato poi proposto Yong Bao Chang Jiang per la regia del cinese Ao Ma, la storia di un ragazzo con insicurezze e paure a relazionarsi col prossimo che cercherà, con l’aiuto della madre, di uscire dal vizio del gioco online e della vita virtuale, anche se il mondo reale sembra tutt’altro che accessibile. Per finire, Lobis del lituano Martynas Valius che narra la storia del ritrovamento di un tesoro sul fondo di uno stagno. Il protagonista, il medico Jeronimas, coinvolge anche gli abitanti del villaggio nel recupero, senza sapere però cosa troveranno.
In quest’ultima giornata del festival, stati presentati anche gli ultimi due programmi speciali, il Concorso Scuole Superiori Olga Brunner Levi e Fantastica scienza. Il primo è un premio creato nel 2014 dalla Fondazione Levi e rivolto agli studenti delle scuole superiori di tutto il mondo, chiamati a realizzare cortometraggi aventi per soggetto una performance musicale femminile o il rapporto fra la condizione della donna e la musica nella storia. Il corto vincitore, che sarà scelto da una giuria tecnica specializzata tra i cinque finalisti, verrà annunciato questa sera. Ad animare l’ultima giornata di Festival c’è stato anche Fantastica Scienza, il programma speciale curato da Carlo Montanaro, esperto di cinema delle origini e collaboratore abituale del Festival. Montanaro ha presentato una selezione di 16 cortometraggi, risalenti per la maggior parte all’inizio del Novecento, che hanno come filo conduttore il disvelamento di fenomeni scientifici particolarmente difficili da dimostrare concretamente e che il cinema ha reso “magicamente” possibili. Tra questi figurano anche i filmati ad alta velocità dei proiettili che attraversano le bolle di sapone di Lucien Bull e quelli velocizzati sulla crescita di fiori e piante. Non mancano neppure lavori di due pionieri del cinema come Jules E. Marey e Georges Méliès.
Il gran finale del Ca’ Foscari Short Film Festival questa sera sarà affidato ai maestri della shadow art Simona e Carlo Truzzi, artisti italiani in grado di creare sorprendenti figure (oltre a ritratti di famosi attori, cantanti e personalità varie) con il solo ausilio delle loro mani, di un telo e di una fonte di luce, grazie ai quali le ombre sembreranno più ‘piene’ che mai.