Il giovane prodigio dell’horror contemporaneo Rob Savage si racconta allo Short: “I corti come potente strumento per emergere”
Il Concorso Internazionale tra il dramma dei migranti afghani dell’iraniano Bloody Gravel e la resistenza anarchica di As Dùas en Punto
Con East Asia Now uno sguardo sulle ultime tendenze del cinema giovane asiatico, mentre la città di Venezia fa da sfondo ai corti degli studenti della summer school della VIU
È iniziata ieri la tredicesima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival nelle sedi della laguna veneziana. Il giorno precedente si era tenuta inoltre la pre-apertura all’Auditorium Santa Margherita dove, dopo si è tenuta la lectio magistralis del critico cinematografico Paolo Lughi su Vita, Morte e Miracoli del Cinema (e delle Nouvelle Vagues), raccontando la sua esperienza giovanile presso i cineforum di Trieste negli anni ‘70 e le cicliche crisi e resurrezioni del cinema. A seguire la visione del corto Antea realizzato dagli studenti del Master in Fine Arts in Film Making di Ca’ Foscari, in occasione della loro cerimonia di diploma. La prima giornata si è aperta ancora all’insegna di aspiranti registi che studiano a Venezia con il programma Young Filmakers at Ca’ Foscari – VIU che ha presentato i corti realizzati dagli studenti della summer school Films in Venice and Filming Venice, da un’iniziativa della Venice International University. Grazie a un approccio multiculturale e multidisciplinare allo studio e alla pratica cinematografica, i venticinque studenti provenienti da tutto il mondo hanno realizzato cinque corti che indagano le relazioni umane sullo sfondo della città di Venezia.
Si è proseguito con il programma speciale East Asia Now, curato da Stefano Locati da diversi anni. Anche quest’anno la selezione dei cortometraggi presenta uno spaccato sulle ultime tendenze del cinema giovane dell’Asia Orientale. I tre corti proposti ruotano tutti attorno alla tematica della condizione femminile nella contemporaneità, mischiando surrealismo e realismo magico. Il primo è Aunt Lotus & Her Dream Bicycle, la storia di un’anziana signora che decide di proporsi come attrice, del regista singaporiano Kew Lin, che mescola elementi metafilmici e commedia. A seguire, The Sea on the Day When the Magic Returns, per la regia della coreana Han Jiwon, racconta lo sgretolarsi delle certezze di una donna attraverso un’animazione delicata e suggestiva. Ha chiuso il programma Bird Woman, della regista giapponese Oohara Tokio, che tratta la dura realtà delle donne molestate su mezzi pubblici in chiave surreale e ironica.
A seguire è stata inaugurata ufficialmente la tredicesima edizione dello Short con i saluti istituzionali del Prorettore al Diritto allo studio Elti Cattaruzza, dell’Assessore all’Università del Comune di Venezia Paola Mar e del Prorettore Vicario Antonio Marcomini. “Il Festival porta qui a Venezia ben 30 opere da 28 paesi – ha sottolineato il Prorettore Elti Cattaruzza – È un festival fatto da studenti e studentesse che hanno operato su tutti i piani per la riuscita di questo festival e per amore di questa arte. Li ringrazio per il contributo fondamentale che da quest’anno vede impegnati anche studenti di Iuav e Accademia delle Belle Arti. Uno dei temi più rilevanti che emergono dai corti del Concorso Internazionale quest’anno è una tematica molto importante e sentita, quella della migrazione”. “Lo Short – ha continuato il prorettore Vicario Antonio Marcomini – è un punto di riferimento a livello internazionale che in tredici edizioni ha raggiunto un risultato rimarchevole. Il festival diffonde la cultura e la cultura è al di sopra delle parti, ma ciò non significa che sia inerte di fronte a ciò accade. La cultura contribuisce alla risoluzione dei conflitti.” Ha quindi dato la parola ad una rappresentanza della comunità studentesca ucraina che ha letto un messaggio per richiamare l’attenzione sul conflitto in corso, evidenziando l’ingiustizia della guerra perpetrata dalla Federazione russa nei confronti della popolazione ucraina. È stato inoltre letto un messaggio di saluto del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia e del presidente della Fondazione di Venezia, Michele Bugliesi. A seguire il Prorettore Vicario Antonio Marcomini ha dichiarato aperto il Ca’ Foscari Short Film Festival 2023.
Il programma della giornata è proseguito con uno degli ospiti più importanti della tredicesima edizione, Rob Savage, giovane regista britannico di genere, che si è raccontato dagli esordi ai progetti futuri, dialogando con John Bleasdale, docente di Ca’ Foscari e critico cinematografico. Appena trent’enne ma già ricco di esperienze di rilievo, Savage si è affermato come uno dei più interessanti cineasti dell’horror contemporaneo, con due lungometraggi acclamati dalla critica, Host (2020) e Dashcam (2021) e un terzo, The Boogeyman, che sarà nelle sale a partire da giugno. Guidato dalle domande di Bleasdale, Savage ha raccontato con ironia i suoi inizi, che lo hanno portato a trasformare un lungometraggio girato a soli diciassette anni con gli amici, quasi per gioco, nella sua brillante carriera. Prima di farsi conoscere dal grande pubblico, Savage si è finanziato creando video musicali – è stato proiettato quello realizzato per il brano Took Them Away di Dear Reader – e cortometraggi, che ritiene un potente strumento per mostrare le proprie capacità all’interno dell’industria. Tuttavia Savage ha raccontato di essere cresciuto con il cinema horror, “forse una reazione ai miei genitori hippy,” commenta, e di aver sempre voluto cimentarsi in questo genere. È stato poi proiettato il suo corto Salt, che in due densissimi minuti crea un’agghiacciante atmosfera che ha incollato alle sedie gli spettatori dell’Auditorium. La svolta per Savage arriva paradossalmente con la pandemia, che gli procura l’idea – nata da uno scherzo che il regista fa agli amici – di sfruttare le piattaforme di videocall: nasce così Host, di cui è stato proiettato il trailer, film che cattura una seduta spiritica via Zoom. Infine, è stato presentato il trailer di The Boogeyman, ultimo lavoro del regista che lo afferma nel panorama hollywoodiano, adattando l’omonimo racconto di Stephen King. Molti sono i consigli che Savage ha offerto agli aspiranti cineasti: fra tutti quello di cavalcare l’onda dei media, creando contenuti che siano immediati e accattivanti, e con il potenziale di diventare virali, una strategia chiave, che ritiene necessaria per “saltare la coda” all’interno dell’industria. Infine, Savage ha salutato il pubblico consigliando ai giovani registi di circondarsi di persone propositive e brillanti, mettendo da parte l’ego da artista per rimanere aperti a idee sempre nuove.
La giornata si è conclusa con la proiezione dei primi sei cortometraggi del Concorso Internazionale, all’Auditorium Santa Margherita. Ha aperto il programma Tear Off, il cortometraggio animato di C. Del Negro, C. Fargier, H. Neveu, C. Souchard, N. Bashin, M. Petremand e M. Bourgeuil, studenti della scuola d’animazione francese Supinfocom Rubika. Gli spettatori si sono calati nel mondo buio e claustrofobico di un’ape e hanno seguito la sua avventura alla ricerca di salvezza dal Calabrone Distruttivo. Lo ha seguito Not for sale, di Miriam & Alejandro Sánchez Porras, provenienti dal Regno Unito, la storia di una finta vendita d’arte, organizzata da una negoziante e dai suoi dipendenti come vendetta nei confronti dell’arrogante CEO della catena di supermercati che li ha portati sul lastrico: una riflessione su come il desiderio di vendetta possa trasformare la vittima in carnefice. Bloody Gravel è il cortometraggio di Hojjat Hosseini, proveniente dall’Iran, che racconta il tentativo di fuga dall’Afghanistan di Roya e Bashir, una giovane coppia che si affida a dei trafficanti di esseri umani: una storia sul valore della morale individuale anche di fronte alla violenza e alla disperazione. Successivamente As Dúas en Punto, cortometraggio della regista brasiliana Uliane Tatit, ha guidato gli spettatori nella vita delle sorelle Maruxa e Coralia, anarchiche che sotto il regime franchista ogni giorno alle due in punto uscivano di casa vestite e truccate con colori sgargianti, come atto di resistenza. Con Runaway, della georgiana Salome Kintsurashvili, il pubblico presente in sala ha poi assistito allo sconvolgimento portato da un fuggitivo in cerca d’asilo nelle vite di una famiglia georgiana a Mosca, soprattutto in quella del giovanissimo Gigi, combattuto tra ammirazione e rivalità. Ha chiuso la prima giornata di proiezioni il cortometraggio di Ivan Krupenikov, Rozkwit Zimowy, dalla Polonia, che racconta la vicenda di un vecchio mercenario in attesa di un’opportunità per andare in pensione e dell’incontro con una ragazza che cambierà la sua prospettiva, in un mondo devastato da una catastrofe ecologica.
Infine, lo Short anche quest’anno riconferma la sua natura “diffusa” e ha inaugurato ieri due delle cinque sedi partner, con la Fondazione Bevilacqua La Masa e il Museo Archeologico Nazionale che hanno proiettati i programmi East Asia Now e Short meets Whistling Woods International, con tre cortometraggi dalla più importante scuola di cinema indiana.