Notizie dal Festival


  • 21 Marzo 2019

LA SECONDA GIORNATA ALLO SHORT 9 E LA MASTERCLASS DI PATRICE LECONTE

IERI SERA, NELLA GIORNATA INAUGURALE DEL FESTIVAL, L’INCONTRO CON PATRICE LECONTE: “LA BOTTEGA DEI SUICIDI E’ ANCHE UNA SORTA DI MUSICAL”

OGGI, SECONDA GIORNATA DEL CA’ FOSCARI SHORT FILM FESTIVAL 9: I CORTI DEL CONCORSO INTERNAZIONALE TRA ISOLAMENTO E REDENZIONE

ASSASSIN’S CREED LINEAGE: I CORTI TRATTI DAI CELEBRI VIDEOGIOCHI

E ANCORA: I CORTI DELLA SUMMER SCHOOL ‘FILMS IN VENICE’, QUELLI DEL WORLD FILM FAIR E L’INCONTRO CON I REGISTI DEL CONCORSO

Sala gremita ieri sera all’Auditorium Santa Margherita per la masterclass del cineasta Patrice Leconte, uno degli ospiti più importanti di questa nona edizione del festival. Difficile condensare quarant’anni di esperienza cinematografica in un paio d’ore, quando per lo stesso “non sarebbero bastate otto o nove ore”. A traghettare il pubblico in questo viaggio nel vario e immenso mondo dell’artista, Gabrielle Gamberini, vicedirettrice dell’Alliance Française di Venezia, che ha commentato la visione di sei estratti dalle produzioni più famose del regista francese: Il marito della parrucchiera, lungometraggio che Leconte ha descritto semplicemente come la storia di un ragazzino che amava tenere i capelli corti, cresce, sposa finalmente una parrucchiera come aveva sempre sognato e i due vivono felici. Perché, ha spiegato, in un mondo fugace e materialista, era giusto celebrare l’amore minimalista attraverso una trama semplice; un amore che basta a se stesso. Si è poi passati alla visione dell’estratto di Ridicule, valsogli anche una candidatura agli Oscar come miglior film straniero. La pellicola è stata la prima in costume per il regista, che ha dovuto da subito combattere con la paura di realizzare un film troppo classico, ma che è poi diventato uno dei suoi lavori più apprezzati. Da queste due pellicole vivaci e colorate ci si è poi spostati verso un mondo più cupo, il mondo in bianco e nero de La ragazza sul ponte, film che, come lo stesso Leconte racconta, è stata una sfida perché “adoro affrontare sfide impegnative per non annoiarmi”. Raccontando degli aneddoti sulla realizzazione il maestro non perde l’occasione per ricordare di come un incontro possa cambiarci la vita radicalmente e di come, per cogliere tutte le occasioni possibili sia necessario “aprire gli occhi verso ciò che ci circonda, poiché se si sta tutto il giorno con il naso fisso sullo smartphone, non si farà mai nessun incontro”.  Si affrontano poi i temi della redenzione e della lealtà parlando di L’amore che non muore, film dal quale si evince che nessuno è malvagio al cento per cento e che in ognuno c’è sempre qualcosa da salvare, come dimostra la storia d’amore tra il capitano e sua moglie, pronti a morire, sacrificando se stessi in nome dell’amore. Con L’uomo del treno Leconte ricorda allegramente la sua precedente visita a Venezia, nel 2002 in occasione del Festival del Cinema, accompagnato dai protagonisti Johnny Hallyday e Jean Rochefort. Pur essendo un episodio singolare che vede il relazionarsi di un normale professore di francese ad un avventuroso gangster, il messaggio universale è che “abbiamo spesso voglia della vita degli altri”. In conclusione è stato proiettato il primo film d’animazione firmato da Leconte, il più recente La bottega dei suicidi del 2012. Attraverso questa nuova modalità narrativa, spiega il regista francese, si è permesso di spingersi oltre e di sfruttare lo humor nero per affrontare un tema così delicato come il suicidio, affiancandolo addirittura a canzoni e facendolo così diventare una sorta di “musical”. Si è conclusa così l’immersione nell’affascinante mondo di Patrice Leconte.

La giornata odierna del Ca’ Foscari Short Film Festival si è aperta invece con una novità assoluta: in mattinata sono stati infatti presentati i cortometraggi girati dagli studenti della prima edizione della Summer School Films in Venice and Filming Venice, che si è svolta dal 27 agosto al 5 settembre 2018. La Summer School è stata organizzata dalla Venice International University, a cui si sono affiancati in collaborazione altri atenei: Ca’ Foscari, IUAV, Tel Aviv, Waseda e IULM. La scuola ha adottato un approccio innovativo, combinando l’insegnamento tecnico e teorico al lavoro concreto di film-making. Gli studenti si sono dedicati alla rappresentazione di Venezia attraverso un approccio multidisciplinare ma anche multiculturale, visto che partecipanti e docenti provenivano da tutto il mondo.

Studenti cafoscarini sono stati i protagonisti anche del secondo incontro della giornata, lo Short Meeting Point. L’11 Marzo infatti agli alunni del Master in Fine Arts and Filmmaking sono stati assegnati dei temi, estratti casualmente, su cui hanno creato dei corti nell’arco di sole 72 ore. Questi corti sono stati proiettati davanti ai registi del concorso internazionale ospiti del Festival, per stimolare un confronto con gli studenti.

Altra prima volta è stata quella del programma dedicato al World Film Fair di New York. L’evento ha inaugurato la sua prima edizione nell’ottobre 2018, in cui sono stati proiettati molti corti dell’ottava edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, nonché una masterclass di Barry Purves, in passato giurato allo Short. Un legame forte che, tramite il Film Market Exchange Program, ha dato origine a questa collaborazione. Il World Film Fair di New York connette giovani artisti a produttori, distributori e finanziatori, fornendo così un’ottima piattaforma di lancio per nuovi talenti e progetti e ha presentato sul palco dello Short quattro dei suoi cortometraggi più rappresentativi, tra i quali l’italiano Ferruccio. Storia di un (piccolo) robot di Stefano De Felici, su un inventore che crea un robot assemblando congegni riciclati.

È salito poi sul palco Giovanni Maisto, concept artist della Ubisoft, per presentare il programma speciale dedicato ad Assassin’s Creed, la celebre saga videoludica realizzata dalla software house francese. Maisto ha introdotto tre cortometraggi live-action che si inseriscono nella continuity della saga videoludica e intitolati Assassin’s Creed Lineage, realizzati dal regista canadese Yves Simoneau con l’utilizzo di molti attori italiani. Sono stati inoltre presentati cinque trailer in computer graphics prodotti per lanciare di volta in volta i nuovi capitoli della saga.

Sul palco dell’Auditorium Santa Margherita è continuata poi la presentazione di corti del Concorso Internazionale. Lo scatto della trappola per topi di Fuse della graphic designer iraniana Shadi Adib della Filmakademie Baden-Wüttemberg ha dato inizio alla rassegna con un cortometraggio animato, continuata con il corto italiano Nooh diEdoardo Bramucciin cui l’omonimo protagonista, un bambino africano appena arrivato nel nostro Paese, riesce a costruirsi un locus amoenus di isolamento dalla realtà, prima di conoscere una bambina italiana. A seguire la fiction polacca People Talkdi Grzegorz Paprzycki in cui ritroviamo il tema dell’isolamento, in questo caso di un uomo che si dice vivere solitario in una foresta. Sui suoi passi due giovani che intraprendono un viaggio fisico e metaforico di ricerca. Si prosegue con il corto What’s Your Name di Nour Al-Moujabber della Lebanese University Faculty of Fine Arts and Architecture, storia di un giovane regista che cerca di tenere viva la memoria della madre malata di Alzheimer riprendendo un video diario narrato dalla stessa. Dalla Bejing Film Academy Zhang Xueying con The Intruder, dove la protagonista rimane incastrata in un suo errore, ritrovandosi quindi sulla scena di un omicidio premeditato e al centro di una situazione scomoda e difficile da superare. Questa prima parte si è conclusa con Akif di Harun Baysan, con la storia dell’apparentemente debole protagonista omonimo, il quale si dimostra al contrario di carattere deciso e trova un modo per abbandonare il servizio di leva e aiutare il padre malato.

La seconda parte del Concorso è proseguita con il corto animato Stuck in the Middle della scuola francese di Rubika per la co-regia di Denis Fleurion, Etienne Bonafini, Romain Marchetti, Cécile Minaud, Julien Adoum e Léo Nezot, dove la sorte dei protagonisti francesi in viaggio per gli Stati Uniti è cambiata dall’incontro con un autostoppista. Sempre in viaggio si svolge Dhachka, storia di questioni famigliari risolte in auto dalla madre della famiglia diretta dall’indiano Devik Rathod. Elephant in the room, della svizzera Chanelle Eidenbenz, analizza i tabù sociali, la difficoltà di accettare la realtà e le conseguenze che questo comporta. Ci si è poi spostati in Austria per TNT Boxerstory di Mark Gerstorfer, che racconta la storia di un pugile che non riesce ad accettare la fine della sua carriera. La pazzia domina The Great Imogene, fiction americana di Rachel David che unisce gli ambienti psichiatrici al mondo della magia, creando un gioco di prospettive che invita a riflettere sul tema. L’ultimo corto in programma è stato The Last Children in Paradise, della tedesca Anna Roller, che affronta il passaggio traumatico dall’infanzia all’adolescenza.

In serata, ci sarà la personale sull’animatore sperimentale italiano Leonardo Carrano, con una masterclass nella quale illustrerà il suo originale metodo di lavorazione.

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