Venezia, 7 ottobre 2021. Alla seconda giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival, che prosegue in maniera “diffusa” in tutta Venezia fino al 9 ottobre, è arrivato il momento di uno degli eventi più attesi dell’undicesima edizione con la masterclass che ha avuto per protagonista il regista giapponese di culto Shin’ya Tsukamoto. In Auditorium Santa Margherita, intervistato dalla direttrice artistica del festival Roberta Novelli, il regista ha ripercorso la sua esperienza trentennale nel mondo del cinema svelando al pubblico i tanti “trucchi del mestiere” che ha dovuto utilizzare per produrre i suoi film indipendenti. Durante l’evento sono stati proiettati anche alcuni spezzoni tratti dalle sue opere più celebri, a partire dal lungometraggio d’esordio Tetsuo (1989), grazie a cui vince il Gran Premio al Fantafestival di Roma, passando per i molti lavori presentati alla Mostra del cinema di Venezia, come A Snake of June (2002), Premio Speciale della Giuria nella sezione Controcorrente, Kotoko (2011), Premio per il Miglior Film della sezione Orizzonti, e i recenti Fires on the Plain (2014) e Killing (2018). La risposta del pubblico è stata entusiasta e la presenza di Tsukamoto particolarmente apprezzata dagli appassionati che hanno fatto registrare il tutto esaurito subito dopo l’apertura delle prenotazioni.
Ricca anche la selezione di cortometraggi dal Concorso Internazionale presentati in giornata, con ben dodici opere proiettate, a partire da quella del regista giapponese Isaku Kaneko che ha presentato The Baloon Catcher. Nella sua animazione un uomo-ascia vive tenuto sotto controllo per paura da uomini-palloncino; ma un omicidio getterà ombre sulla sua innocenza e il protagonista dovrà districarsi per portare alla luce la verità e raggiungere la libertà. A seguire il portoghese Vasco Alexandre con Yard Kings, realizzato per la Middlesex University; storia dell’infanzia difficile di Ellie, una bambina che vive in una roulotte e passa le sue giornate in una discarica con l’amico Pete. Alle violenze in famiglia che si ripetono sotto i suoi occhi la protagonista cercherà di opporsi con forza e coraggio sorprendenti. Il regista ceco Dominik György ha poi presentato The Next One: si tratta della storia di una ragazza che, in seguito ai cambiamenti sulla regolamentazione delle interruzioni di gravidanza nella Cecoslovacchia del 1989, pensa di abortire. La realtà negli ospedali e i rapporti con i medici rispecchiano la situazione dell’epoca, e nel realizzare il suo proposito la protagonista comincia a porsi delle domande. Successivamente è stato proiettato The Boy Who Walked Barefoot della regista Gracjana Piechula, studentessa della Krysztof Kiéslowski Film School. Il cortometraggio narra di un giovane stalliere che ama camminare scalzo per il proprio maneggio, luogo in cui da sempre sperimenta un legame speciale con gli animali. L’amore provato per una giovane donna e un’amara scoperta lo spingeranno a lasciarsi alle spalle il suo passato, rinunciando al suo dono per diventare uomo.
È stata poi la volta di Dayfly del giovane Yi Baoxingchen, studente di animazione presso la Communication University of China. La sua è una riflessione sulla brevità e intensità della vita attraverso l’espediente narrativo delle effimere, insetti conosciuti per la brevità della loro vita; quest’ultimi infatti vivono solo 24 ore, lo stesso tempo che scandisce la narrazione delle tre storie presentate: quella di un bambino, di una giovane donna e di un anziano. Marc Carmardons ha invece presentato Pile of Salt, cortometraggio realizzato al secondo anno dell’Università ESCAC di Barcellona. L’opera, ricca di riferimenti alla storia dell’arte figurativa, nasce da un’esperienza autobiografica e si concentra sul giovane Mateo, un seminarista diligente e fedele. L’incontro con il compagno di corso Salvador scatena in lui un intenso desiderio omoerotico, portandolo ad avere grossi dubbi sulla sua fede. Facendo riferimento alla narrazione biblica di Sodoma e Gomorra, Carmardons narra del conflitto sempre attuale tra la rigida morale cattolica e il desiderio omosessuale. Le proiezioni del concorso sono proseguite con Vegetariani, del regista italiano Marco Mazzone dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Nella campagna dell’Italia meridionale un cacciatore porta con sé il figlio durante una battuta di caccia e gli permette di sparare; l’esperienza invoglia il ragazzo a ripetererla con un amico qualche ora più tardi. Il titolo volutamente provocatorio suggerisce una chiave di lettura ironica e contrastante con quanto si vede nel film. La regista serba Jovana Avramovic, laureata presso la Faculty of Dramatic Arts di Belgrado, partecipa al concorso con Days Lost. Protagonista del film è una ragazza di diciotto anni, disillusa e incompresa dalla famiglia e dalla piccola città in cui vive. Quando la ragazza del fratello fa visita alla famiglia, Olja si sente tradita dall’unico punto di riferimento che aveva e abbandonata in un luogo che non le appartiene più. La regista attraverso questo film si interroga su temi a lei cari, come il declino delle piccole città nel suo paese e delle aspettative che possono offrire ai giovani e i rapporti familiari che risultano molto spesso estremamente tesi. Chiffon dell’indiana Roopkatha Purakayastha formatasi nel contesto del Satyajit Ray Film and Television Institute, racconta invece di Bijoli, una sarta di abiti da donna e badante di un’anziana signora che conduce una vita piuttosto solitaria nella città di Mundane. La sua quotidianità viene sconvolta quando un visitatore inaspettato si reca nella sua sartoria con una richiesta alquanto insolita. Un film dai colori spenti che parla di solitudine e straniamento, di desideri irrealizzati e del continuo dialogo fra passato e presente. In Weightlessness, della regista russa Lyubov Knyazeva il protagonista è un talentuoso ballerino, la cui vita è stata dedicata interamente al balletto, a causa di una lesione al piede si ritrova ad affrontare una crisi estremamente profonda. La sua ossessione per la ricerca della perfezione artistica, si rivela in realtà essere una spasmodica ricerca di tranquillità interiore fino a essere legata allo stadio embrionale della vita. I dettagli della fotografia, della musica avvolgente e del dialogo essenziale percorrono, insieme al protagonista, il suo percorso verso la rinascita. Un’ambientazione molto diversa, è quella dai toni magico/fantastici di The Heart of the Volcano, per la regia di Montserrat Cattaneo. Come il titolo anticipa, l’imponente immagine di un vulcano fa da sfondo a questo breve cortometraggio. Magia, natura e un solenne silenzio, accompagnano la giovane protagonista nella sua impresa di salvare il padre dal male assoluto. Infine, abbiamo The Other il progetto di Ako Zandkarimi e Saman Hosseinpour. Il breve cortometraggio, interamente senza dialoghi, sfrutta la potenza dei colori per raccontare la profondità del dramma familiare legato al lutto. Il protagonista, fermamente legato alla tradizione religiosa ma tormentato dal sospetto, convive con la disperazione per la perdita e la ricerca di una verità.
Presentato oggi anche l’appuntamento ricorrente con Lo sguardo sospeso, il programma dedicato alla video arte italiana a cura di Elisabetta Di Sopra, artista che collabora ogni anno con il festival. Quest’anno sono state prese in esame le opere di animazione italiana presenti nell’annuario Yearbook, avvalendosi della collaborazione di Silvia Grandi, docente di storia dell’arte presso l’università di Bologna. Nel corso dell’evento sono stati proiettati i 14 corti di animazione raccolti nel programma, tra cui Topo Glassato al cioccolato di Donato Sansone e A Bunch of Finger Tips di Barbara Brugola. Sebbene le opere siano eterogenee e realizzate con tecniche diverse, hanno come filo conduttore l’importanza della continua evoluzione digitale, strumento che permette la realizzazione di espressioni artistiche all’avanguardia, soprattutto nel campo dell’animazione.
La giornata si era aperta con il VideoConcorso Francesco Pasinetti che, arrivato alla sua 18.esima edizione, anche quest’anno ha rinnovato la sua collaborazione con lo Short. Il Concorso, curato da Daniela Manzolli e diretto da Michela Nardin, pone attenzione ai cortometraggi che trattano diversi temi sociali, culturali e ambientali, legati al genere del documentario e alla città di Venezia. Punto d’incontro tra giovani e professionisti del settore cinematografico, come lo Short, anche in questo caso sono i ragazzi ad essere i veri protagonisti. La dimensione cittadina è il fulcro del Concorso, che ha l’obiettivo di rivendicare il diritto di vivere in realtà accoglienti in cui la diversità è fonte di ricchezza e piacevole scoperta. Per l’occasione sono stati proiettati i vincitori della precedente edizione del VideoConcorso come Eggshell di Ryan William Harris, vincitore del Primo Premio, Extra Sauce di Alireza Ghasemi per il Premio Miglior Fotografia e I canti del pescatore d’acqua di Camillo Valle che, tramite la rappresentazione di realtà minori e talvolta dimenticate, si è aggiudicato il Premio ‘Tutta la città insieme’, sezione dedicata alla città di Venezia, che racchiude e riassume il messaggio principale della manifestazione.
È stato poi presentato il programma Young Filmmakers at Ca’ Foscari, giunto al suo quarto appuntamento, con le opere degli studenti del Master in Fine Arts in Filmmaking dell’Università Ca’ Foscari. Un anno di sperimentazione nel campo cinematografico ha dato vita a opere di fiction, documentari, film sperimentali, spot pubblicitari, video musicali e anche l’opera prima di uno degli studenti neo-diplomati del Master: Virtuoso di Nico Amedeo, dando l’opportunità ai loro creatori di spaziare nell’ampio panorama linguistico ed espressivo del mondo del cinema, ricoprendo ruoli differenti e acquisendo competenze trasversali.
A seguire, è stata la volta del programma dedicato alla terza edizione della summer school Films in Venice and Filming Venice, un’iniziativa della Venice International University in collaborazione con Ca’ Foscari, Iuav, Tel Aviv, Waseda, Ludwig-Maximilians-Universität e Exeter, che ha coinvolto 20 studenti tra luglio e settembre. Lo scopo della summer school è quello di unire pratica e teoria cinematografica, applicandole alle rappresentazioni della città di Venezia. Valore aggiunto è la varietà della composizione del corpo studentesco che conferisce al progetto un carattere multidisciplinare e multiculturale, risultato nella realizzazione di quattro video realizzati collettivamente.