TRA LE OPERE IN CONCORSO IL CANDIDATO ALL’OSCAR DAUGHTERDI DARIA KASHCHEEVA E DOMANI ALL’ALBADI GIULIA DI BATTISTA
TRIBUTO ALLE VITALI CINEMATOGRAFIE AFRICANE CON NEW AFRICAN CINEMA
L’OMAGGIO AL VIDEOCONCORSO PASINETTI CHE CONIUGA CINEMA E TERRITORIO
INCONTRO TRA GIOVANI REGISTI ALLO SHORT MEETING POINT
La seconda giornata della decima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival si è aperta con il rituale Short Meeting Point, momento di confronto tra gli aspiranti registi del Master in Fine Arts in Filmmaking di Ca’ Foscari e i registi del Concorso ospiti a Venezia, i quali hanno così potuto dare la loro visione sui lavori prodotti dai giovani cafoscarini.
Tra le oltre tremila candidature ricevute anche quest’anno dal Ca’ Foscari Short Film Festival, questa edizione si è segnalata per il record di partecipazioni di cineasti africani. Una selezione tanto ampia e vivace da aver portato ad omaggiarli con un programma specifico, New African Cinema, pensato per valorizzare una realtà culturale multiforme e ricca di potenzialità tematiche. In Africa, infatti, il cinema si è spesso innestato nella storia e nelle dinamiche sociali del continente, anche se tenuto in poco conto nel panorama cinematografico internazionale. I tre cortometraggi che sono stati proiettati in occasione di questa edizione riflettono, alcuni, sul dramma del quotidiano e sui sentimenti, altri invece affrontano tematiche sociali d’impatto ormai mondiale come l’immigrazione o la denuncia di antiche pratiche tribali, ma sono tutti accomunati dalla presenza di forti personaggi femminili.Naisula – Misfitdel keniota Karanja Ng’endo racconta la vita di una ragazza, Naisula, alla ricerca della libertà dalle tradizioni locali, denunciando al tempo stesso la pratica dell’infibulazione, Simidel nigeriano Johnson E. Awolola, è la storia di una giovane ragazza che, ricordando suo padre, torna con la memoria al momento più felice della sua vita e, infine, Gulfdel tanzaniano Walter Mzengi, racconto che tratta il tema dell’immigrazione attraverso la storia di una donna che scopre di dover perdere una parte di sé per essere pienamente accettata dalla nuova comunità.
Nel pomeriggio, poi, non poteva mancare il consueto appuntamento con il VideoConcorso “Francesco Pasinetti”, che si è confermato punto cardine di incontro tra giovani e professionisti della realtà cinematografica veneziana. La presidentessa Michela Nardin e la direttrice Daniela Manzoni hanno presentato i vincitori della scorsa edizione, tra i quali il vincitore del primo premio Mama di Eduardo Vieitez ,il premio per la sezione “Divesità” Love is Love di Alessia Pischedda, il premio della sezione “Documentario e documentazione” Salviamo la faccia di Giulia Merenda, nonché il Premio Giovani della sezione “Venezia” assegnato a Cartoline da Venezia,realizzato dalla classe “5AL” del Liceo artistico Valle. Anche quest’anno il concorso ha sottolineato con grande efficacia il rapporto tra festival e territorio, promuovendo le realtà più indipendenti oltre che gli aspiranti registi della zona. Particolare attenzione è stata rivolta ai cortometraggi dedicati a temi ambientali, culturali e sociali, e al genere documentario quale mezzo efficace per rappresentare il rapporto con la città di Venezia.
Ben dodici le opere presentate quest’oggi per il Concorso Internazionale che si è aperto con il libanese Gilbert Karam e il suo Alnajma, portando in scena la celebre attrice Aida mentre si ritira nel proprio camerino per assaporare il successo della sua ultima esibizione. Aida si scopre una donna fragile, sola. Inizialmente elogiata ed acclamata per il suo talento, è costretta ad affrontare l’indifferenza della gente, a vivere il quotidiano nella sua banalità, proprio come una persona qualsiasi. A seguire, è stato proiettato War Game, cortometraggio sperimentale dall’impostazione fortemente teatrale che si pone come denuncia dei mezzi di comunicazione moderni, realizzato dall’iraniano Mehrnoosh Fetrat e dall’americano Jon Appel della Temple University. La guerra tra gli Stati Uniti d’America e lo stato immaginario del Cubuchilia, viene narrata da Harry, soldato americano che trae segretamente profitto economico dal conflitto e che, per tale motivo, si assicura che questo non giunga mai al termine. Le proiezioni sono continuate con Ardhviraam, dell’indiana Abhishek Gowda, riportando gli spettatori indietro nel tempo, al drammatico momento della “Partizione” nel 1947, quando nuovi confini vengono tracciati lungo i limiti settentrionali dell’India per dare spazio al neonato Pakistan. Ma Khalid, scrittore schizofrenico, sembra non essere toccato da nulla, se non dal proprio personalissimo dramma: la conclusione del suo romanzo più ambizioso. Ispirato dall’arte giapponese del gyotaku, un metodo di stampa su carta tradizionale, il regista francese Pierre Lazurus, dalla scuola La Fémis, ha presentato il cortometraggio Le chante de Neptune, immaginando un mondo dove i pesci sono scomparsi e l’unica traccia rimasta sono delle stampe dei loro fossili. In un’atmosfera di incanto e mistero, il protagonista realizza spettacoli per bambini in cui racconta la storia del piccolo pesce Nettuno, mentre tiene nascosto il fatto di possedere l’ultimo pesce vivente sulla terra. Candidato agli Oscar 2020 come miglior cortometraggio d’animazione, Dcera – Daughter, attraverso una serie di metafore, racconta una relazione complicata e silenziosa tra padre e figlia e il loro tentativo di instaurare una complicità.Utilizzando la tecnica della stop motion, la regista ceca Daria Kashcheeva della FAMU di Praga, tra sequenze dinamiche e immagini fisse, emozioni e incomprensioni, fa ripercorrere ad una figlia le sue delusioni infantili alla ricerca dell’affetto e dell’amore di un padre che, d’altra parte, si sente inadeguato. La regista tedesco-brasiliana Fabiana Serpa, della Zurich University of the Arts, ispirandosi alla biografia di Therese von Bavern, omaggia la figura della principessa e soprattutto la sua grande umanitàin Therese. Il cortometraggio è ambientato nel 1888 quando Teresa decise di intraprende un viaggio di quattro mesi in Brasile, una scelta non priva di difficoltà ma che permette diriflettere su vari temi esistenziali, arrivando alle radici e agli istinti più profondi dell’animo umano.
La seconda parte del Concorso Internazionale è stata invece inaugurata da Romance del robo del sacramento, pellicola spagnola presentata dal regista stesso, Antonio Llamas, che mette in scena la città della sua infanzia ormai abbandonata. La cifra dell’opera, realizzata all’interno dell’ECAM, è il realismo, mezzo espressivo con cui il giovane regista racconta lascomparsa del vecchio mondo e l’impossibilità di visualizzarne uno nuovo. Domani all’alba, cortometraggio italiano firmato da Giulia Di Battista per il CSC di Roma, narra la storia di Amerigo, padre di famiglia non idoneo alla leva militare nel 1943, che affronta insieme a sua moglie la malattia dell’amata figlia Annetta, necessitante di urgenti cure. Le difficoltà affrontate dalla famiglia offrono la possibilità alla giovane regista di esplorare ilconflitto tra singolo e società, tra credenze popolari, religione e scienza.Fuego Lento, produzione ad opera del colombiano Joan S. Viáfara, indaga attraverso una sapiente scelta fotografica e delle luci – ispirata a Moonlight– il conflitto e la spaccatura del sistema di valori di Jorge, uomo originario della cattolicissima Colombia, che scopre dopo anni di matrimonio e paternità una crescente attrazione per il suo collega Ramiro. Hippolyte Leibovici ha invece presentato il suo cortometraggio Mother’s. Giovane regista franco-belga, vive la sua relazione con il cinema come desiderio di realizzare qualcosa di utile, in particolare per la comunità LGBT. Il suo documentario trasporta lo spettatore nella vita di una famiglia di drag queenappartenenti a quattro generazioni diverse che non manca di elementi provocatori, come la rappresentazione finale dell’Ultima Cena. Dekel Nitzan, regista israeliano e alunno della Berlinale Talents Program, durante i suoi studi ha scritto e diretto diversi cortometraggi proiettati in vari festival internazionali. Il suo ultimo lavoro, Noa, racconta di una madre single in cerca di lavoro che dopo l’incontro con Yair, un padre di famiglia vicepresidente di un’azienda di successo, spera in un suo aiuto. A volte però gli interessi si trasformano in sentimenti. Infine Charlie Manton, scrittore e regista londinese vincitore dello Student Academy Awards, ha presentato sul palco dell’Auditorium Santa Margherita il suo November 1st. L’opera, che vede come protagonista Linsday Duncan, offre una visione sulle fratture nelle relazioni tra madre e figlia. Il corto mostra la donna, in viaggio con la figlia per assistere all’esecuzione dell’assassino di suo figlio, alle prese con un conflitto tra ritorsioni e ricongiungimento con una figlia ormai estranea.
In serata si terrà poi l’atteso incontro con l’illustratore e regista Lorenzo Mattotti che dialogherà con l’esperto d’animazione Davide Giurlando ripercorrendo la sua lunga carriera.