Lo Short incontra Bruno Bozzetto: “Il disegno è un mezzo per raccontare storie, l’importante è che si abbia qualcosa da dire”
Il Concorso Internazionale tra gli scontri in una tendopoli del turco Footprints of Ants e la condizione delle comfort women coreane in Remember Our Sister
La tredicesima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival ha visto ieri come grande protagonista il regista giapponese Hirokazu Koreeda, ma la giornata è stata ricca di ospiti e programmi speciali, a cominciare dal maestro dell’animazione italiana Bruno Bozzetto, allo Short per una masterclass moderata dall’esperto di animazione Davide Giurlando.
Un incontro stimolante che ha visto anche la partecipazione da remoto della grande animatrice giapponese Fusako Yusaki, collegatasi a sorpresa per salutare un amico e collega col quale ha condiviso esperienze come quella degli spot per Carosello. L’evento si è svolto sul palco dell’Auditorium Santa Margherita e ha accolto un artista che ha accompagnato generazioni di italiani con le sue opere. Si è trattato di un’occasione per ripercorrere la lunga e pluripremiata carriera di Bozzetto fin dai suoi albori: dal drastico trasferimento a Milano da bambino all’esperienza a Londra; dal rapporto con la Disney e Carosello alle fonti di ispirazione che hanno permesso di plasmare la sua arte contribuendo alla sua formazione professionale. In seguito si è passati a un’analisi più specifica del processo creativo alla base della realizzazione di sue opere d’animazione come Tapum! Storia delle armi, Un Oscar per il signor Rossi e il lungometraggio capolavoro West and Soda. Sono stati inoltre proiettati e analizzati tre dei suoi più celebri cortometraggi: Una vita in scatola (1967), Cavallette (1990) – candidato agli Oscar – ed Europa e Italia (1999). Si è parlato del suo prediligere tematiche impegnative e attuali legate alla politica, al rapporto con la natura, alla guerra, alla società umana, all’etica, alla satira; dell’evoluzione dell’animazione nel corso del tempo, dunque del passaggio da lunghe tempistiche di lavorazione con grafica tradizionale bidimensionale alla comodità ed efficienza portate dall’avvento del digitale. Un interessante focus è stato rappresentato dall’importanza che Bozzetto attribuisce al contenuto dei cortometraggi, all’uso arguto del sonoro e della musica, alla stimolazione del pensiero critico negli spettatori: “Il disegno è un mezzo per raccontare storie, l’importante è che si abbia qualcosa da dire”. Questo concetto è stato espresso contrapponendolo all’attenzione tutta moderna per abbellimenti ed effetti speciali nelle opere mainstream che, secondo Bozzetto, nascondono molto spesso oggi un enorme vuoto di significato.
La giornata era cominciata con il programma speciale dedicato al VideoConcorso “Francesco Pasinetti”, manifestazione presieduta da Anna Ponti e curata da M. Nardin, G. Andrea Martini, M. Paladini e I. Albano, giunta alla sua ventesima edizione che dà spazio al genere del documentario e a cortometraggi a tema sociale, culturale e ambientale legati a Venezia. Come ogni anno sono stati proiettati i video vincitori dell’ultima edizione del VideoConcorso, come Cromosoma X di Lucia Bulgheroni, vincitrice del Premio Tema Libero, e Il suono immobile di Camilla Ferrari che ha trionfato tra i documentari.
Il programma è proseguito con la proiezione di sei cortometraggi del Concorso Internazionale: in apertura, il pubblico ha assistito a Fly High, unico italiano in gara, prodotto dal CSC del Piemonte e diretto da G. Fais, L. Pappa Monteforte, K. Rosso e Y. Tunceli, che si serve di animazione e sarcasmo per mostrare l’instabilità della nostra normalità, facilmente scossa dall’inaspettato. Lo ha seguito Footprints of Ants, dalla Turchia, in cui le tensioni tra i richiedenti asilo e i lavoratori agricoli locali che convivono in una tendopoli si ricompongono nella ricerca comune di due bambini scomparsi, Bariş ed Evin. Lo Short esprime sincera solidarietà al regista Ümit Güç che non ha potuto presenziare perché ha scelto di restare ad aiutare i suoi connazionali colpiti dal terribile terremoto che ha devastato la Turchia e la città di Antakya, dove è nato. È stato presentato in seguito Biała Dama, dalla Polonia, in cui la regista Maria Magdalena Jeziorowska racconta di una fotografa di matrimoni insoddisfatta che, scoprendo per caso il segreto di una sposa, coglie l’occasione di prendersi una rivincita nei confronti della sgradevole madre dello sposo. Il regista bulgaro Alexandar Tomov con The Lord Is My Shepherd ha poi portato sullo schermo una commedia nera basata sulla tragicomica vicenda reale di una madre e di un figlio alcolizzati. Il cortometraggio russo Pererug, sceneggiato dall’italiano Diego Zucca e diretto da Mikhail Philippovich Boreysha, ha poi narrato le diverse scelte morali di tre amici che, dopo aver ucciso una creatura mitologica nella foresta, scoprono di aver acquisito poteri straordinari, ma anche di avere un prezzo da pagare. Infine, In the Nation of Car Lovers, del regista nepalese Sagar Gahatraj, che sfrutta un particolare utilizzo dei colori per la realizzazione di un cortometraggio distopico in cui la tecnologia permette di trasformare animali da allevamento industriale in esseri umani: una denuncia dello sfruttamento del sistema capitalista.
Durante il pomeriggio si è tenuto poi il workshop a cura di Francesco Pitassio, docente all’Università di Udine, Cronostar – Divismo e senilità, una riflessione su come l’alzarsi dell’età media influisca sulla nostra società e anche sul modo in cui fruiamo il cinema. Ispirandosi alle affermazioni del sociologo Edgar Morin e del critico cinematografico Andrè Bazin, il workshop è stato un’occasione preziosa per comprendere se le regole ed eccezioni del cinema di oggi siano le stesse o siano, invece, completamente cambiate rispetto al cinema passato. «Il divismo produce dei modelli che sono storicamente e geograficamente mutevoli in base alle culture che li producono. Un film degli anni ‘20 è diverso da un film degli anni ‘40 non solo per l’apparato tecnologico ma per la storia di quegli anni e per la relativa cultura; così come un film degli anni ‘20 prodotto in Francia è diverso da un film degli anni ‘20 prodotto ad Hollywood». Pitassio ha poi dialogato con la regista Roberta Torre, collegatasi da remoto per discutere con il docente, vista l’estrema aderenza a queste tematiche del suo ultimo lungometraggio, Le Favolose (2022), che vede protagoniste donne transgender riunitesi in occasione del funerale di una di loro.
Il programma della giornata si è concluso in serata con altri corti del Concorso Internazionale a cominciare dalla proiezione dell’inglese Morning Commute, cortometraggio di George Gray che, in bianco e nero – e senza dialoghi – mostra un uomo in attesa del treno. Lo ha seguito Yuta, di Matheus Malburg, cortometraggio brasiliano che racconta le tensioni tra la polizia e due agguerriti tifosi argentini giunti in Brasile per seguire la loro squadra del cuore. Swallow Flying to the South, dalla Rhode Island School of Design, ha poi raccontato la storia di una bambina di cinque anni, Swallow, abbandonata in un collegio di Pechino; la regista Mochi Lin ha scelto l’animazione per trattare i temi della prigionia, della censura e della fuga. Die Verlorenen è il cortometraggio tedesco con Simon Baucks alla regia, che ha portato gli spettatori nel dramma di tre persone alle prese con l’elaborazione di un lutto e con le rispettive dipendenze per alcol, gioco d’azzardo e anfetamine. A seguire Die unsichtbare Grenze, di Mark Siegfried Gerstorfer, cortometraggio austriaco che ha mostrato le conseguenze di una climax di violenza durante lo sfratto di una famiglia albanese senza permesso di soggiorno. Ha chiuso la giornata il cortometraggio coreano Eonnileul gieoghae – Remember Our Sister, della regista Hayoung Jo, un musical di denuncia sulla condizione delle comfort women coreane dal punto di vista di una bambina costretta suo malgrado ad abbandonare ingenuità e ottimismo.
Infine, anche nella sua seconda giornata, il Festival si è svolto nella sede partner di Fondazione Bevilacqua La Masa, dove, in contemporanea all’Auditorium Santa Margherita, si è tenuto il VideoConcorso “Francesco Pasinetti”, e del Museo Archeologico Nazionale che durante il pomeriggio ha visto la proiezione dei cortometraggi del Concorso Tear Off, Not for sale, Bloody Gravel e As Dúas en Punto.