I giurati Coline Serreau, Francesco Montagner e Marina Mottin si raccontano al pubblico dello Short
Gli ultimi corti in Concorso tra la discriminazione in Another White Girl e le superstizioni di August Sky
Prima che prendesse avvio la quarta e ultima giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival, si è tenuto ieri l’atteso programma speciale dedicato alla Giuria, composta da Coline Serreau, Francesco Montagner e Marina Mottin, che decreteranno il vincitore del Concorso Internazionale di questa dodicesima edizione.
Prima protagonista dell’incontro con i giurati è stata la regista, sceneggiatrice, attrice e musicista francese Coline Serreau. Intervistata da Gabriella Gamberini, la Serreau ha ripercorso la propria carriera grazie ad alcuni estratti delle sue pellicole più famose, non tralasciando mai la messa in discussione dei codici classici del comportamento moderno e ponendo domande essenziali su temi contemporanei, quali la condizione femminile, il rapporto uomo-natura e la gestione delle risorse alimentari. L’incontro è poi proseguito con un’intervista a Francesco Montagner, giovane regista tornato a Venezia da giurato dopo averla lasciata da studente. A presentarlo sul palco è stato Eugenio De Angelis, con il quale Montagner ha analizzato il suo ultimo lavoro, Brotherhood (2021), parlando di una società patriarcale e arcaica dove il destino di tre fratelli è legato alla risoluzione degli errori paterni. L’ultima giurata a salire sul palco è stata Marina Mottin che nella sua lunga carriera è stata curatrice e programmatrice per alcuni dei maggiori festival e istituzioni culturali internazionali, intervistata da Roberta Novielli. Con grande vivacità, Mottin ha raccontato il modo in cui è venuta in contatto con un film sperimentale di Glauber Rocha, O Patio (1959), proiettato prima del suo intervento, il quale l’ha portata, durante la sua carriera, a riscoprire molte produzioni cinematografiche del passato.
La quarta e ultima giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival, invece, si è inaugurata con la proiezione degli ultimi sei cortometraggi in gara al Concorso Internazionale di questa edizione. Ad aprire questo ultimo slot è stato Freedom Come, diretto a quattro mani dai registi nigeriani Tochi Onwubiko e Precious Okpala. Con questo primo corto si è tornati a trattare la tragedia della guerra, attraverso lo spaccato di vita realistico e drammatico di Anan e Amena, due fratelli orfani costretti a separarsi dopo ben vent’anni. Il secondo film presentato è stato Another White Girl, con cui il regista del Benin Medessè Agohoundjè ha voluto celebrare il tema della diversità narrando la storia di Sètchemè, una giovane albina alla ricerca della propria identità. È stata poi la volta di Jasmin Tenucci, che ha indagato le paure irrazionali della quotidianità nel suo August Sky, già premiato con la Menzione Speciale della Giuria alla Selezione Ufficiale di Cannes 2021. In un’atmosfera tetra e cupa, Lucia, donna brasiliana incinta, lavora come infermiera vivendo ogni giorno con un’inspiegabile sensazione di costante pericolo. Con il cortometraggio successivo si è poi toccata la tematica dei delicati e precari equilibri familiari: Lullaby, del finlandese Ville Niemi, narra le vicende di Klaara, una madre estone che a causa dei disturbi mentali di cui soffre perde la custodia della figlia. Il corto gioca con le aspettative dello spettatore, portandolo a empatizzare con la protagonista, per poi ribaltare la prospettiva e presentare una realtà totalmente diversa da quella inizialmente immaginata. Il quinto film proiettato è stato An Impossible Love Story, di Javier Alonso, emergente regista cileno. Il progetto di Alonso, ambientato nella sua terra natia, racconta l’amore impossibile di Miguel ed Esteban, che non riesce a trovare spazio nella società chiusa e giudicante di un piccolo comune di Santiago. Testimonianza di fragilità e incomprensioni, l’amore fra i due giovani dimostra la necessità di esprimersi per non implodere. L’ultimo dei trenta cortometraggi in gara proiettati all’Auditorium di Santa Margherita è stato The Midwife, che ha affrontato il tema della superstizione e della stregoneria nel Medioevo. La regista e attrice francese Anne-Sophie Bailly ha portato sugli schermi la vicenda di Else, giovane erborista e levatrice, accusata ingiustamente di omicidio e diventata capro espiatorio di credenze e mistificazioni.
Il festival si concluderà oggi con uno degli eventi più attesi, la speciale masterclass di Luca Bigazzi, seguita dalla consueta cerimonia di chiusura, durante la quale saranno premiati tutti i vincitori dei concorsi e sarà possibile assistere a Chasing, lo spettacolo di chiusura che mescola danza e tecnologia a cura di Simone Arganini.