Un programma a cura di Carlo Montanaro
Al Ca’ Foscari Short Film Festival tornano le incursioni nel passato a cura di Carlo Montanaro che quest’anno accompagnerà gli spettatori dell’Auditorium in un viaggio tra i film ambientati a Venezia dalle origini del cinema fino ai giorni nostri, per testimoniare e commentare il progresso tecnologico e linguistico vissuto dalla Settima Arte nell’ultimo secolo. Il programma speciale rappresenta il perfetto corrispettivo visivo della recente riedizione – con l’aggiunta di illustrazioni – di Dall’argento al pixel – Storia della tecnica del cinema, testo fondamentale dello stesso Montanaro pubblicato originariamente nel 2014 e diventato ben presto uno dei volumi di riferimento sull’argomento.
Si è infatti chiusa un’era ed è tempo di bilanci. Dopo centoventicinque anni, nelle sale cinematografiche è avvenuto il cambiamento. Non si distinguono più, per trasparenza, sulla pellicola, le migliaia di figurine formate dall’argento e dai pigmenti colorati, ma tutto è diventato digitale, compresso, virtuale e costruito nell’alternanza velocissima di milioni di punti, ovvero di pixel all’interno di una ordinatissima e minutissima griglia. Ma quello della proiezione è solo l’ultimo anello di una catena che sta trasformando il linguaggio più diretto tra quelli inventati nei secoli dall’uomo. Gli altri anelli – ripresa, montaggio, effetti speciali, rielaborazione e riproduzione del suono – hanno ormai subito radicali trasformazioni che spesso hanno significato progresso. Forse, allora, una volta accettata questa trasformazione-rivoluzione, vale la pena capire da dove si è partiti, come è nato il linguaggio cinematografico e come la sua grammatica prima e la sua sintassi poi, si sono evolute anche grazie allo sviluppo tecnologico.
Tutto questo sarà Dall’argento al pixel: “Argento”, ovvero il cinema ha perduto la “matericità” che, partendo dai progressi della fotografia, alla fine dell’800 ha consentito la sua nascita. “Pixel”, ovvero la semplificazione del digitale ha comportato la seconda fondamentale rivoluzione nella storia della Decima Musa. Solo l’introduzione del sonoro, con la riedificazione dei teatri di posa, i modelli produttivi totalmente rielaborati, il ricambio delle apparecchiature e la ristrutturazione delle sale, e con, infine, la dispersione di molta parte delle opere (sopravvive solo un 30% della produzione mondiale dei primi trent’anni) ritenute sorpassate e non più economicamente produttive, ha avuto analoghe conseguenze. È bene cominciare a tracciare qualche bilancio sui pro e i contro di questa democratizzazione dell’audiovisivo che consente un accesso sin troppo diffuso alla forma di informazione-spettacolo che ha cambiato la conoscenza del mondo. E per farlo vale la pena capire se al ricambio tecnologico corrisponda un reale progresso contenutistico.