Lo sguardo sospeso

Un programma a cura di Elisabetta Di Sopra


sguardosospeso_evAnche quest’anno il programma di videoarte Lo sguardo sospeso vede la collaborazione di Alessandra Arnò, co-fondatrice di Visualcontainer Italian Videoart Plaftorm e direttore di VisualcontainerTV, che propone per lo Short Film Festival 2018 una selezione di video con un approccio narrativo più vicino al concetto e all’immaginario “filmico”.
E’ quasi come rivedere i momenti salienti della storia del cinema. La continuità tra le ricerche del passato e quelle contemporanee è evidente, ed è incredibile come gli elementi narrativi continuino a essere coniugati rendendo palesi significati sempre uguali e sempre diversi.
Dallo split screen alla reinvenzione dei “prossimamente” ovvero dei trailer, al piano sequenza notturno, un frammento di vita che diventa esemplare, alla grande cura per la tecnica, ma soprattutto dell’imprescindibile collegamento con l’audio, fa capire come la ricerca del video artista possa ispirarsi anche al passato con l’intenzione di decifrare il presente. Per quanto in tempi siano molto brevi, gli elementi che interrogano, disturbano e angosciano l’uomo contemporaneo sono resi palesi con immediatezza, caratteristica peculiare della videoarte.

Elisabetta Di Sopra

Davies Zambotti, Alla salute! (5:58, 2015)
Racconto polifonico. Liquido scorre libero su parole secondarie. Livelli si rincorrono sovrapponendosi, gli eventi si giustificano, si cancellano, fino alla prossima volta. Fino al prossimo livello, Giocondo sembra il tempo del ricordo da cui nasce l’assordante seme del presente. Le immagini parlano nel silenzio delle parole mai pronunciate. La questione della realtà. Cosa succede ogni giorno, davanti ai nostri occhi chiusi. Assordare le orecchie, riducendo il livello di coscienza a un unico brano violento e incomprensibile. Se questa è l’offerta alla carta alziamo i calici e brindiamo! Alla Salute!

Sonia Armaniaco, no more UPGRADE, (7:57, 2016)

Ogni disastro nucleare, o test, o l’uso come arma, ha danneggiato irrimediabilmente innumerevoli vite umane e l’ambiente, sembra che la principale motivazione di tutto questo è di far esplodere il dispositivo più alto e più potente. Le più antiche testimonianze dell’uso di gas velenosi nella guerra risale al quinto secolo AC, durante la guerra del Peloponneso tra Ateniesi e Spartani. Lottiamo solo per essere come gli aggressori primordiali…

Eleonora Roaro, 00:00:01:00 (2:00, 2016)
Il progetto 00:00:01:00 è un’installazione di sette video-performance della durata di un secondo. Il titolo si riferisce alla timecode usata nella produzione di video e film, che tecnicamente corrisponde ad ore, minuti, secondi e frame. In ciascun video l’artista scoppia un palloncino con un ago in differenti siti preistorici della Cornovaglia, evocando l’effimero e la fragilità. E’ una metafora delle ere geologiche: così come la Terra ha impiegato molti anni a trasformarsi e crescere, noi in un secondo stiamo distruggendo ogni cosa. Si lega a discussioni riguardo l’Antropocene, un’epoca caratterizzata dall’impatto globale delle azioni umani sull’ecosistema e sulla geologia della Terra.

Barbaraandale – Barbara Ceriani Basilico & Alessandro Mancassola, The Sky is Fallin, Loop (7:54, 2017)

Alpi svizzere: 2328 metri di altitudine. -10°C. Vento, neve, nubi e sole. Un vibrafono adagiato su un lago ghiacciato. Il titolo e l’ambientazione: non abbiamo detto altro a Elio Marchesini nell’invitarlo a essere protagonista del film. Un’autostrada immaginaria tra le montagne dove corre il vento, che rompe il ghiaccio e disegna il paesaggio innevato, e dove il vibrare del metallo dialoga, scompare e resiste alle folate continue. Il whiteout è una disfunzione visiva causata dal biancore della neve e delle nubi che disorienta violentemente: il cielo sta cadendo. Quel che resta poi, è un individuo solitario che suona un vibrafono, che si ostina a non perdere il controllo, smarrito nel paesaggio.

Micol Roubini & Lorenzo Casali, Green Gold, (13:40, 2012)

“Molto di ciò che noi chiamiamo naturale, non è davvero così, ma in realtà è artificiale: da campi coltivati, alberi e piante coltivate e disposte in un certo ordine, fiumi confinati all’interno dei confini precisi e diretti verso un percorso preciso, e altre caratteristiche, hanno né la condizione né l’aspetto che avrebbero naturalmente “. (Giacomo Leopardi, Elogio degli uccelli) Oro Verde è un’espressione finlandese che si riferisce alla silvicoltura; a quel tesoro considerato fondamentale per il sistema economico del paese, costituito da legname di abeti, pini e betulle. Questo video, che fa parte di un progetto più ampio tra cui anche un libro e due serie fotografiche, si concentra sul rapporto complicato tra il deserto originale di un paesaggio e di intervento umano, profondamente manipolare e alterare l’elemento naturale. E ‘stato concepito nel 2011 nel corso di un periodo di artist-in-residence presso Svenska Konstskolans i Nykarleby Vänner, Nykarleby, Finlandia, e poi edito a Rotterdam.

Antonello Matarazzo, Your Body is Your Buddha (3:40, 2014)

La comprensione del mondo si esprime anche attraverso il corpo il quale conserva in sé le informazioni del processo karmico. La coreografia aspira a sublimare le gestualità dei diversi animali provenienti da un territorio ancestrale in cui il sé si identifica con altre forme di vita. Una metamorfosi biologica che si realizza in un flusso ininterrotto contrassegnato dalle immagini delle prime sperimentazioni cronofotografiche che E. Muybridge e È. J. Marey realizzarono servendosi delle più svariate specie faunistiche.

Valentina Miorandi, Cross Broadway (5:27, 2009)

Video girato in piano sequenza. L’artista si improvvisa Turista per caso alle prese con un’inedita perlustrazione intorno all’anima di Manhattan. Il cuore della metropoli è ripreso in un’unica inquadratura, priva di interruzioni, la struttura cinematografica è quella dei titoli iniziali di un film che sta per iniziare, la 42° street nel suo status di icona paesaggistica, satura di abbagli, scritte luminose viene attraversata da anonime figure umane. Passanti che, come maree accidentali, transitano nel crocevia, si accavallano gli uni agli altri e diventano “celebri” per il breve lasso di tempo del loro passaggio per poi svanire, sostituiti da altri “divi” momentanei. E’ il genius loci artificiale ed astratto di questo non luogo a scegliere e determinare, durante il fugace transito, i veri protagonisti dello show nell’ambito di Cross Broadway.
In collaborazione con Galleria Boccanera, Trento

Debora Hirsch, Limite (7:17, 2012)

Tutti conoscono cos’è un trailer di un film, un breve corto commerciale che raggruppa frammenti di varie scene di un nuovo film per suscitare la curiosità del pubblico prima della sua uscita. Ignorando la definizione tradizionale e la funzionalità del formato, l’artista Debora Hirsch ha deciso di creare alcuni trailer ‘postumi’ della pellicola Limite del 1931. Limite, del regista Mario Peixoto, è spesso considerato il punto di riferimento nella storia del cinema brasiliano, nonostante non sia mai stato lanciato commercialmente. Hirsch ha creato non uno, ma tre trailer, ciascuno utilizzando solo le immagini originali e i suoni del film, che annunciano l’imminente lancio fittizio della pellicola. Uno dei trailer incorpora lo stile hollywoodiano, un altro introduce i personaggi e la trama del film e il terzo trailer si concentra sul regista e le sue intenzioni tematiche.

Visualcontainer distributor promuove e distribuisce i video presenti  nell’archivio per mostre, progetti istituzionali, didattici e screening privati. Visualcontainer distributor sviluppa anche progetti curatoriali, promuove scambi culturali internazionali, pubblicazioni, manifestazioni artistiche e fornisce supporto informativo e didattico (seminari, workshop).
L’attività di promozione e divulgazione della videoarte prevede anche scambi internazionali, eventi curatoriali e didattici, svolti anche in collaborazione con festival, università, organizzazioni istituzionali e no profit operanti in Italia e all’estero.

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