TRA LE 30 OPERE DEL CONCORSO INTERNAZIONALE SPICCA IL TEMA DEI MIGRANTI E DELLA LORO DIFFICILE CONDIZIONE. NUMEROSE LE RIVISITAZIONI DEL CINEMA DI GENERE. UN CORTO ITALIANO IN GARA
GIURIA INTERNAZIONALE: L’ARTISTA MULTIMEDIALE MIKA JOHNSON, L’ANIMATORE STATUNITENSE ROBB PRATT E L’ATTORE ROBERTO CITRANù
OSPITI D’ECCEZIONE: IL GRANDE REGISTA ISRAELIANO AMOS GITAI, LA PALMA D’ORO 2018 HIROKAZU KORE-EDA CON IL SUO NUOVO LIBRO, IL MAESTRO DELL’ANIMAZIONE ITALIANA BRUNO BOZZETTO E IL REGISTA DI GENERE ROB SAVAGE
PROGRAMMI SPECIALI: FOCUS SULLA SCUOLA DI CINEMA INDIANO WHISTLING WOODS, SPECIALI SU VIDEOARTE ITALIANA, CINEMA DELLE ORIGINI E ASIA ORIENTALE, UN WORKSHOP SUL DIVISMO FEMMINILE IN ITALIA E IL PRIMO “ORIGINAL” DI WESHORT
CONCORSI COLLATERALI: CINIT MUSIC VIDEO COMPETITION E HIGH SCHOOL COMPETITION
Torna dal 22 al 25 marzo il Ca’ Foscari Short Film Festival, il primo festival in Europa interamente concepito, organizzato e gestito da un’università, con il coordinamento del direttore artistico e organizzativo Roberta Novielli. La tredicesima edizione andrà in scena ancora una volta in forma “diffusa” a Venezia a partire dallo storico Auditorium Santa Margherita.
Un’edizione ricchissima che affianca al Concorso principale e a quelli paralleli, degli ospiti internazionali di grande rilievo e gli appuntamenti fissi dei programmi speciali; il tutto reso possibile grazie alla collaborazione della Fondazione di Venezia e al supporto di NH Venezia Rio Novo, il Museo Nazionale del Cinema di Torino, la piattaforma italiana di cinema on demand ‘breve’ WeShort, la più antica azienda produttrice di prosecco Carpenè-Malvolti, Cinit – Cineforum Italiano, la Municipalità di Venezia – Murano – Burano, il Conservatorio di Musica “Arrigo Pedrollo” di Vicenza e le Giornate della Luce di Spilimbergo, festival dedicato ai maestri della fotografia del cinema italiano.
Lo Short rimane un festival fatto dai giovani e per i giovani (quest’anno sono oltre duecento i volontari cafoscarini) che, partito dall’Università Ca’ Foscari, grazie al suo carattere “diffuso” fa sempre più parte della vita culturale della città di Venezia, omaggiata anche dallo splendido manifesto di Manuele Fior, alla sua prima collaborazione con il festival. Ci sarà infatti la possibilità di seguire alcuni programma e ospiti del festival non solo all’Auditorium Santa Margherita, ma anche in altre cinque location: il Museo d’Arte Orientale – Ca’ Pesaro, la Fondazione Bevilacqua La Masa, la Casa del Cinema, il Museo Archeologico Nazionale e l’In Paradiso ai Giardini della Biennale, senza dimenticare gli spazi polivalenti dell’NH Venezia Rio Novo.
Il Concorso Internazionale è il centro nevralgico della manifestazione, quello che ha portato il festival a essere considerato negli anni una sorta di campionato mondiale del cinema giovane, dove vengono proposti 30 dei migliori cortometraggi realizzati nell’ultimo anno da studenti di università e scuole di cinema da tutto il mondo. I giovani registi mettono in scena inquietudini e drammi dei nostri tempi, non è un caso quindi che quest’anno una delle tematiche più ricorrenti è quella dei migranti, con le ingiustizie che li costringono a partire, le difficoltà del viaggio e quelle ad adattarsi nel paese d’arrivo. Questo avviene a tutte le latitudini come ben dimostra la varietà geografica dei corti che declinano questa tematica: da Returning South della messicana Sofia Ayala, dove due giovani devono riportare il cadavere del padre oltre il confine, a Footprints of Ants di Ümit Güç, che mette in scena la difficile convivenza tra rifugiati e agricoltori in Turchia; dallo sfratto di una famiglia albanese in Austria in Invisible Border di Mark Siegfried Gerstorfer, alla coppia protagonista di Bloody Gravel di Hojat Hosseini che cerca di passare la frontiera tra Afghanistan e Iran per poter vivere il proprio amore. Oppure, questa tematica può anche prendere l’originale forma di un documentario d’animazione come avviene nel cinese Swallow Flying to the South di Mochi Lin, dove una misteriosa bambina viene abbandonata nella Pechino degli anni Settanta. Non mancano neppure inventive rivisitazioni del cinema di genere, dal post-apocalittico di Winter Bloom del polacco Ivan Krupenikov al musical sul drammatico tema delle comfort women coreane di Remember Our Sister di Hayoung Jo. Un solo italiano in gara, Fly High, corto d’animazione realizzato da Giuseppina Fais, Lorenzo Pappa Monteforte, Kevin Rosso e Yagiz Tunceli per il Centro Sperimentale di Cinematografia del Piemonte.
La giuria internazionale, chiamata ad assegnare i premi principali del concorso, sarà costituita come di consueto da tre personalità legate al mondo del cinema, a partire da Mika Johnson, artista multimediale specializzato in realtà virtuale, il cui ultimo progetto, The Infinite Library, sta facendo il giro delle più prestigiose istituzioni culturali del mondo. Johnson è anche regista di documentari, video musicali e opere di finzione e ha esordito nel lungometraggio nel 2020 con Confessions of a Box Man, film ispirato a un racconto di Abe Kobo che mescola finzione e realtà. È un ritorno invece quello di Robb Pratt che era stato protagonista di una masterclass nell’ottava edizione del festival. Pratt è uno degli esponenti del “rinascimento” dell’animazione americana di inizio anni Novanta che lo ha portato a diventare un animatore veterano alla Disney, per la quale ha lavorato sia a lungometraggi, da Pochaontas a Hercules e Tarzan, sia per serie animate di grande successo come Kim Possible. Pratt è anche animatore indipendente con numerose e apprezzate rivisitazioni di personaggi classici, nonché candidato a un Emmy nel 2020 per Elena of Avalor. Infine l’attore italiano Roberto Citran che dagli anni ottanta frequenta abitualmente il grande e il piccolo schermo nostrano. Gli spettatori lo hanno visto recentemente al cinema in Diabolik, Welcome Venice e Il grande giorno, ma è anche regista, scrittore e attore teatrale. Candidato due volte ai David di Donatello, ha vinto nel 1994 una Coppa Volpi al Festival di Venezia come miglior attore non protagonista per Il toro di Carlo Mazzacurati. I tre saranno inoltre protagonisti del Programma speciale della giuria durante il quale incontreranno il pubblico e presenteranno cortometraggi ed estratti da film da loro diretti o interpretati.
Numerosi sono i premi che la giuria sarà chiamata ad assegnare ai corti del Concorso Internazionale: accanto al primo premio, infatti, ci saranno anche la menzione speciale “Museo Nazionale del Cinema” per l’opera che offre il miglior contributo al cinema come arte e la menzione speciale “WeShort” per l’opera che offre la migliore sperimentazione nei linguaggi cinematografici. Delle giurie tecniche assegneranno invece la menzione speciale “Conservatorio di Vicenza” per la miglior colonna sonora (giuria: Davide Tiso, Lorenzo Pagliei, Pierangelo Valtinoni, Pietro Tonolo, Elisabetta Andreani), la menzione speciale “Le Giornate della Luce” per la miglior fotografia (giuria: Silvia Moras, Donato Guerra, Luca Pacilio), la menzione speciale “Storie di Vitae” Carpenè-Malvolti per la miglior sceneggiatura (giuria: Domenico Scimone, Eduardo Fernando Varela, Roberto Tiraboschi, Alessandro Loprieno) e il premio Pateh Sabally assegnato dalla Municipalità di Venezia per la multietnicità. I premi saranno delle sculture in vetro offerte da Promovetro e, per il vincitore, ci sarà anche un’opera d’arte in vetro dell’artista Cosima Montavoci, protagonista del progetto Mollified insieme a Lorenzo Passi.
Nella lunga serie di programmi speciali, omaggi, focus e retrospettive che arricchiranno come sempre l’esperienza dello Short spiccano anche quest’anno alcuni ospiti di rilievo, a partire da Amos Gitai, uno dei più importanti registi israeliani dell’ultimo mezzo secolo che, dopo il suo esordio nel lungometraggio di finzione nel 1986 con Esther, vincitore del Festival di Torino, ha presentato film come Berlin-Jerusalem (1989), Kadosh (1999), Kippur (2000), Promised Land (2004) e Ana Arabia (2013) nei più prestigiosi festival del mondo, da Cannes a Venezia, declinando – tanto da esiliato quanto da residente – l’amore conflittuale per la sua terra d’origine, quasi sempre al centro delle sue opere. Autore anche di numerosi documentari e cortometraggi, sarà protagonista di un omaggio allo Short durante il quale converserà con il docente e critico cinematografico John Bleasdale mostrando estratti scelti delle sue opere. Altro grande ospite di questa edizione è uno dei maestri del cinema giapponese contemporaneo, Hirokazu Kore-eda. Il regista, vincitore della Palma d’oro nel 2018 con Un affare di famiglia, sarà al festival per presentare al pubblico italiano il suo Pensieri dal set (Cue Press), un’autobiografia artistica che è al tempo stesso un importante testo teorico. Con il suo stile minimale e quasi naturalistico ha documentato negli anni i cambiamenti in atto nella famiglia giapponese contemporanea, a partire da Maborosi (1995), presentato a Venezia, passando per capolavori come Nessuno lo sa (2004), Still Walking (2008), Like Father, Like Son (2013), e l’ultimo Broker (2022), in concorso a Cannes. L’uscita del suo libro in Italia offrirà l’occasione per conversare con il regista sulla sua visione del cinema e della società giapponese grazie al curatore dell’edizione italiana Francesco Vitucci.
Un’accoglienza speciale la riceverà sicuramente Bruno Bozzetto, uno dei padri dell’animazione italiana, creatore di personaggi entrati nell’immaginario collettivo del nostro paese come il Signor Rossi, “l’italiano medio” per eccellenza, e regista di classici dell’animazione nostrana come West and Soda (1965), Vip mio fratello Superuomo (1968) e Allegro non troppo (1976). Ironico e anticonformista, con il suo stile semplice e diretto è stato in grado di trattare tematiche universali in maniera originale come dimostrano la vittoria dell’Orso d’oro a Berlino con Mr. Tao (1988) per il miglior cortometraggio e la candidatura agli Oscar per Cavallette (1990). Autore anche di cinema dal vivo (suo il lungometraggio del 1987 Sotto il ristorante cinese), libri illustrati e pubblicità (indimenticabili quelle per “Carosello”), Bozzetto ripercorrerà la sua lunghissima carriera in una masterclass a cura di Davide Giurlando, nel corso della quale verranno proiettati spezzoni di alcune delle sue opere più celebri. Spazio poi al cinema giovane con Rob Savage, inglese classe ‘92, tra i più promettenti registi di genere della nuova generazione. Vincitore dello Screen International Star of Tomorrow 2013 e allievo del Talent Campus della Berlinale, si è fatto notare per cortometraggi che rielaborano l’horror tradizionale in maniera innovativa, come Dawn of the Deaf (2017), presentato al Sundance e in altri cento festival. Ha diretto numerosi cortometraggi, spot pubblicitari e serie horror, lavorando per importanti serie televisive inglesi come Britannia e dirigendo l’episodio pilota di Soulmates. A soli trent’anni ha già all’attivo tre lungometraggi, tra i quali i recenti Host (2020) e Dashcam (2021), quest’ultimo un originale horror che aggiorna ai tempi dei social il sottogenere del found footage. Allo Short commenterà alcuni spezzoni di queste opere e sarà intervistato sul palco da John Bleasdale.
Altro incontro imperdibile è quello con l’autore del manifesto di quest’anno Manuele Fior che dialogherà sul palco dell’Auditorium con l’esperto di animazione e fumetti Davide Giurlando per parlare del suo processo creativo e delle tecniche da lui utilizzate per creare lavori come il celebre Celestia, ambientato proprio in una Venezia post-apocalittica. Con il suo stile inconfondibile è uno dei disegnatori più apprezzati in Italia e all’estero, tanto da vantare collaborazione internazionali con The New Yorker, Vanity Fair e Le Monde e vincere nel 2011 uno dei più importanti premi nell’ambito del fumetto, il Fauve d’Or come Miglior Album al Festival di Angoulême per Cinquemila chilometri al secondo. Le sue opere in Italia sono pubblicate da Cononino press e Oblomov edizioni e includono Le variazioni d’Orsay (2015), I giorni della merla (2016) e il più recente Hypericon (2022).
Da Venezia si volerà poi dall’altra parte del mondo per due programmi speciali incentrati sull’Asia. Il primo, a cura di Cecilia Cossio, sarà dedicato alla più prestigiosa scuola di cinema del paese, la Whistling Woods International di Mumbai, inclusa da Hollywood Reporter tra le dieci più importanti al mondo e infatti presenza ricorrente anche in Concorso allo Short. A rappresentare l’altissima qualità dei lavori prodotti dalla WWI saranno presentati tre cortometraggi di diploma che hanno partecipato a numerosi festival nazionali e internazionali ricevendo diversi premi: Kathakaar (Il cantastorie, 2016) di Abhimanyu Kanodia, 500 rupees (500 rupie, 2017) di Shashwat Gandhi e The Nightingale (2019) di Shiva Katyal. Il secondo programma dedicato all’Asia è invece East Asia Now, nel quale il curatore Stefano Locati porterà gli spettatori alla scoperta delle ultime tendenze provenienti dall’Asia Orientale con tre cortometraggi che ragionano sul tema della crisi da una prospettiva femminile, con un piglio che flirta con lo straordinario, dal surrealismo al realismo magico e provengono da Singapore, Aunt Lotus & Her Dream Bicycle di Kew Lin, Corea del Sud, The Sea on the Day When the Magic Returns di Han Jiwon, e Giappone con Bird Woman di Oohara Tokio.
Ai grandi ospiti internazionali si affiancano una serie di programmi speciali ricorrenti che caratterizzano ormai lo Short da anni e che sono parte fondamentale della sua identità, a partire dal consueto focus sul cinema delle origini a cura di Carlo Montanaro che quest’anno condurrà gli spettatori in un viaggio magico alla scoperta di uno dei più antichi modi di narrare attraverso le immagini: la silhouette, nel programma L’ombra prende vita. Non poteva mancare neppure l’annuale ricognizione sullo stato della videoarte italiana curata da Elisabetta Di Sopra con la collaborazione dell’Archivio di videoarte Yearbook, così come gli spazi dedicati al VideoConcorso Pasinetti e alla summer school della Venice International University, mentre la proiezione dei corti realizzati dagli studenti del Master in Fine Arts in Filmmaking di Ca’ Foscari fungerà da pre-apertura del festival nonché da cerimonia di diploma del corso. Infine, Cronostar. Divismo e senilità, un workshop condotto da Francesco Pitassio incentrato sul tema del divismo nel cinema coniugato attraverso parole e immagini, mentre in WeShort Originals & Branded Shorts, Alessandro Loprieno, CEO di WeShort, la piattaforma di cinema breve on demand tutta italiana, presenterà la sua prima produzione originale, Caramelle di Matteo Panebarco – premiato come miglior cortometraggio alla Festa del Cinema di Roma – e due episodi della serie Guinness World Records Shorts.
Torneranno anche i concorsi collaterali che da anni affiancano quello principale: il CINIT Music Video Competition giunge alla sua settima edizione e presenterà i nove migliori video musicali prodotti da studenti di università o scuole di cinema provenienti da otto paesi che saranno giudicati da Giovanni Bedeschi, Alice D’Este e Giordano Giordani. La decima edizione dello High School Competition vede invece competere video realizzati da studenti liceali di tutto il mondo con sette finalisti in gara. A premiare il migliore sarà una giuria composta da studenti cafoscarini. Si rinnova inoltre la collaborazione con il festival Le giornate della luce, per il quale sono stati selezionati dallo Short otto cortometraggi che saranno presentati a Spilimbergo in un concorso dedicato.
Infine, il cerchio aperto dal manifesto di Manuele Fior dedicato a Venezia che ha preannunciato il festival si chiuderà simbolicamente con lo spettacolo che impreziosirà la serata finale, quando verranno eseguiti alcuni brani in veneziano accompagnati da immagini di film ambientati in laguna, grazie a Giovanni Dell’Olivo, cantautore e musicista polistrumentista veneziano che si esibirà con una chitarra flamenca assieme a Alvise Seggi al violoncello e Serena Catullo alla voce.