L’incontro con il giornalista e saggista cinematografico Oscar Iarussi in occasione del suo workshop sul cinema americano “on the road”, alla ricerca dell’altra faccia dell’America
Il primo workshop del Ca’ Foscari Short Film Festival ha visto il giornalista e critico cinematografico Oscar Iarussi – con Davide Giurlando a moderare e fare gli onori della casa – impegnato in un interessante dibattito sul Cinema americano, argomento della sua ultima fatica editoriale, il libro Visioni Americane. Il cinema on the road da John Ford a Spike Lee.
Partendo proprio dal titolo del volume, con il termine “visioni” l’autore fa riferimento all’atteggiamento visionario, inteso come intuito di lungimiranza e svelamento della verità delle cose, oltre la loro apparenza, contrapposto all’impatto visivo e iconico che certe immagini o scene dell’oggi invocano e ottengono. Il riferimento è ad un “frame” in particolare, tragicamente reale ma invocante scenari cinematografici paurosamente familiari: quelle scene delle Torri Gemelle squarciate dagli attentati dell’11 settembre 2001 e reiterate sugli schermi TV ben oltre quella tremenda giornata passata alla storia. Un’immagine che ha molto impressionato, ma che hanno mostrato poco o nulla di ciò che realmente accadeva.
Proprio allontanandoci dalle “impressioni” e auspicando una riflessione sulla realtà, Iarussi sottolinea come il Cinema si costituisca su peculiarità tecnico-artistiche che lo candidano a divenire arte meno mimetica e più contemplativa, in grado di dilatare il tempo indiavolato della contemporaneità per svelare quello che succede dentro questa nostra frenesia, dispersiva e confusionaria.
Il workshop si è concluso con la proiezione degli ultimi, struggenti minuti del capolavoro di Spike Lee, La 25ª ora, in cui ancora l’on the road finale verso una salvifica frontiera suggerisce come il West o il suo mito resti nell’immaginario americano, il luogo del riscatto, lo spazio franco in cui “riconoscere gli altri e riconoscere sé stessi”, come afferma lo stesso Iarussi, al di fuori della violenta, viziata e pregiudiziale giungla metropolitana. Il cinema stesso come frontiera dunque, come giusta distanza per mettere a fuoco e produrre una “visione” interpretativa del reale che da lontano si osserva.
Conclusosi il workshop Oscar Iarussi ci ha dedicato ancora qualche minuto del suo tempo per raccontarci le sue impressioni sul Ca’ Foscari Short Film Festival, esperienza che definisce di estremo interesse e del quale, sostiene, si percepisce l’entusiasmo appassionato di chi in esso è impegnato, studenti e docenti tutti.
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