Autore del manifesto della settima edizione, l’artista è stato protagonista di una lunga intervista sulla sua carriera
Venezia, 17 marzo 2017. Uno dei protagonisti della seconda giornata di festival è stato Giorgio Carpinteri, autore del manifesto dello Short di quest’anno, e ospite di un programma speciale a lui dedicato, per una lunga intervista condotta da Davide Giurlando, esperto di cinema d’animazione e fumetti.
Carpinteri si forma al Dams di Bologna, una facoltà che all’inizio degli anni settanta apriva le porte alla fantasia, all’arte e allo spettacolo. Era l’epoca in cui fiorivano le radio libere che trasmettevano programmi di musica new wave e ci si lasciava guidare dai conduttori radiofonici per scoprire le novità provenienti da tutto il mondo. Carpinteri pensa che l’avvento di Internet abbia modificato la modalità d’ascolto della musica, qualsiasi canzone è accessibile con estrema facilità. I giovani della sua epoca non avevano questa possibilità, lo stesso vinile veniva ascoltato per mesi, dando maggiori possibilità ai singoli artisti di farsi capire. Oggi, al contrario, si consuma velocemente un pezzo musicale, così come un fumetto, un film o un qualsiasi prodotto culturale. La discussione si è poi spostata sull’uso dei social network e su come abbiano cambiato la fruizione di contenuti, anche artistici. Per Carpinteri sono un mezzo attraverso il quale diffondere le proprie opere e ricordare anche lavori di celebri colleghi incontrati lungo il suo cammino come Andrea Pazienza, Igort, Liberatore, Tamburini, ma anche un autoritratto della grande attrice Monica Vitti.
Uno dei primi lavori dell’artista, L’uomo invisibile, uscito sulla rivista Nemo nel 1980, è stato ritenuto da alcuni una rivisitazione dell’omonimo romanzo di H.G. Wells, del Fantasma dell’opera e de La Mummia, ma Carpinteri ha smentito ognuna di queste affermazioni dichiarando di aver voluto creare qualcosa che non fosse ancora stato fatto da nessuno e che conservasse un qualcosa di magico, per questo motivo percepisce le citazioni che gli vengono attribuite come involontarie. All’epoca, tramite la sensibilità dei suoi autori, il fumetto d’autore ha portato vibrazioni e contenuti che provenivano da altre arti in quanto il fumetto può essere considerato un ideale punto d’incontro incrocio tra esse. Il fumetto permette inoltre di lavorare in autonomia senza bisogno di un budget definito, fornendo quindi estrema libertà di espressione. In questo particolare caso Carpinteri desiderava esprimere la sua rabbia nei confronti di un mondo senza senso, così percepito dopo la sua esperienza della leva militare e ha tentato di farlo con un disegno d’impatto, recuperando lo stile americano insieme a elementi del cinema, aiutato dal fatto che all’epoca a Bologna fiorissero le sale d’essai, facendo confluire tutto nel suo tratto. Questa trasversalità del fumetto ha permesso la creazione di quelli che l’artista chiama “vasi comunicanti”, una serie di collaborazioni come quelle con le compagnie teatrali per le quali produce scenografie, o quella con la Societas “Raffaello Sanzio”, una compagnia teatrale di rilievo internazionale, per la quale realizza un videoclip, oltre a essere stato protagonista con altri fumettisti di un un servizio fotografico su Vanity.
La sua prima graphic novel, Polsi sottili, viene partorita nella Bologna tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo, all’interno del gruppo Valvoline formato, oltre che da Carpinteri, da personaggi che hanno fatto la storia del fumetto italiano: Igort, Lorenzo Mattotti, Marcello Jori, Daniele Brolli e Jerry Kramsky. La casa editrice Rizzoli affidò loro un supplemento sulla rivista “Alter Alter”. In questo contesto Carpinteri scrive Polsi Sottili, una storia lunga, lontana dai suoi standard, per cimentarsi con qualcosa di nuovo, in quanto di solito ha lavorato su storie brevi concependo il fumetto come una sintesi di concetti e un modo di trovare in noi stessi gli elementi davvero importanti, ma è felice di essere riuscito sempre a instaurare collaborazioni stimolanti con altri artisti.
In un paragone tra la situazione attuale e quella dalla quale è emerso Carpinteri, l’autore ritiene che ora l’editoria sia legata al racconto lungo, non più a quello delle storie brevi che dava la possibilità di creare qualcosa di nuovo in tempi brevi. Oggi il fumetto ha lasciato il posto alla graphic novel, vicina al romanzo, ma che nasce e finisce in un volume, non creando personaggi che rimangano. Cambiano le modalità di produzione ma la qualità dei lavori non ne ha risentito.