Notizie dal Festival


  • 25 Marzo 2023

LA TERZA GIORNATA DEL CA’ FOSCARI SHORT FILM FESTIVAL 13

I GIURATI INCONTRANO IL PUBBLICO

GLI APPUNTAMENTI CON IL CINEMA DELLE ORIGINI, LA VIDEOARTE ITALIANA E IL CINEMA INDIANO

PRESENTATI ANCHE I DUE CONCORSI COLLATERALI

Mentre si attende con trepidazione la cerimonia di chiusura del festival (questa sera, ore 19.30, Teatro Santa Marta), con la proclamazione di tutti i vincitori e lo spettacolo dal vivo a cura di Giovanni Dell’Olivo, si è conclusa ieri la terza giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival che, oltre alla proiezione di numerosi corti in concorso, ha visto la presentazione di programmi speciali e masterclass tenuti da esperti del settore artistico e cinematografico.

È stato il Concorso Scuole Superiori ad aprire la programmazione all’Auditorium Santa Margherita ieri mattina, in occasione del quale sono stati proiettati i sette corti finalisti realizzati da studenti di scuole superiori provenienti da tutto il mondo. Per sottolineare ancora di più il carattere giovane del concorso e la sua relazione con la comunità studentesca, i film saranno giudicati oggi da una giuria composta da studenti cafoscarini. A seguire un altro concorso collaterale, il CINIT Music Video Competition, organizzato in collaborazione con CINIT – Cineforum Italiano, durante il quale sono stati presentati i dieci videoclip finalisti provenienti da nove paesi diversi che saranno giudicati da una giuria composta dal regista e produttore Giovanni Bedeschi, dalla giornalista e insegnante Alice d’Este e da Giordano Giordani, membro del Direttivo CINIT. I video musicali sono realizzati da studenti di scuole di cinema e università di tutto il mondo e ribaltano il ruolo tradizionale della colonna sonora nei film, mostrando come all’occorrenza anche il cinema possa mettersi al servizio della musica.

La videoarte italiana è stata poi protagonista dell’appuntamento ricorrente Lo sguardo sospeso, curato dall’artista Elisabetta Di Sopra, che anche quest’anno attinge al grande archivio Videoart Yearbook, progetto dell’Università di Bologna. Al centro delle opere presentate, tutte realizzate tra il 2005 e il 2011, c’era il concetto di performance e, quindi, l’esplorazione del movimento e del rapporto del corpo con lo spazio circostante. Un altro grande ritorno è stato quello dello storico del cinema e creatore de “La fabbrica del vedere” Carlo Montanaro, che allo Short ha presentato L’ombra prende vita, una masterclass sul cinema delle origini. Montanaro ha condotto il pubblico in una narrazione per immagini, ombre e silhouettes, ripercorrendo l’evoluzione che questa tecnica ha avuto nel tempo e la sua influenza sul cinema contemporaneo, a cavallo tra arti visive e cinema – come dimostra il corto ABC in Sound di Moholy-Nagy. Altro appuntamento ricorrente del festival, già presentato mercoledì al Museo Archeologico, è quello con il cinema indiano curato da Cecilia Cossio, che quest’anno era dedicato alla più importante scuola di cinema indiana: la Whistling Woods International. Sono stati proiettati tre cortometraggi di diploma della scuola di Mumbai, fondata da Subhash Ghai, una delle personalità cinematografiche di maggiore rilievo nel subcontinente indiano. Denominatore comune di queste opere è l’esplorazione delle dinamiche sociali, come nel corto The Nightingale (2019) di Shiva Katyal che tratta della storia d’amore tra una ragazza musulmana e un soldato hindu come pretesto per una riflessione più profonda sulla guerra.

A seguire, la presentazione di WeShort Originals & Branded Shorts, a cura del partner del Festival WeShort, la prima piattaforma italiana di cinema on demand in formato ‘breve’, che mostra nuovamente come l’era digitale e una vita sempre più frenetica abbiano mutato i meccanismi di fruizione del cinema. Per l’occasione sono state proiettate due opere della serie di cortometraggi realizzati dal Guinness World Records e, soprattutto, Caramelle, il primo corto prodotto interamente da WeShort, per la regia di Matteo Panebarco, che ha scelto l’animazione in 3D per evocare l’atmosfera di realismo magico che circonda questa storia di un affetto tra generazioni tanto forte da superare anche la morte.

Uno degli appuntamenti più attesi era sicuramente il Programma speciale della giuria, in occasione del quale il pubblico ha avuto modo di approfondire la ricca carriera artistica dei tre giurati del Concorso: Roberto Citran, Robb Pratt e Mika Johnson. Il primo a salire sul palco è stato l’attore padovano che ha ripercorso brevemente la propria carriera rivendicando l’importanza del teatro sulla propria formazione attoriale, per poi mostrare e commentare estratti da alcune delle sue pellicole più celebri, come Il prete bello (1989), Il mandolino del capitano Corelli (2001), Io sono lì (2011), Welcome Venice (2021) e Il toro (1994) per il quale ha vinto una Coppa Volpi come miglior attore non protagonista a Venezia. Citran ha voluto infine dedicare un pensiero a uno dei registi con cui ha collaborato, Citto Maselli, scomparso proprio negli scorsi giorni. È stato poi il turno dello storico animatore della Disney Robb Pratt che ha parlato di alcune delle opere che hanno influenzato maggiormente la sua produzione artistica, come Bugs Bunny, Braccio di Ferro, Star Wars, Indiana Jones e Ritorno al Futuro, per poi presentare in anteprima la graphic novel Eva Strongbird and the Marine, realizzata in collaborazione con l’artista inglese Des Taylor e ispirata alla pop-art. Infine, l’artista multimediale e regista Mika Johnson ha raccontato come sia stata la visione di un film di David Lynch a dargli la motivazione per intraprendere una carriera nel cinema. Johnson ha poi presentato Walter, uno dei cortometraggi della serie The Amerikans (2011-2013), oltre a estratti dal suo primo lungometraggio, Confessions of a Boxman (2020), e dalla sua prima opera in realtà virtuale ispirata a Le Metamorfosi di Kafka.

La terza giornata di festival si è conclusa con la proiezione di sei corti del Concorso internazionale, iniziando da Ördögmuzsika di Karim Hema, il quale propone un’immersione nel folklore ungherese con un documentario muto di grande impatto visivo e sonoro. Minerva Rivera Bolaños con il corto En cualquier lugar ha fatto entrare gli spettatori nei panni di una bambina di cinque anni intenta a scrutare e mettere in discussione il mondo caotico degli adulti. Dopodiché è stato proiettato Awel Mara, di Hussein Hossam, che con il suo film mostra la complessa comunicazione tra due culture diverse, dal punto di vista di una giovane ragazza musulmana trasferitasi con la famiglia in Europa. 9-5 di Maša Šarović racconta invece umoristicamente le pressioni sul posto di lavoro di un giovane redattore pubblicitario, le quali hanno tragicomiche conseguenze sulla sua vita sessuale. A seguire Au Bord du Délire di María Claudia Blanco, che mette in scena l’incontro in metropolitana di perfetti sconosciuti, provenienti da vite completamente diverse accomunate, però, dalle deliranti conseguenze del Covid-19. La giornata si è conclusa con Homeland of Silence, di Štefánia Lovasová, che racconta la storia di Ivanka, bambina tredicenne che deve forzatamente esperire l’isolamento verbale, trovandosi a essere ignorata da tutti a causa delle conseguenze di un recente attentato politico.

Ricchissima infine anche l’offerta proposta ieri dalle sedi partner del festival: InParadiso, La Casa del Cinema e il Museo Archeologico Nazionale hanno proiettato corti del Concorso internazionale, il Museo d’Arte Orientale ha dato spazio al programma speciale East Asia Now, mentre alla Fondazione Bevilacqua La Masa sono andati in scena tre programmi speciali.

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