Notizie dal Festival


Le relazioni affettive amorose contemporanee nel più bel giorno della mia vita

NEGLI ALTRI FILM IN CONCORSO OGGI: GESTI ZEN A HONG KONG, YOHAN E IL SENSO PATRIOTTICO IN TERRA D’ ISRAELE,  UN ADOLESCENTE PROVOCANTE E IL SUO  PROFESSORE, DONNE INDIANE EMANCIPATE,  ANNA CHE NON RIESCE A CONVINCERE IL SUO BAMBINO A SCAPPARE CON LEI

 

 

Nell’ultima giornata di Festival sono stati proiettati gli ultimi sei i corti del Concorso Internazionale, in attesa della serata di chiusura con lo spettacolo di musica e mimica e l’annuncio dei vincitori.

Il primo corto proposto è stato More than ice-cream Wong-Kwong, unico lavoro in concorso proveniente da Hong Kong e diretto dal giovane Riley Leung. In questa docu-intervista conosciamo il novantenne Wong Kwong, venditore di gelati e dolciumi che si sposta con il suo carretto per le strade della città. I suoi movimenti sono lenti, ripetuti all’infinito giorno dopo giorno. Aprire il chiosco, muoversi, consumare un pranzo frugale e via di nuovo fino alla sera. Wong Kwong compie i suoi gesti con tranquillità, pervaso da una calma che lascia trasparire da ogni parola. La reiterazione di un gesto, la routine, non devono spaventare, perché come dimostra Wong Kwong, simile a un maestro Zen, ogni gesto porta con sé qualcosa di nuovo, una parola, un incontro per cui vale la pena continuare a ripeterlo.

Il secondo cortometraggio presentato si intitola Trespasser: realizzato dal regista  ebreo Nicky J. Ilan dal Beit Berl College School of Art, racconta la vicenda di un soldato tedesco di nome Yohan Schmidt che presta servizio per l’esercito israeliano. Grazie al servizio di leva volontaria, sta per diventare cittadino d’Israele a tutti gli effetti, ma proprio durante il suo ultimo giorno di servizio, accade un fatto molto grave: un uomo africano attraversa il confine tra i vari blocchi, contravvenendo un divieto assoluto. Della pena da infliggere all’uomo dovrà occuparsi proprio Yohan, il cui senso patriottico verrà messo duramente alla prova.

Atomes di Arnaud Dufeys è un corto belga che ha come protagonista il trentanovenne Hugo, insegnante in una scuola, la cui vita viene sconvolta da Jules, un adolescente provocante. Il regista francese tocca con estrema sensibilità il tema molto attuale del rapporto tra due persone dello stesso sesso. È una semplice amicizia a legare i due protagonisti, un affetto quasi paterno o vero e proprio amore? La risposta viene lasciata allo spettatore che si deve interrogare anche su quel treno in movimento che chiude la scena.

Il più bel giorno della mia vita, il corto di Dino Santoro, studente del DAMS di Bologna, gioca invece con le molteplici forme che assumono le relazioni affettive e amorose contemporanee e che si intrecciano in questa riuscita commedia degli equivoci.

In una torrida giornata di festa, qualcuno attende sull’altare, mentre il prete prepara gli oggetti della liturgia e le lancette scattano inesorabili nel silenzio appesantito dalla calura estiva. Gli ospiti ingannano il tempo, ognuno a suo modo. Tra citazioni più o meno alte si svolge un divertentissimo racconto corale senza tempo, tra i banchi di una piccola chiesa di campagna che, paziente, si lascia sconsacrare dall’umanità più frivola. Una fotografia dei vizi e delle virtù della società di oggi e di ieri, imprevedibile e sorprendente.

Il lavoro successivo è stato Anna et Jérôme, realizzato dalla 27enne regista franco-colombiana Mélanie Delloye, studentessa del Graduate Film Program della New York University al suo terzo cortometraggio, del quale è anche sceneggiatrice. Questo film racconta il rapporto particolare di una mamma con il suo bambino, che non vede spesso perché egli vive con il padre e la sua nuova famiglia. Nonostante Anna abbia fatto molti errori nella sua vita, sogna ancora di cambiare vita e voltare pagina insieme al piccolo Jérôme, suo figlio. Si incontrano un giorno al supermercato e trascorrono una giornata felici, in spiaggia, chiacchierando e giocando. La donna vuole molto bene a suo figlio e sente che è ricambiata con un affetto altrettanto esclusivo, ma alla fine questo non basterà per convincere Jérôme a scappare con lei e ad abbandonare la vita sicura che egli trascorre con la sua nuova famiglia.

L’indiano Chowraha (Crossroads) di Nikhil Patil è un cortometraggio drammatico che ha come protagonista un’introversa donna indiana di classe media, da poco vedova. Proprio a fronte del recente lutto, dovrà fare dei cambiamenti nella sua vita, al fine di provvedere alle sue necessità e a quelle dell’anziano suocero. Dopo una serie di ripensamenti, capirà che nessuna delle opzioni prese in considerazione la realizzerebbe veramente. Non le resta quindi che imparare a godere ogni istante nel suo divenire. Chowraha è estremamente attuale e umano: si incentra sulla condizione di una donna  sorprendentemente emancipata e forte, e su quanto sia importante – e raro – il valore dell’altruismo e della rinuncia per il bene del prossimo.

 

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