Notizie dal Festival


  • 9 Ottobre 2020

LA TERZA GIORNATA DEL CA’ FOSCARI SHORT FILM FESTIVAL 10

TRA MOCKUMENTARY E ANIMAZIONI IN CONCORSO C’È ANCHE L’ITALIANA FRANCESCA GIUFFRIDA CON MENTRE DORMI

PRESENTATI I FINALISTI DEI CONCORSI PARALLELI MUSIC VIDEO COMPETITION E PREMIO OLGA BRUNNER LEVI

VIAGGIO NELLA VIDEO ARTE ITALIANA CON LO SGUARDO SOSPESOE NELL’EVOLUZIONE DEL CINEMA VISTA DA VENEZIA INDALL’ARGENTO AL PIXEL

La terza giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival si è aperta con i due concorsi collaterali che accompagnano quello internazionale ormai da alcuni anni. Innanzitutto il Music Video Competition, concorso giunto alla quarta edizione, riservato a video musicali realizzati da studenti delle università e scuole di cinema di tutto il mondo. Una giuria tecnica ha selezionato i nove video finalisti provenienti da altrettanti paesi, tra cui la Romania con Mtv is My Frienddi Radu Popovici, il Brasile con Isis Broken feat. Netu – Devil Gasolinedi Danilo Vieira e l’India con una versione di Fadeddi Hibban Ashraf più dark rispetto a quella di Alan Walker. A rappresentare l’Italia è stato scelto Roberto Risappia dell’Università degli Studi di Salerno con il video musicale La Casa dell’Orco, ispirato all’omonima leggenda irpina proveniente dalla provincia di Avellino. Il vincitore sarà annunciato domani durante la Cerimonia di Chiusura all’Auditorium Santa Margherita.

A mezzogiorno è stato poi dato il via alla settima edizione del Premio Olga Brunner Levi, un concorso dedicato a studenti e studentesse provenienti dalle scuole superiori di secondo grado di tutto il mondo, istituito nel 2014 in collaborazione con la Fondazione Ugo e Olga Levi. Il soggetto del concorso riprende le linee del cenacolo letterario e musicale che animava casa Levi, proponendo come tema la performance musicale femminile o il rapporto tra condizione femminile e la musica nella storia. In linea con la diffusa partecipazione di registe donne al Festival di quest’anno, le otto finaliste del concorso risultano essere tutte giovani studentesse, provenienti da diversi paesi che includono Israele, Stati Uniti, Turchia e Bangladesh, oltre a Spagna, Francia, Regno Unito e Italia, quest’ultima rappresentata da Livia Proto con WE. La giuria tecnica, che svelerà il vincitore domani durante la cerimonia di chiusura, è composta da Roberto Calabretto, presidente del comitato scientifico della Fondazione Levi, Marco Fedalto, compositore di musica per corti e lungometraggi, serie TV, documentari e Cosetta Saba, docente di Analisi del film e Pratiche audiovisive nella Media Art presso l’Università di Udine.

Come ogni anno torna il programma speciale dedicato alla videoarte italiana Lo sguardo sospeso a cura di Elisabetta Di Sopra che quest’anno ha proposto opere tratte dall’Archivio di Videoarte Yearbook 2006 – 2013 in una selezione curata da Silvia Grandi guidata dal filo rosso della sperimentazione e del progresso digitale. La rassegna ha presentato le opere di artisti italiani che affrontano l’arte attraverso un approccio multidisciplinare e poliedrico, dal writingall’animazione, dalla performance alle installazioni, come nel caso dello street artistdi fama internazionale Blu autore di Fino; la nota cineasta e illustratrice Virginia Mori, che ha partecipato col pluripremiato Il gioco del silenzioo, ancora, come Marco Morandi, illustratore che ha presentato We move lightly.

Nel pomeriggio, nella splendida cornice del Museo Archeologico Nazionale di Venezia,Carlo Montanaro ha accompagnato il pubblico in un viaggio nel tempo alla scoperta dell’evoluzione tecnologica e del linguaggio del Cinema, dall’argento utilizzato nei primissimi anni di produzione cinematografica alla fine del XIX secolo fino alla rivoluzione digitale che ha cambiato il volto e l’anima della Settima Arte negli ultimi anni. Il suo programma speciale, A Venezia: dall’argento ai pixel, riprende il titolo di un suo volume pubblicato originariamente nel 2014, recentemente rieditato e arricchito di illustrazioni e diventato testo di riferimento fondamentale sull’argomento. Montanaro ha messo in luce i progressi in campo tecnico tenendo la città veneziana come punto fermo e interrogandosi sulle problematiche legate alla perdita dell’artigianalità nel medium filmico e sulla inevitabile “democratizzazione” che ha portato l’avvento del digitale nel mondo audiovisivo.

Sono poi state presentate le ultime opere del Concorso Internazionale divise in due sezioni. La prima è stata inaugurata da Orangedelle giovani registe cinesi Liu Yuchen, Lu Hai, Zhang Zihan. La loro opera rievoca una tragedia avvenuta anni prima e le dinamiche di paese che si rivelano spesso chiuse ed infide. I vicini di casa sparlano del funerale di Mr. Wang, ma i dettagli della vicenda si perdono nei resoconti confusi dei compaesani, che si dileguano all’arrivo del figlio del defunto. La trama viene tratteggiata lentamente, affidandosi ad una narrazione spesso ambigua, perché veicolata dal pettegolezzo e diventata ormai di dominio pubblico. A seguire è stato presentato Ladies of Wakaliwood, per la regia delle svedesi Linn Björklund,Nora Fogelström, Amanda Moen. Il loro lavoro è incentrato sulla lotta per l’autoaffermazione, la consapevolezza ed il superamento degli stereotipi femminili illustrate in un documentario coraggioso: nella “Hollywood dell’Uganda”, Wakaliwood, Zari, Shirah e Haaw entrano nel mondo della recitazione con la ferma volontà di emanciparsi. Zari ottiene la parte di protagonista e, sorpresa nell’essere all’altezza di assestare calci e pugni, si sente finalmente coinvolta ed ammirata per il ruolo raggiunto da una donna di uno slum che, per quanto vitale, è impoverito dai tipici stereotipi sull’universo femminile. Sempre ambientato nel contesto africano è il terzo corto in programma, Moyadel regista sudafricano Siyabonga Mbeleche riflette sul tema della morte. Tra vestiti colorati e balli tribali, una ragazza è segnata da un conflitto interiore e, per uscirne, affronta un viaggio nel regno ultraterreno alla ricerca del suo spirito. E lì verrà braccata dalla Morte, pronta ad inseguire la giovane. La narrazione si sposta a Singapore con Adamdi Shoki Lin, storia di un bambino di 9 anni che cerca di sopravvivere ad una quotidianità silenziosa e inquieta, cercando l’affetto di una madre e di un padre troppo distanti. Il regista messicano José Luis González Peña dirige Superficies, racconto di un’umanità persa e confinata, anche se in uno spazio infinitamente aperto, dove le superfici riflettenti sono gli spettatori del conflitto tra i due fratelli Elanio e Mirlo, costretti a rimanere bloccati nel mezzo del nulla da uno pneumatico rotto. A chiudere la prima sezione del concorso è stato Soleil, progetto sino-hongkonghese di Tianxiang Yang e Hoi-ming Pau che ritrae attori e attrici in un limbo tra recitazione e realtà, interrogandosi su quanto sia sottile il confine tra i due mondi.

Sono poi stati presentati gli ultimi sei cortometraggi del Concorso Internazionale a cominciare da Feliz Natal, Sr. Monstro dei registi portoghesi João Pais da Silva e André Rodrigues, una black comedyirriverente girata all’interna di un centro commerciale abbandonato. Qui una bambina incontra un uomo vestito da Babbo Natale che si aggira per i corridoi in maniera sospetta. A seguire è stato presentato il corto realizzato in Spagna dalla regista di origini cinesi Jiajie Yu Yan intitolato Xiao Xian nel quale l’omonima protagonista riceve dalla madre l’incarico di finire un vestito durante la notte, ma viene convinta dalla sua migliore amica ad andare ad una festa dove però accadrà qualcosa di imprevisto.Aysan del regista iraniano Mehrshad Kheradmand vede invece protagonista un’attrice ingaggiata per interpretare il ruolo di Aysan, una sua amica che le ha lasciato in custodia il figlio e che la protagonista si trova a vendicare cercando di ribellarsi e liberarsi dalla morsa che imprigiona le donne. A seguire è stato presentato uno dei due corti italiani in Concorso: Mentre dormi di Francesca Giuffrida che pone agli spettatori la domanda: cosa succederebbe se i medici fossero in grado di creare un sistema tecnologico che permetta ai pazienti in coma di continuare a vivere una vita virtuale? È questo che immagina la regista mettendo in scena la storia di Giovanni che, dopo un anno di coma, viene inserito nel programma di Vita Virtuale e di sua moglie Anna che si chiede che cosa stia vivendo il marito nella sua nuova “vita”. Rita racconta invece la storia una bambina di 4 anni cresciuta in Marocco insieme alla madre ma senza aver mai conosciuto il padre, un ex prigioniero palestinese richiedente asilo in Belgio. Attraverso questa vicenda personale e realmente accaduta la regista,Loubna Briac, affronta in maniera coraggiosa la questione palestinese. Ultimo corto presentato è stato Piolun (Bitter Herb) della regista polacca Maria Ornaf, storia di un rapporto familiare disfunzionale in cui le colpe dei padri sembrano ricadere inevitabilmente sui figli, i quali cercano disperatamente di ribellarsi ad un destino apparentemente segnato. Questa sera si svolgerà infine l’atteso incontro con il compositore Pino Donaggio che ripercorrerà la sua lunga carriera intervistato sul palco dal giornalista Anton Giulio Mancino.

 

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