Un programma a cura di Stefano Locati
Quest’anno l’usuale incursione nella produzione di cortometraggi dell’est asiatico si tinge di ossessione e paranoia, cogliendo forse il sentire comune di fronte all’imprevedibilità della pandemia di Covid-19. I cortometraggi selezionati osservano con tecniche e modalità produttive diverse – dall’animazione al cinema dal vivo, dall’onirico al grottesco, dal budget limitato al no-budget – i nervi scoperti della società. Non lo fanno necessariamente da un punto di vista medico e sociale, ma ciascuno approfondisce con maggiore veemenza un frammento di reale (i ricordi dei genitori, l’alienazione sul lavoro, l’impossibilità di contatto umano durante il lockdown), provando a ricavare un senso anche ironico da questi tempi fuor di sesto. Una selezione che si è già cimentata con grandi festival (Cannes, Sundance, Hong Kong) e che ancora una volta conferma la vitalità del formato breve in questi paesi.
Dream / Kkum
Regia: Kim Kang-min
South Korea, 8’
Un viaggio onirico, quasi lisergico, nei meandri dei sogni e dei ricordi della madre da parte della voce narrante. Con un set design minimale, un’illuminazione attenta alle ombre e alle sfumature e un inedito bianco e nero, Kim Kang-min dà vita a un microcosmo di ossessioni tra l’ancestrale e lo psicanalitico, in cui cubetti di zucchero prendono vita evocando uno stupore quasi misterico.
Excuse Me Miss, Miss, Miss
Regia: Sonny Calvento
Philippines, 16’
Vangie lavora in un grande magazzino, ma sta per essere licenziata. In un disperato tentativo di salvare il posto di lavoro, fa una scoperta sconcertante sulla sua superiore. Sonny Calvento, talento emergente del cinema filippino, con già un lungometraggio strabiliante alle spalle (The Decaying/Nabubulok, 2017), mescola musical, grottesco e fantascienza in questa satira su aziendalismo e alienazione.
What a Day / Watto a dei
Regia: Horii Ayaka
Japan, 18’
Ricostruzione a ritroso di una bevuta tra amici ai tempi del lockdown. La giovane Horii Ayaka sfrutta un registro comico-surreale per raccontare la nostalgia dei contatti umani. Tramite gli split screen cui ci hanno abituato questi mesi di videocall continue, interseca i ricordi dei tre partecipanti, aggiungendo un pizzico di magia.