Yves Netzhammer, nato nel 1970 a Sciaffusa, ha studiato Visual Design al “Zurich College of Art and Design”. Sin dal 1997 lavora sulla produzione di video, installazioni, animazioni 3D, disegni ed altri oggetti utilizzando il mezzo digitale in maniera evocativa, personale e poetica. L’Opera dell’artista svizzero è infatti il risultato di una ricombinazione di elementi apparentemente in contraddizione tra loro: melodia e cacofonia, vita e morte ci conducono alla scoperta del lato oscuro della nostra esistenza. Attraverso la purezza formale della linea, il corpo acquista un suo linguaggio precipuo. Protagonista delle sue animazioni 3D è infatti quasi sempre un manichino assessuato, una figura che pare figlia di un asettico mondo metafisico, un simulacro umanoide attraverso il quale l’artista cerca di indagare il rapporto e le connessioni che intercorrono tra il mondo umano, il mondo degli oggetti e quello animale e vegetale. Lo scenario dipinto varia da scale microscopiche a dimensioni gigantesche, nell’intento di coinvolgere in profondita` i nostri sensi per creare un personale percorso di movimento. L’artista, nei suoi ambienti, architetta uno spazio in cui dialogano il video, la scultura e il suono attraverso le installazioni di Bernd Schurer. All’interno di questi microcosmi eclettici e poliedrici, percezione e narrazione vengono scomposte e moltiplicate attraverso la proiezione delle creazioni multimediali in labirinti di specchi.
Il personaggio-manichino non riesce quindi a trovare una sua dimensione diegetica, trascinato in accostamenti casuali che fanno progredire l’intreccio in maniera antinarrativa. Gli oggetti e gli sfondi all’interno delle creazioni multimediali vengono ridotti alla loro componente astratta e segnica e si prestano cosi` a diventare degli strumenti che ogni spettatore puo` utilizzare per avviare una personale ricostruzione immaginativa. Netzhammer vuole quindi che le sue opere siano un’esperienza fisica totale, un universo materiale a sé stante che vuole stimolare un nuovo approccio verso il mondo al di fuori esso. L’analisi ha come oggetto i fenomeni naturali non sulla base di un concetto di visione puramente teorico, bensi` intraprendendo uno studio dell’immagine nella sua complessita` di fenomeno reale e concreto posto a contatto con i nostri sensi.
Il paradosso tentato e riuscito dell’artista è quello di creare, attraverso un linguaggio visivo a-temporale e a-spaziale, dei paesaggi mentali che si avvicinano in modo ancora piu` efficace al nostro mondo.
Nell’ambito delle sue mostre personali ha esposto: all’Helmhaus di Zurigo (2003), alla Kunsthalle di Brema (2005), sempre a Zurigo nel Museum Rietberg (2006), al Karlskirche di Kassel (programma di supporto della Documenta 12 del 2007), a San Francisco, SFMOMA (2008), alla biennale di Liverpool (2010), al Kunstmuseum di Berna (2011) al Minsheng Art Museum di Shangai (2012) e nella Galleria K11 sempre a Shangai in Cina (2013). In Italia ha inoltre rappresentato la Svizzera alla Biennale di Venezia (2007) e partecipato a mostre collettive quali: Palazzo Strozzi, “Strozzina”, Firenze, (2008) e “Click or clash” alla Galleria Bianconi a Milano (2012).
PERIPHERIES OF BODIES
2012, 17’10”
Questa animazione digitale fa parte di una trilogia chiamata “Triptychon” iniziata nel 2011 con ”Dialogical Abrasion” e terminata nel 2013 con “Formal conscience”. In quest’opera, presentata per la prima volta nella Galleria Bianconi a Milano nel 2012, l’artista tenta di analizzare le possibili interazioni tra l’uomo ed il suo ambiente. I personaggi-manichino vengono rappresentati come esseri umani che si muovono attraverso stanze in cui differenti livelli di realta` si mischiano e si riorganizzano. Momenti poetici di contemplazione sono combinati con incubi e scenari di solitudine, in cui ogni tentativo di comunicare/incontrarsi con altri individui è reso impossible.
L’intento dell’artista è anche quello di catapultare lo spettatore simultaneamente in spazi e mondi pittorici in cui la logica interna associativa di questi ultimi si scontra con gli schemi della narrazione convenzionale. Il video è collegato all’installazione di sagome di oggetti, visti come icone del nostro vivere, forme conosciute che rappresentano la vita dell’individuo e la vita in comunita`.
ADDRESSES OF IMPOSSIBLE PLACES
(Adressen unmöglicher Orte)
2009, 22’12”
Installazione sonora/Sound installation: Bernd Schurer
Presentato per la prima volta alla Kusnthalle di Winterthur, si tratta anche in questo caso di un video animato che fa da cuore all’intera Opera, con le sculture e le installazioni che sviluppano aspetti del video e li ricontestualizzano. Esse infatti diventano uno strumento capace di impegnarsi in un dialogo diretto con gli esseri umani, oppure si trasformano in rappresentazioni materiali di desideri umani, paure e desideri. L’oggetto artistico dunque esce dall’opera per creare un ambiente surreale, in cui uno spazio quotidiano deformato sconcerta lo spettatore.
Cosi` come i corpi dei personaggi del video vengono continuamente deturpati e smontati come pupazzi, anche il mobilio della stanza subisce una forza che compromette il suo stato iniziale. Netzhammer si confronta ancora una volta con i temi fondamentali della nostra esistenza umana, mettendo l’accento sui lati cruenti e talvolta anche perversi e costrittivi che influenzano il nostro rapporto con il mondo circostante.