Spettacolo finale della serata di chiusura
Musicafoscari è un progetto del prof. Daniele Goldoni iniziato nel 2010 e continuato sia nella forma dei laboratori, sia di Festival (JazzFest), sia rassegne. Sono stati fatti laboratori e concerti con musicisti della scena internazionale.
Parte essenziale del progetto è un laboratorio permanente rivolto anzitutto a studenti di tutti i curricula, ma anche neolaureati o dottorandi con lo scopo anche di mantenere il senso di appartenenza all’università. Lo scopo del laboratorio è invitare i partecipanti all’uso degli strumenti e/o della voce dei materiali musicali sentiti più propri, di praticare questo uso con l’apprendimento e l’esercizio della libera improvvisazione collettiva, appropriandosi di questi mezzi quasi come si fa con il linguaggio e con la conversazione. Con questo ‘gioco linguistico’ musicale, si crea qualcosa che nessuno da solo potrebbe fare. Questo diventa esempio di una esperienza comunitaria – estetica ed etica – possibile nella nostra università.
L’esperienza dell’improvvisazione, come pratica consapevole e disciplinata, è oggi molto studiata non solo nella musica e nelle altre arti: recenti pubblicazioni mostrano l’interesse della riflessione a tutto campo, dalla psicologia alla didattica al management su questa pratica (cfr. p. es. G. Lewis and B. Piekut (eds.) The Oxford Handbook of Critical Improvisation Studies, voll. 1, 2, Oxford: Oxford University Press, 2016; A. Bertinetto, M. Ruta (eds), The Routledge Handbook of Philosophy and Improvisation in the Arts, New York: Routledge 2022, presentato presso il Conservatorio B. Marcello il 6.12.2022)
Per arricchire le conoscenze delle pratiche e dei linguaggi, in collegamento con il laboratorio, e per restituire a Venezia l’ospitalità dell’università, si precede di organizzare seminari e concerti pubblici gratuiti con maestri della improvvisazione e della composizione contemporanee, in collaborazione anche con altre istituzioni.
Per arricchire le conoscenze delle pratiche e dei linguaggi, in collegamento con il laboratorio: collaborazione con i conservatori di Venezia e di Roma: attualmente è attivata una convenzione fra Ca’ Foscari e il conservatorio “Santa Cecilia” di Roma che ha già prodotto un evento in comune nella primavera 2022. La collaborazione e partecipazione al progetto di Santa Cecilia è già prevista dalla Convenzione stipulata con Ca’ Foscari (allegata alla domanda).
Sono previste possibili performances in comune con il Coro e l’Orchestra di Ca’ Foscari, come già avvenuto nel 2022 con il concerto “La terra vista dal cielo” (13 novembre 2022) e il 15 dicembre 2018 (“La Voce”) e 14 dicembre 2019 (“Contemplazioni, Proverbio, Insegnamento”)
Nel progetto la musica è incontrata non solo come arte autonoma, ma anche come campo di riflessione estetica transdisciplinare, come è avvenuto esplicitamente nel novembre 2015 con “Languages”, nel dicembre 2018 con il tema della “voce” nella sua relazione con il corpo (con la partecipazione di Giorgio Agamben), nel dicembre 2019 con una interpretazione teorica (con il prof. Nico Stringa) e musicale (con Massimo Menotti e Daniele Goldoni al pianoforte) del libro di (sole) immagini di Arturo Martini Contemplazioni (1918)
È contemplato l’eventuale coinvolgimento degli studenti universitari nella sperimentazione dell’improvvisazione in altri campi disciplinari (teatrale, cinematografico, visivo…). È prevista la registrazione dei concerti e la sua riproduzione in alta qualità, per l’ascolto e la comunicazione interna ed esterna (p. es. come in passato a Rai 3 “Battiti”). Attraverso la comunicazione interna ed esterna di concerti, pubbliche lezioni ed esibizioni del Musicafoscari Ensemble in occasioni istituzionali, si proietta nella società una immagine di Ca’ Foscari come luogo di partecipazione democratica, cooperazione e impegno culturale e sociale.
Per il Ca’ Foscari Short Film Festival Musicafoscari crea dal vivo gli effetti sonori del film
Una settimana
Diretto da Buster Keaton e Edward F. Cline, 1920
Una giovane coppia convola a nozze e riceve in dono un curioso regalo: una casa prefabbricata che dovranno loro stessi assemblare, seguendo delle istruzioni che dimostrano come unire opportunamente varie componenti numerate. Queste sono le premesse di “Una settimana” (1920), cortometraggio diretto da Buster Keaton, che interpreta anche il protagonista maschile, e Eddie Cline. Le sorti dei due sposini si complicano quando un giovane innamorato della sposa, interpretata da Sybil Seely, decide di sabotare la costruzione della casa modificando i numeri impressi sulle casse che contengono i pezzi che i due devono montare. Il risultato è un’abitazione deformata in maniera rocambolesca, sulla quale si abbatte dapprima una tempesta di vento, poi piogge torrenziali e che, sul finale, deve essere spostata in un altro lotto di terra.
In pochi minuti si susseguono incessantemente scene esilaranti e surreali, in un climax frenetico che culmina nella memorabile scena finale. Nonostante si tratti di una delle prime prove da regista di Keaton, in “Una settimana” è possibile già notare gli elementi che diventeranno centrali nella sua produzione e che lo faranno passare alla storia come uno dei più grandi esponenti del cinema muto hollywoodiano: l’ambientazione in un mondo al contrario, in cui ciò che è semplice diventa complesso, ciò che è sbagliato diventa giusto, la critica alla società americana ma, soprattutto, una sagace ironia.